“Una pastorale per i gay”. Il vescovo Zuppi chiede una svolta per i cattolici omosessuali
Articolo di Micol Lavinia Lundari pubblicato su La Repubblica, edizione locale di Bologna il 19 ottobre 2018, pag.IX
«La Chiesa parla con tutti e vuole arrivare a tutti, nessuno è escluso». Dal Sinodo dei vescovi dedicato ai giovani e in corso in Vaticano monsignor Matteo Zuppi ribadisce la centralità «della comunione, vera identità della Chiesa», tendendo una mano alla comunità cattolica omosessuale, nei confronti della quale «serve una pastorale», non l’ideologia.
Con la comunità gay che prosegue nel cammino della fede occorrono quindi dialogo, confronto, ascolto, non alzare muri e trincee, perché quando la questione «diventa ideologica tutto diviene più complesso», avverte Zuppi.
«La pastorale non è mai qualcosa di univoco — insiste il vescovo, che ha recentemente firmato la prefazione al libro del gesuita James Martin “Un ponte da costruire”, che verte proprio sulla conoscenza fra il mondo gay e la Chiesa —. Credo che sia un problema importante che riguarda tante persone. Nella diocesi di Bologna c’è un problema che si sta ponendo, e nemmeno da adesso, visto che il gruppo di omosessuali cattolici ha più di trent’anni».
Un gruppo, quello di “In cammino” che si è sempre sentito escluso, ai margini della vita religiosa cittadina, e che solo con l’arrivo di Zuppi ha iniziato a uscire allo scoperto, avvertendo da parte della nuova guida della Curia bolognese una possibilità di ascolto e di comprensione.
Affrontare «situazioni diversissime», questo sono chiamati a fare i vescovi al Sinodo. E la chiave è la comunione, «fondamentale perché può permettere alla Chiesa di rispondere alle tante domande a cui deve far fronte. La Chiesa parla con tutti: questo è l’atteggiamento suggerito da Papa Francesco», che Zuppi cerca da sempre di fare proprio.
«Se noi sogniamo i giovani sognano», insiste il vescovo citando il Pontefice. «Il problema dei giovani riguarda tutta la Chiesa, è importante per capire quale Chiesa vogliamo essere. Se saremo in grado di sognare e di guardare con convinzione al futuro anche per i giovani si apriranno prospettive e la Chiesa non sarà qualcosa di distante e incomprensibile ma qualcosa di cui i giovani possono essere protagonisti». Compresi coloro che finora si sono sentiti invisibili, ai margini.