In Uganda il governo impedisce il Pride per il secondo anno consecutivo
Articolo di Samuel Okiror pubblicato sul sito del quotidiano The Guardian (Gran Bretagna) il 21 agosto 2017, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
Gli attivisti LGBT riprovano fortemente la decisione del governo ugandese di cancellare una settimana di celebrazioni per il Pride per il secondo anno consecutivo e descrivono tale decisione come una violazione dei diritti umani delle minoranze.
Il 16 agosto scorso il ministro ugandese per l’etica e l’integrità, Simon Lokodo, ha impedito si tenesse un galà allo Sheraton Hotel, nella capitale Kampala, con il pretesto che gli organizzatori volessero tenere un incontro clandestino per esibire e promuovere l’omosessualità, oltre che per reclutare nuovi omosessuali. La polizia è intervenuta allo Sheraton e negli altri luoghi dove erano previsti eventi legati al Pride e ha arrestato tutti i partecipanti: “È vero, ho ordinato alla polizia di fermare e impedire tutti gli eventi legati al Gay Pride. In Uganda non è permessa nessuna riunione gay e nessuna pubblicità. Non possiamo assolutamente tollerarlo. Sappiamo che c’è chi sta cercando di reclutare omosessuali e promuovere segretamente l’omosessualità, ma è ancora peggio tentare di farlo pubblicamente. Questo è del tutto inaccettabile. Non accadrà mai in Uganda” ha detto il ministro Lokodo, aggiungendo che era stata organizzata una marcia attraverso la capitale, un seminario e una festa all’hotel: il tutto avrebbe dovuto fare parte di una settimana di celebrazioni: “Ora vogliono andare per strada e parlare degli uomini che fanno sesso con altri uomini e vogliono farlo pubblicamente. Non posso permetterglielo. La prossima volta che lo faranno, assaggeranno tutta l’ira della legge”.
L’omosessualità è illegale in Uganda a causa delle leggi ereditate dall’epoca coloniale: è punibile con il carcere ma nel 2014 si erano nutrite molte speranze quando una proposta di legge, che avrebbe reso alcuni atti omosessuali passibili della pena di morte, è stata dichiarata incostituzionale. Nel 2015, infatti, la polizia ha rilasciato il permesso per le celebrazioni del Pride.
“Siamo veramente scioccati dal comportamento del ministro. Questo giro di vite del governo è un crimine contro la nostra libertà di riunione e associazione. È un diritto garantitoci dalla Costituzione ugandese. È una situazione triste, difficile. Tutto a causa delle posizioni conservatrici dei nostri politici… Il Pride è la celebrazione della nostra identità e serve a dare coraggio e speranza alle persone che vivono sole e isolate in luoghi ostili, perché sappiano che non sono sole. Ma non ci faremo intimidire. La lotta continua” dice Frank Mugisha, direttore esecutivo di Sexual Minorities Uganda (Minoranze Sessuali in Uganda, SMUG), un network di organizzazioni LGBTI.
Lo scorso anno la polizia ha fatto irruzione a un festival legato al Pride, a Kampala, eseguendo quindici arresti: “Che gli attivisti e le attiviste si siano sentiti obbligati a cancellare il Pride per tutelare la loro sicurezza è una chiara prova che in Uganda si stanno restringendo gli spazi per la libera riunione e la libera espressione. Come abbiamo potuto osservare durante le ultime elezioni, il governo sta diventando sempre più intollerante nei confronti delle opinioni diverse dalle sue. Il movimento LGBTI ugandese ha fatto enormi passi avanti nel campo dei diritti e rimane una realtà robusta, che le minacce di Lokodo non faranno arretrare. Durante il suo mandato il ministro ha sempre trascurato di combattere la corruzione e ha sempre coltivato la sua assurda ossessione per la vita privata degli altri” dice Maria Burnett, direttrice della divisione africana di Human Rights Watch.
Nicholas Opiyo, direttore esecutivo di Chapter Four Uganda (Paragrafo Quattro Uganda), un’associazione che protegge le libertà civili e promuove i diritti umani, afferma: “Le azioni delle forze di sicurezza ugandesi miranti a minacciare e intimidire i proprietari dei locali affittati per i vari eventi costituiscono un vile affronto al diritto della comunità LGBT di organizzarsi e di celebrare la propria identità; costituisce inoltre un forte avvertimento che, nonostante la proposta di legge contro l’omosessualità del 2014 sia stata respinta, la comunità LGBT deve ancora guardarsi alle spalle dal governo e dalle comunità locali. Molti atti di violenza non vengono nemmeno segnalati”.
In Uganda gay e lesbiche, infatti, subiscono frequentemente violenze e minacce. Molte di queste persone vivono la loro omosessualità nel segreto e hanno paura di rivelarsi a causa dello stigma e dell’ostilità da parte delle famiglie e degli amici; temono inoltre di perdere il lavoro e la casa.
Le ambasciate statunitense e svedese a Kampala hanno espresso il loro dissenso alla cancellazione del Pride. L’ambasciata statunitense ha dichiarato: “Gli Stati Uniti sono delusi dal fatto che il governo ugandese abbia costretto a cancellare il Pride LGBTI e tutti gli eventi collegati. La Costituzione ugandese prevede che ogni individuo e organizzazione abbia il diritto di riunirsi liberamente, sia in privato che in pubblico, senza paura. È responsabilità del governo assicurare che i diritti umani di tutti i cittadini, inclusi i cittadini LGBTI, vengano rispettati e protetti”.
Emilian Kayima, portavoce della polizia, ha riferito che gli organizzatori non hanno richiesto il permesso per il Pride, affermazione contestata da SMUG. Il portavoce ha però aggiunto: “Anche se l’avessero fatto, essere gay è un crimine in Uganda. Come potremmo permettere e proteggere una manifestazione che in realtà è un crimine? Le nostre leggi sono nero su bianco. Se compi atti omosessuali, finisci in tribunale. Non possiamo permettere queste attività”.
La cancellazione del Pride è avvenuta in coincidenza con l’annuncio della chiusura dell’unico locale di Kampala che ospitava serate gay. Il locale, chiamato Walifanya, una parola swahili che vuol dire più o meno “Ce l’abbiamo fatta”, era situato nel centro affaristico di Kampala: “Il locale è stato chiuso dal proprietario. Non sappiamo con precisione il motivo, [ma] non è stato chiuso dallo Stato” dice Frank Mugisha.
Testo originale: ‘No gay promotion can be allowed’: Uganda cancels pride events