Alcuni consigli per chi vive il coming out di una persona cara
Articolo di Clémence Levasseur pubblicato sul sito Marie France (Francia) il 28 maggio 2018, liberamente tradotto da Daniela Allegranza
Come si può accompagnare una persona cara o un figlio che rivela la propria omosessualità? Ci vogliono un po’ di tolleranza e apertura, e tanto amore
“Ecco… sono omosessuale.” Un vostro amico, vostro fratello o vostra figlia vi hanno appena rivelato di essere attratti dalle persone del loro stesso sesso? Se non ve lo aspettavate, la prima reazione è la sorpresa, subito seguita da una certa dose di preoccupazione, soprattutto se si tratta di vostro/a figlio/a.
Per alcuni, per motivi di sensibilità culturale, la notizia è difficile da mandar giù, e la reazione è violenta. “Mio marito Stéphane è rimasto senza voce” ricorda Marie, 48 anni. La loro primogenita, Clara, ha rivelato la sua omosessualità la scorsa estate. Il padre non era in grado di parlare a causa dello choc.
Una volta rimasti a tu per tu, mi ha confessato che per lui era inaccettabile che la sua bambina fosse lesbica, un maschiaccio. La scoperta che sua figlia di 16 anni era sessualmente attiva e che, inoltre, era attratta dalle donne, era impossibile da sopportare. Il motivo? Nella società attuale, la presunzione di eterosessualità la spunta ancora: nella nostra mente, le persone che frequentiamo sono eterosessuali per norma. Alcuni cadono dalle nuvole e non reagiscono come previsto. Bartholomé Girard, presidente dell’associazione SOS Homophobie, sostiene: “Non bisogna vergognarsi. Spesso il timore o l’ignoranza nei confronti degli omosessuali sono la causa di queste reazioni. Il fatto è che si parla ancora troppo poco di omosessualità a scuola, in famiglia e nei media”. Essere omosessuale significa ancora essere fuori dalla norma.
Esprimete le vostre emozioni e instaurate un dialogo
Il coming out di una persona cara vi scombussola? Non negate i sentimenti che provate: “È importante accettarli e cercare di decifrarli, piuttosto che fingere e dare l’illusione di una pseudo-accettazione”, dice Isabelle Lacheref, psicologa e autrice di Bien réagir au coming out d’un proche (Reagire bene al coming out di una persona cara, edizioni Jouvence); “Siamo sinceri, nessun padre e nessuna madre immaginano con piacere che il figlio o la figlia un giorno possa rivelare di essere omosessuale”.
In effetti, è proprio per i genitori che la notizia può essere particolarmente dolorosa: si trovano a soffrire per la perdita del figlio idealizzato che avevano immaginato, e per il quale avevano costruito uno scenario di vita. Alcuni hanno bisogno di tempo per elaborare la notizia: mesi, a volte anni. “
Le diverse possibili reazioni al coming out sono numerose quanto lo sono le personalità” afferma Isabelle Lacheref, e continua: “L’importante è non distruggere la dinamica di fiducia che si instaura in quel momento tra voi e la persona a voi cara”. Perché questo avvenga nel migliore dei modi, è necessario esprimere i dubbi e le preoccupazioni in un dialogo costruttivo. Le uniche regole sono: non giudicate, non dite parole che possono ferire e dimenticatevi quelle troppo definitive, come “Non voglio conoscere il tuo ragazzo”.
Ricordate che rivelare di essere omosessuali è un atto coraggioso e necessario, un percorso di verità e onestà; infatti, nascondere un’intera parte della vita ai propri cari impedisce di essere se stessi e di avere delle relazioni sincere: “Il coming out è spesso motivato dalla voglia di smettere di vivere nascosti, di essere più sereni dopo anni di vita clandestina” precisa Lacheref, aggiungendo: “A volte l’elemento scatenante è l’incontro con un compagno o una compagna, e la conseguente decisione di impegnarsi in una vita di coppia”.
State tranquilli e combattete gli stereotipi
“Quando mia figlia mi ha detto di essere omosessuale, ho avuto paura per lei. Temevo che si sarebbe fatta maltrattare a scuola, che l’avrebbero presa in giro” racconta Maria, e continua: “Mi ha giustamente risposto che correva lo stesso pericolo di qualsiasi altra adolescente al liceo”. Spesso, come nel caso di Maria, i genitori temono il giudizio e l’ostilità degli altri. Sono anche spaventati dal mondo degli omosessuali, con l’immagine stereotipata veicolata dalle tante idee preconcette che ancora esistono.
