Un padre riflette su come “un figlio gay arricchisca la vita”
Lettera inviata a Natalia Aspesi* e pubblicata su Il Venerdì di Repubblica il 17 Ottobre 2008
Quando io e Anna ci siamo accorti che stava arrivando Francesco, eravamo un po’ attempati e non aspettavamo più un figlio. Per me la sua venuta è stata una potente spinta vitale. Sono stato un gran depresso e quando lui si è presentato alla vita mi sono detto che non potevo fare brutta figura con lui, sono andato in analisi per farmi aiutare. Ognuno di noi ha delle aspettative, fa delle fantasie, si crea un’immagine sulle altre persone. Quando tre anni fa Francesco mi ha comunicato di essere gay mi sono detto: ma che bella occasione!
Finalmente posso ricambiare tutto quello che mi ha dato sin da piccolo. Voglio fare qualche osservazione sulla gerarchia della Chiesa cattolica e del Vaticano rispetto alla questione gay, altrimenti passa ancora qualche secolo prima che essa si ravveda e chieda scusa come è successo per Galileo. L’atteggiamento che caratterizza un cristiano nei confronti delle persone non è un’identità, ma la pratica dell’amore. Un atteggiamento di comprensione e compassione.
La gerarchia della Chiesa si sta trastullando con vari concetti, assolutismo, relativismo, laicismo ecc. A me sembra che sia tornata fondamentalmente al concetto del Vecchio Testamento di puro e impuro. L’altra questione che poco viene messa in rilievo è che l’Organizzazione mondiale della sanità da anni ha affermato che l’omosessualità non è una malattia. Come ai tempi di Galileo, l’ortodossia o meglio la gerarchia ritiene di avere il monopolio della verità assoluta contro la scienza.
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La riposta …
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La ringrazio per avermi fatto partecipe della lettera che lei ha dato a suo figlio e mi permetto di riportarne una frase: «Quando mi hai comunicato di essere gay non hai fatto che rendermi consapevole di una parte di te che non è altro che un aspetto, un arricchimento del tuo vissuto e della tua esperienza. Vedrai che non è l’ultima scoperta che farai dite: ne farai molte altre anche in età avanzata, io ne ho fatte su di me anche di recente: se non avessi avuto la testa un po’ dura me ne sarei accorto prima e avrei vissuto un po’ meglio».
L’amore di cui lei parla, quello per il prossimo, non è la principale preoccupazione della gerarchia cattolica, che mi pare sempre più interessata a esercitare un potere più temporale che spirituale sulla politica e sulla società.
Natalia Aspesi
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* La giornalista Natalia Aspesi conduce da anni, su Il Venerdì di Repubblica, la rubrica ‘Questioni di cuore”.