Voci di cattolici LGBT in Africa
Articolo di Francis DeBernardo tratto dal blog cattolico diNew Ways Ministry (USA) pubblicato il 9 settembre 2015, liberamente tradotto da Marius
Negli Stati Uniti ci sono state molte richieste e petizioni per dar voce ai cattolici LGBT durante il Sinodo dei Vescovi sulla Famiglia che si terrà in ottobre a Roma. Questo dialogo si rende veramente necessario poiché i vescovi discuteranno della cura pastorale con famiglie che includono membri LGBT e perché, per troppo tempo, l’alta gerarchia ecclesiastica ha ignorato queste persone.
Il Forum Europeo dei Gruppi Cristiani LGBT ha recentemente pubblicato un rapporto sulle esperienze di un gruppo di cattolici LGBT che, probabilmente più di altri, è stato ignorato dai dirigenti della Chiesa: gli LGBT africani. Le interviste sono state condotte da Davis Mac-Iyalla in quattro nazioni africane nel mese di marzo 2015. Il Washington Blade ha pubblicato questo rapporto che riferisce storie commoventi circa l’oppressione subita da questi cattolici e del loro coraggio nel far sentire la propria voce.
Nel corso degli anni, Bondings 2.0 ha rivelato il sostegno che i leader cattolici africani hanno dato a leggi che criminalizzano le persone LGBT. Finora abbiamo avuto poche opportunità di condividere con voi alcune delle storie di cattolici LGBT, le loro esperienze di vita e il loro cammino di fede. Ecco alcuni brani ratti dal rapporto pubblicato sul Washington Blade.
Ghana
Mac-Iyalla ha descritto la situazione giuridica in Ghana: “Secondo il diritto penale del Ghana, i rapporti sessuali tra maschi sono illegali e possono portare a lunghe pene detentive. Per quanto riguarda le lesbiche la situazione è meno definita, ma ancora altamente problematica”.
La sua intervista a un’avvocatessa lesbica descrive come la gente del Ghana si attivi contro tali leggi nella vita quotidiana: “Rosebud, cristiana, lesbica e ostetrica presso l’ospedale governativo, guida un gruppo informale di lesbiche cattoliche. Tutto è iniziato tra fedeli lesbiche della sua chiesa, ma donne provenienti da altre chiese stanno scoprendo il suo gruppo. Attualmente vi figurano donne appartenenti alle chiese anglicana, presbiteriana e pure pentecostale. Anche se il gruppo ha sede ad Accra, si sta espandendo a livello nazionale.
Esse non hanno dato un nome al gruppo, ma si riuniscono una volta al mese per pregare e condividere la propria storia.
Visto il poco sostegno ricevuto da parte delle loro chiese circa i problemi che la loro sessualità comporta nella società, il gruppo è diventato il loro unico aiuto mentre discutono e si aiutano a vicenda nell’affrontare tematiche LGBT. Organizzano feste ed eventi sociali, ma devono essere molto discrete, per non incorrere nell’ira delle autorità”. “Rosebud pensa che in una società omofobica ‘le chiese dovrebbero essere i primi posti in cui si accolgono – e non si perseguitano – le persone LGBT’ ”.
.
Togo
Nel Togo, Mac-Iyalla ha parlato con Sheba, una studentessa di giurisprudenza, lesbica, cristiana, che gli ha raccontato alcune delle violazioni della legge e dei diritti e umani che subiscono le persone LGBT: “. . . C’è stato un aumento nelle denunce di uomini che violentano ragazzi minorenni. Questi uomini sono etichettati come gay, e la comunità LGBT diventa il capro espiatorio di questi crimini. Le accuse di stupro, accompagnate da ricatti, sono un mezzo comune per estorcere denaro ai ricchi residenti locali e ai turisti stranieri”.
“Nel Togo, la maggior parte delle persone LGBT vive nella paura, perché non vuole essere ripudiata dalla famiglia, e così passa alla clandestinità. Le persone LGBT sono chiamate con il termine offensivo ‘adowe’ “.
