Su Facebook “Ho un amico eterosessuale e lo sostengo”
Articolo tratto da Equipo Disidencia Sexual (Spagna), 31 di luglio 2008, liberamente tradotto da Dino
Il titolo di questo articolo non è un errore, nemmeno una svista o una dimostrazione di ignoranza.
E’ invece il titolo dell’esperimento virtuale di un gruppo in spagnolo di Facebook che, in poco più di due mesi, conta oltre 3500 membri, centinaia di post, decine di articoli, video e foto.
Come spiega Felipe Rivas, creatore dello spazio, “il nome del gruppo è una citazione ironica della frase ‘Ho un amico gay e lo sostengo’ (in originale “Tengo un amigo heterosexual y lo apoyo“) è detta abitualmente dagli eterosessuali che vogliono apparire socialmente progressisti e tolleranti nei confronti del problema della discriminazione sessuale.
.
Il gruppo ha inserito fin dal principio delle fotografie artefatte (ad esempio una supposta “campagna di stelle di Hollywood a favore del matrimonio etero”); notizie fittizie (come una “protesta di gruppi eterosessuali” per la chiusura della discoteca eterosessuale KMASU’), una “Intervista a un eterosessuale” o video come quello in cui un giovane “confessa” ai suoi genitori gay (due uomini) di essere eterosessuale.
Grazie all’inserimento quotidiano di nuovi membri, il gruppo acquista sempre più popolarità (conta già 3500 membri, di tutto il mondo). Essi partecipano interattivamente, seguendo il gioco dell’ironia, e questo risulta molto divertente.
Questa partecipazione è promossa dal format dei gruppi di Facebook, e si rende evidente nella grande quantità di “post” (messaggi) nella sezione di “Muro” (spazio in cui le persone mettono i loro messaggi, simile ad un forum di Internet).
Inoltre i membri pubblicano in rete fotografie, video tratti da Youtube e articoli. Hanno anche creato nuovi argomenti di discussione nel forum, del tipo “Eterosessuali si nasce o si diventa?“, “Consigli per dire ai tuoi genitori che sei eterosessuale” o ancora “La nostra società è pronta per il matrimonio eterosessuale?“.
In questo senso, attraverso questo gruppo, afferma Rivas, “gli utilizzatori hanno messo in luce coscientemente o inconsciamente i presupposti ideologici che sono alla base dei ragionamenti tradizionali sulla sessualità”.
Uno di questi principi culturali che si rendono evidenti è che l’eterosessualità tradizionalmente è ritenuta “l’uno”, normale e naturale, mentre i non eterosessuali (gays, lesbiche, trans) sono “l’altro”, anormale e innaturale.
Un altro degli elementi messi in evidenza è il classico coming-out che si trasforma in una metafora messa in relazione solamente con la persona gay.
Questa situazione -storicamente contemporanea-, fa dell’omosessualità un’esperienza nella quale costantemente si corre il rischio di essere “scoperti”, nella quale “c’è qualcosa da nascondere” o qualcosa che “deve esser detto”, questione rafforzata da concetti retorici come quello della “confessione”, del “privato” e del “pubblico”.
Nel gruppo di Facebook si è ottenuto di denunciare questo meccanismo oppressivo, per mezzo del massivo “coming-out etero”.
Frasi come “Sì, lo riconosco. Sono eterosessuale, e allora?” o “Sono eterosessuale e ho bisogno di sostegno”, sono diventate ricorrenti nel “Muro” del gruppo.
Domande apparentemente neutrali come “Gli omosessuali nascono così o lo diventano?”, nascondono le contraddizioni del sapere scientifico.
Chiaramente l’eterosessualità non è mai stata investigata per cercare la sua origine, anche se seguendo la medesima logica medica che la definisce come un orientamento sessuale così come l’omosessualità, ipoteticamente potremmo trovare la sua origine.
Questa caratterizzazione patologica dell’omosessualità è messa in evidenza nel gruppo di Facebook, attraverso una “Intervista a un eterosessuale” o alla domanda “L’eterosessuale nasce così o lo diventa?” che ha dato inizio ad un interessante dibattito che oltre a far ridere riesce a mettere in discussione l’eterosessualità.
Frasi del tipo “Ho un amico gay e lo sostengo” sono un esempio messo in evidenza nel gruppo Facebook di come l’eterosessualità abbia la pretesa di essere tollerante e integrazionista con i finocchi e le lesbicacce.
Questa affermazione, applicata all’omosessuale, rafforza il sistema eteronormativo. Si tratta di trasformare in “naturali” delle situazioni di diseguaglianza che in realtà sono storicamente contingenti.
“Ho scoperto mia sorella a letto con un ragazzo. All’inizio è stato un colpo tremendo, ma poi ne abbiamo parlato, abbiamo pianto e le ho detto che non mi importava, dato che era mia sorella e le volevo bene”, sono esempi di interventi nel gruppo, che senza necessità di complesse riflessioni teoriche, dimostrano un’intuizione che funziona come terapia di autocoscienza virtuale.
Per accedere al gruppo è necessario avere un account in Facebook, e scrivere il nome del gruppo “tengo un amigo heterosexual y lo apoyo” nel browser di Facebook.
Le persone accedono e si associano al gruppo soprattutto tramite inviti che vengono fatti dai loro “amici” (contatti virtuali) che sono già iscritti, o per l’informazione che compare nel loro account, grazie alla quale vengono a conoscenza di ciò che i loro “amici” fanno in Facebook.