“La rappresentazione sociale e culturale dell’omosessualità rimanda a immagini caricaturali di uomini effemminati o di donne lesbiche dall’aspetto di un maschiaccio” spiega Sylvie de Lannoy, presidentessa dell’associazione Contact Paris, che aiuta le persone omosessuali e bisessuali a comunicare con i loro genitori e le persone a loro care. De Lannoy aggiunge che queste immagini non sono altro che cliché.
Un altro timore è quello dell’AIDS, malattia ancora sistematicamente associata all’omosessualità, soprattutto a quella maschile. Secondo de Lannoy questa paura è infondata, visto che gli eterosessuali sono esposti al virus tanto quanto gli omosessuali, e che tutti dovrebbero proteggersi.
Dimostrate il vostro sostegno e sdrammatizzate
Se il coming out vi sconvolge, ricordatevi che l’annuncio è sempre fonte di grande apprensione per la persona che lo fa. Scegliere di dire la verità è spesso frutto di una decisione ben ponderata, a volte maturata sull’arco di anni.
“Bisogna sdrammatizzare e rassicurare immediatamente la persona che fa coming out, dicendole che questo non cambierà il vostro rapporto familiare o di amicizia” consiglia Frédéric Gal, direttore generale di Refuge, un’associazione che aiuta i giovani vittime di omofobia.
Sylvie de Lannoy conferma: “È importante confortare subito la persona con parole semplici come Ti voglio bene così come sei, Ti vorrò sempre bene oppure Sarai sempre mio figlio, o il mio migliore amico”. Anche lei mamma, de Lannoy ha iniziato a impegnarsi nell’associazione dopo il coming out di suo figlio 16enne: “Rivelare la propria omosessualità è un’enorme dimostrazione di fiducia. Quando la sorpresa passa, e la notizia viene digerita, i rapporti ne escono rafforzati, e la complicità diventa più forte”.
In effetti, per la persona che fa coming out, l’affetto e il sostegno delle persone care sono assolutamente indispensabili. Bartholomé Girard dice: “Senza genitori o amici presenti nella vita di tutti i giorni, come si fa a trovare la forza per affrontare le discriminazioni e gli attacchi quotidiani di cui una persona omosessuale può, ancora oggi, essere vittima? Fare coming out è, in un certo senso, un modo per chiedere di essere amati. È uno dei segni di fiducia e stima più forti che una persona gay o lesbica possa manifestare nei confronti di un’altra persona”.
Alcuni parenti, soprattutto i genitori, si sentono responsabili dell’omosessualità di un figlio. Si rimproverano di averlo cresciuto in modo troppo severo, di averlo coccolato troppo o, al contrario, di non essersi occupati abbastanza di lui…
Non sentitevi in colpa
“Il senso di colpa può manifestarsi sotto forma di aggressività nei confronti del figlio, che non ha saputo rispondere alle nostre aspettative, nei confronti di noi stessi o del nostro congiunto” dice Sylvie de Lannoy: “Questa situazione, difficile da vivere, spesso porta a uno stato di depressione che, a sua volta, può far sentire in colpa il figlio, per via della sofferenza dei genitori. Beh, questo senso di colpa da parte dei genitori è infondato: non c’è niente che permetta di dire che loro sono i responsabili della situazione”.
Per coloro che ricevono l’annuncio, l’immagine della persona che fa coming out può cambiare, o addirittura uscire sconvolta. Eppure, di fatto la persona non cambia. La sua personalità rimane quella che abbiamo sempre conosciuto, con le sue qualità e i suoi difetti.
Non cambiate il vostro atteggiamento verso la persona
Alcuni genitori potrebbero voler cambiare i loro figli o “guarirli”, anche se l’omosessualità non è una malattia. Sylvie de Lennoy avverte: “Se cerchiamo di obbligare nostro figlio a cambiare, rischia di respingerci o di vivere infelice per farci piacere. Al contrario, è indispensabile rispettare il suo modo di vivere, cercare di capirlo e aiutarlo a vivere così com’è, circondandolo con tutto il nostro amore”.
Questo percorso è più o meno facile, a volte richiede tempo: “Tutti i genitori che hanno vissuto questa situazione pensano davvero che solo questo tipo di percorso, basato sull’ascolto, sul dialogo e sull’assenza di giudizio, possa essere costruttivo” aggiunge la presidente di Contact Paris. Isabelle Lacheref ricorda: “La persona omosessuale non ha scelto di esserlo, ma è verosimile che lo rimanga per tutta la vita. Con il giusto sostegno, potrà vivere felice come chiunque altro”. Adottare il giusto comportamento e sostenerla è un modo di aiutarla a raggiungere questa felicità. È compito vostro.
Testo originale: COMMENT REAGIR AU COMING OUT D’UN PROCHE