“Purtroppo, la più grande minaccia per la comunità LGBT del Togo è costituita dalla Chiesa e dai capi religiosi. La Chiesa cattolica è molto potente e influenza fortemente la morale, la politica e non solo. Va notato che la Chiesa cattolica e i suoi vescovi sono tenuti in alta considerazione da parte del popolo. Sheba riflette sul fatto che vescovi e i leader religiosi del Togo spesso vanno in TV o alla radio per attribuire agli omosessuali la colpa di qualsiasi incidente o disastro naturale che succede nel paese. Pertanto, sarebbe lieta se si esercitassero pressioni a livello internazionale ed ecclesiastico a sostegno e collaborazione con il mondo LGBT”. “Questa posizione anti-LGBT allontana i cattolici dalla Chiesa”.
Edenedi, una donna bisessuale, battezzata e cresciuta come cattolica, si è convertita alla fede carismatica. Sente che non può più andare in chiesa la domenica, sedersi e ascoltare una predicazione non cristiana contro le persone LGBT. Eppure, si sente ancora cattolica”.
Mac-Iyalla ha anche raccontato la vita di un gay cattolico: “Aziable è un noto attivista di spicco gay e cattolico di Atapkame. Fino a poco tempo fa, era un cavaliere della chiesa. Il titolo di cavaliere è un onore che il vescovo attribuisce a coloro che lui reputa contribuiscano attivamente alla vita della diocesi. I cavalieri hanno ricevuto dalla Chiesa il compito di utilizzare il loro potenziale per fare apostolato ed evangelizzare.
Tuttavia, Aziable, che è stato destituito dal suo cavalierato quando è stata resa nota la sua sessualità, afferma con partecipazione emotiva: ‘Non potrò mai uscire dalla Chiesa, perché questo significherebbe far vincere i miei persecutori’. Egli ritiene che i capi della Chiesa abbiano bisogno di aiuto e di formazione per capire bene il Vangelo che essi affermano di rappresentare”.
Benin
Mac-Iyalla ha riportato parecchie interviste fatte in Benin, ad esempio quella con tre persone transessuali che hanno richiesto di rimanere in gruppo: “Queste tre persone hanno spiegato che la Chiesa cattolica, che è la fede dominante nel Paese e detiene un grande potere, influenza i comportamenti sociali e alimenta il pregiudizio omofobico. La cosa che mi ha rattristato di più è stato sentire che se muore una persona, di cui è nota l’omosessualità, questa viene sepolta in un cimitero diverso da quello degli altri, un luogo in cui sono seppelliti i reietti. Emarginati e odiati nella vita, emarginati e odiati nella morte. Mentre parlavano, i tre intervistati piangevano.
Uno di loro, di nome Abib, mi ha chiesto di rispondere sinceramente dicendogli dove andranno quando moriranno, all’inferno o in paradiso? ‘I sacerdoti dicono che i transessuali sono demoni nel regno del diavolo’. Sentire una cosa del genere per me è stato molto scioccante. Anche se negli anni che ho vissuto in Nigeria e nel Togo ho sentito così tanta omofobia, e conosco bene gli atteggiamenti negativi della Chiesa e della società nei confronti delle persone omosessuali, le parole di questo sacerdote sono riuscite a sconvolgermi.
A questo punto ho interrotto l’intervista e ho passato il resto del tempo a spiegargli e a rassicurarli sull’amore incondizionato di Cristo, dicendo loro che tutti i membri battezzati della Chiesa, indipendentemente dalla loro sessualità, dal sesso o dall’identità di genere sono accolti nel Regno di Dio”.
Egli ha anche intervistato la madre di un uomo gay: “Mary è la madre di un 21enne gay che vive a Porto Novo. E’ una cattolica praticante e mi ha raccontato che si era accorta che suo figlio fosse diverso sin da quando aveva 12 anni. . .
Una volta, un confratello parrocchiano le disse che il comportamento femminile di suo figlio era dovuto alla mancanza di una figura paterna nella sua vita. Questo fu così offensivo per Mary che lo raccontò al prete, ma non successe niente, dato che il sacerdote era d’accordo con ciò che il parrocchiano aveva detto. Si sente arrabbiata per l’atteggiamento della Chiesa verso gli omosessuali e le famiglie monoparentali: ‘Io amo la mia chiesa e il mio paese, ma amo mio figlio ancora di più e farò di tutto per proteggerlo’ “.
