Viaggio in Iran, dove basta essere gay per essere impiccati
Articolo di Fabio Scuto tratto da Repubblica del 7 Dicembre 2007
L’esecuzione di Makwan riporta l’attenzione alle violazioni dei diritti umani in Iran, paese dove secondo il presidente Mahmoud Ahmadinenejad i gay non esistono ma dove la sodomia è una delle tante accuse che portano dritto alla forca in base alla sharia che non risparmia l’omosessualità.
Nel diritto iraniano il termine omosessualità si presta a molte ambiguità, intanto per la mancata distinzione fra reato e peccato (in senso religioso) e poi perché non c’è nessuna discriminante fra violenza carnale e atti consensuali.
È salito sul patibolo, mercoledì mattina presto,nel cortile del carcere di Kermanshah, nell’ovest dell’iran. Per un’esecuzione frettolosa, senza testimoni, e stando a quanto scrive il quotidiano iraniano Etemad Melli la famiglia del giustiziato è stata avvertita solo un’ora dopo perché provvedesse a mandare rapidamente qualcuno a prelevare il corpo.
Il ragazzo salito sul patibolo si chiamava Makwan Muludzadeh, aveva vent’anni e da un anno era dietro le sbarre di Kermanshah con l’accusa di essere gay e di aver avuto rapporti sessuali con altri tre ragazzini quando aveva 13 anni. A salvarlo non sono
bastati il ritiro delle denunce delle – presunte – parti lese, la sospensione della pena decretata dal capo della magistratura,la mobilitazione internazionale.
Makwan era stato arrestato lo scorso anno, e quindi sei anni dopo i reati contestati. Al momento dell’arresto nella cittadina di Paveh era stato umiliato e pubblicamente deriso, la polizia dopo averlo ammanettato l’aveva messo a cavalcioni di un asino e l’aveva fatto sfilare per le stradine del centro prima di portarlo al commissariato.
«Il mio assistito – dice ancora una volta il suo avvocato Said Eqbali – aveva denunciato nel corso del processo che la sua confessione gli era stata estorta con la violenza».
L’esecuzione di Makwan riporta l’attenzione alle violazioni dei diritti umani in Iran, paese dove secondo il presidente Mahmoud Ahmadinenejad i gay non esistono ma dove la sodomia è una delle tante accuse che portano dritto alla forca in base alla sharia che non risparmia l’omosessualità.
Proprio la sodomia e altri, non precisati meglio, atti “contro la morale” sono stati alla base delle accuse che hanno portato la scorsa estate alla morte 23 uomini in tre esecuzioni di gruppo.
Nel diritto iraniano il termine omosessualità si presta a molte ambiguità, intanto per la mancata distinzione fra reato e peccato (in senso religioso) e poi perché non c’è nessuna discriminante fra tra violenza carnale e atti consensuali.
Diverse organizzazioni internazionali per i diritti umani, come Human Rights Watch che ha reso noto il caso di Makwan, denunciano le esecuzioni di giovani condannati soltanto perché gay. La condanna a morte in Iran è applicata anche nei confronti dei minorenni, o di persone che erano minorenni all’epoca dei reati contestati. Questo è stato il caso di Makwan.
Nei giorni scorsi per salvare la vita al giovane condannato in Italia si era mobilitata anche l’organizzazione Gruppo Everyone ma tutto è stato inutile. Lo scorso 15 novembre l’ayatollah conservatore, ma moderato, Mahmud Hashemi Shahrudi che guida l’apparato giudiziario in Iran aveva sospeso l’esecuzione di Makwan chiedendo un nuovo giudizio in tribunale.
Ma l’impiccagione è avvenuta comunque, in modo chiaramente affrettato, L’esecuzione doveva aver luogo nel Parco Shaid Kazemi di Paveh, dove il giovane avrebbe commesso i reati contestati, è avvenuta invece nel cortile del carcere di Kermanshah.
«Mi avevano assicurato», ha denunciato ieri l’avvocato Said Eqbali, che non ha potuto assistere all’esecuzione, «che il riesame del caso avrebbe richiesto due mesi, invece dopo nemmeno un mese la condanna è stata eseguita».
Cresce il sospetto che qualcuno abbia voluto vanificare l’interento dell’ayalollah Shahrudi, che in altri casi aveva sospeso le esecuzioni di altri condannati minorenni. Sembra possibile pensare che anche il campo giudiziario sia diventato terreno di scontro fra le diverse anime del regime islamico.