Visti da Lei. Gay e lesbiche in giro per il mondo
Riflessioni di Angela Siciliano da fuggicalipso.net
Negli ultimi anni ci siamo abituati, in molte città italiane ed europee, a vedere le parate gay almeno una volta l’anno.
E a prescindere dalle reazioni emotive degli altri cittadini, che a volte sono di allegria a volte di fastidio, bene o male ormai si svolgono pacificamente, con la musica a tutto volume, qualche striscione a grandi lettere, costumi e danze.
Almeno cosí accade a Copenaghen (anche se pochi anni fa durante la sfilata in un quartiere – che una volta era operaio e ora è a maggioranza immigrati – un gruppo di ragazzini di origine diversa da quella etnica lanciò una serie di pietre contro i carri, ferendo i ballerini. Le pietre furono lanciate insieme a ingiurie volgari e denigranti).
In genere, dunque, ormai tutte le città, volenti o nolenti, si stanno rassegnando alle parate gay che se da una parte esagerano in carne in esposizione e pose direi fantascientifiche, dall’altra mettono anche allegria e spruzzano un po’ di diversità sulla monotona atmosfera cittadina.
Non tutti gli omosessuali vanno alle parate, sia chiaro, é una piccola percentuale di gay che o ritiene un dovere politico parteciparvi o lo ritiene un modo divertente di esprimersi.
Un’altra percentuale di gay magari si ferma a guardarli e saluta i conoscenti, qualcuno non ha proprio tempo o evita la folla per principio, ma certo i sentimenti verso le parate sono vari anche all’interno dello stesso mondo omosessuale.
E il potersi permettere riflessioni su quanto sia utile o meno sbattere in faccia alla macellaia e al fruttivendolo un paio di chiappe imbellettate per poterli convincere che abbiamo il diritto si esistere é già una grande libertà. Di pensiero e di espressione, appunto.
Ma ci sono luoghi in cui é ancora reato essere omosessuali e le parate gay sono simbolo di disordine civile oltre che morale; finiscono con la polizia che attacca i manifestanti, piccoli eserciti neonazisti che provocano e bastonano, con la galera e cose simili (galera non per i neonazisti ma per i gay che riescono ad acciuffare).
È successo così a Sofia, in Ungheria, di recente, è successo cosí anche in altri ex-paesi comunisti appartenenti alla defunta Unione Sovietica. Diciamo che gli ultimi paesi entrati nella Comunitá Europea sono costretti a fare i conti con questo passaggio culturale, imposto dalle regole comunitarie: non discriminare i cittadini omosessuali. E in questo caso dunque ben venga la mano lunga di Bruxelles.
Poi si tratta di superare i pregiudizi, i miti, le informazioni sbagliate sull’omosessualità, i tabù.
In certi paesi – nel mondo – la gente é convinta che non esistano da loro i gay, oppure che essere omosessuali significhi apprezzare il sesso con i bambini o che se si é omosessuale allora si é anche pazzoide, malato fisicamente, posseduto dal diavolo, portatore di malattie infettive e cose simili.
Fuori dall’Europa, pochi giorni fa si é svolta la prima parata gay in India, a New Delhi. Gli organizzatori si aspettavano pochi partecipanti, riferisce Poul Bonke Justesen, il giornalista dell’articolo su Berlinske Tidende un quotidiano danese, del 5 luglio, perché in India vige ancora una legge che risale a 147 anni fa, dai tempi degli inglesi, la quale puo’ condannare un omosessuale fino a 10 anni di carcere. Naturalmente ora si discute di eliminare la legge che é contro i diritti umani, ma é ancora vigente.
E così gli omosessuali coraggiosi che hanno partecipato alla storica parata hanno preferito indossare una maschera, ma erano in migliaia, mentre gli organizzatori aspettavano al massimo un centinaio di partecipanti. Un successo. In India manifestazioni simili stanno avvenendo in diverse altre grandi città.
Riferisco anche i dati trovati in un articolo di Kirstin Stefánsdóttir Egekvist, del 12 luglio, su un altro quotidiano danese, Politiken: a livello globale, in 8 nazioni essere omosessuali porta alla pena di morte; in 78 é un reato che porta a molti anni di prigionia.
In Egitto il maggio scorso cinque uomini sono stati condannati a tre anni di prigione, scoperti perché siero-positivi (HIV), il loro medico ha dunque imposto loro una visita anale per dedurre se avevano avuto rapporti sessuali omosessuali. Tratte le conclusioni dalla visita medica, le autorità li hanno tenuti legati al letto d’ospedale fino al processo, circa tre mesi dopo, e questo anche se malati.
Ma i maltrattamenti e l’aggressività verso gli uomini e le donne omosessuali sono un fenomeno che più o meno appartiene a tutti i paesi, in misura diversa, ma é presente ovunque e quasi potremmo dire che l’aggressivitá cresce di pari passo con le libertà i e i diritti che si vanno acquisendo in misura sempre più completa.
Le nazioni che condannano a morte gli omosessuali sono: Emirati Arabi Uniti, Gambia, Iran, Mauritania, Nigeria, Arabia Saudita, Sudan, Yemen.
La nazioni che permettono il matrimonio, senza distinzioni di alcun genere tra quello omosessuale e quello eterosessuale: Repubblica Sudafricana, Spagna, Olanda, Belgio, Canada, California e Massachusetts negli Stati Uniti d’America, Norvegia.
Le nazioni che permettono registrazioni di partnariato con diritti molto simili ai matrimoni eterosessuali ma conservando delle limitazioni: Argentina (solo in Buenos Aires), Australia, Danimarca, Finlandia, Francia, Islanda, Lussemburgo, Svizzera, Slovenia, Gran Bretagna, Svezia, Repubblica Ceca, Germania, Nuova Zelandia, Guinea francese, Uruguay, Messico (in Coahuila e nel Distretto Federale), Usa (Hawaii, Oregon,Washington, Vermont, New Jersey, Connecticut, New Hampshire, Maine).