Nigeria
Mac-Iyalla si è poi recato in Nigeria, descrivendo l’atmosfera repressiva che vi regna: “In Nigeria, la Chiesa e il governo perseguitano le persone LGBT. Il 7 gennaio 2014 il presidente nigeriano, Goodluck Jonathan, ha promulgato la legge sul divieto del matrimonio omosessuale. Questo atto impone lunghe pene detentive, fino a 14 anni, nei confronti di chiunque tenti di contrarre un matrimonio omosessuale o un’unione civile; contro chiunque frequenti un locale, un’associazione o un’organizzazione gay; o contro chiunque dimostri pubblicamente affetto a una persona del suo stesso sesso “.
In Nigeria, ha intervistato Rashidi, giovane scienziato e forte difensore dei diritti umani: “Da giovane, aveva il terrore di bruciare nel fuoco ogni volta che faceva un passo verso l’altare. Temeva che la sua omosessualità sarebbe stata rivelata alla chiesa e che sarebbe diventato oggetto di scherno tra i suoi coetanei. Ha fatto notare che: ‘in Nigeria molti omosessuali all’interno della Chiesa provano ancora quegli stessi sentimenti e hanno paura che le persone scoprano la verità su chi sono’ “.
“Rashidi ha espresso la sua rabbia per la legge contro i matrimoni omosessuali. Molti LGBT cattolici in Nigeria, sono rimasti fortemente delusi leggendo sui giornali che la Conferenza Episcopale della Nigeria ha fatto dichiarazioni a sostegno del disegno di legge e che ha affermato che la legge è stato ‘un passo nella giusta direzione per la tutela della dignità della persona umana’. Rashidi con rabbia ha commentato: ‘Non riesco a capire come la Chiesa possa sostenere le persecuzioni dei nigeriani LGBT e continuare a definirsi cristiana’.
Da quando il disegno di legge è diventato legge c’è stato un crescendo di violenza contro i nigeriani LGBT. Per lui è dolorosa la mancanza di cura pastorale e il sostegno della Chiesa cattolica nigeriana nei confronti dei suoi membri LGBT. Mentre il vescovo si limita solo a parole per i diritti umani e l’uguaglianza, la Chiesa cattolica non sembra mettere in pratica questi ideali’”.
“Rashidi, che ha seguito il Sinodo della Famiglia Cattolica attraverso i media internazionali, si chiede ‘perché la Chiesa cattolica non possa essere più simile a Cristo e dare spazio a tutti’”.
.
Conclusione
Alla fine del suo rapporto, Mac-Iyalla ha scritto il seguente commento: “Le leggi anti-gay vigenti in questi paesi impediscono un dialogo costruttivo tra Stato, Chiesa e persone LGBT. Queste leggi vengono utilizzate come proiettili per giustificare la persecuzione e il rifiuto della cura pastorale e il sostegno da parte dei vertici della religione e della società, causando l’emarginazione e diffondendo la paura, l’odio e persino la violenza contro la comunità LGBT”.
“La Chiesa cattolica in Africa occidentale non ha avviato il dibattito familiare nelle chiese e nelle parrocchie. I dirigenti della Chiesa sono sconnessi dalla realtà circa i loro membri LGBT. A loro volta i membri LGBT ignorano ciò che sta accadendo ai vertici della Chiesa cattolica, sia nei loro paesi, sia a livello internazionale”.
“Nonostante tutto questo, i cattolici LGBT non vogliono allontanarsi dalla Chiesa cattolica. Vogliono essere accettati, vogliono essere accolti dalla Chiesa, vogliono avere un dialogo, e gli insegnamenti. . . Vogliono partecipare alle discussioni del Sinodo della Famiglia. Vogliono avere una voce per raccontare la loro storia e la loro condizione e far conoscere al mondo il dramma e la lotta che portano avanti”.
Potete leggere l’intero rapporto cliccando qui.
.
Testo originale: Listening to Catholic LGBT Voices from Africa