Vorrei condividere con gli altri giovani cristiani LGBT e i genitori le domande che l’omosessualità di un figlio pone in una famiglia cristiana
Email inviataci da Carlo Felice, giovane cristiano LGBT del gruppo Kairos di Firenze
Cari Amici, si dice che la distanza che c’è fra due persone, sia fatta dalle loro storie. Scrivo questa piccola lettera aperta per tutti i giovani cristiani lgbt e ai loro genitori perché vorrei poter condividere con voi le nostre storie.
Mi chiamo Carlo e sono un ragazzo come moltissimi altri, sono cristiano, sono gay e ho una famiglia un po’ incasinata; mi sento spesso in bilico fra queste tre sfere che sembrano non incontrarsi mai e che mi creano un bella confusione in testa.
Grazie a Kairos, il gruppo di cristiani LGBT di Firenze , tuttavia, ho scoperto un cammino di inclusione e di gioia, che mi ha permesso di mettermi all’ascolto della voce di Dio, che prima credevo mi fosse negata.
Il più grande male che l’omofobia ha causato dentro di me è stato il distacco da me stesso e, quando questo non è stato più possibile, il distacco dagli altri; bloccando tutto fuori, ho purtroppo impedito varie volte anche al bene di entrare.
Nel Salmo 146 si legge che “Al Signore è gradito chi spera nel suo Amore”. Ma cosa vuol dire sperare? Io credo voglia dire aver fede, e cosa vuol dire avere fede? In Ebrei 11 si legge “La fede è fondamento di ciò che si spera e prova di ciò che non si vede”, perciò ecco la risposta: Anche se il mondo ci dice che siamo sbagliati, scombinati, strani, Dio invece ci dice questo: “Io, infatti, conosco i progetti che ho fatto a vostro riguardo: progetti di pace e non di sventura, per concedervi un futuro pieno di speranza”.
Come possiamo quindi credere che Dio non ci ami così come siamo, o meglio, così come ci ha fatti? Tuttavia, la vita vera è quella di tutti i giorni, quella che ti sputa in faccia e che ti fa star male e, a volte, sono le persone a noi più vicine quelle che meno ci capiscono. Si fa un gran parlare di Famiglia: cos’è, cosa non è, cosa dovrebbe essere e, come succede spesso in questi casi, ci si perde nelle definizioni e ci scorda delle persone che sono dietro di esse.
Parlare è semplice, ma dialogare è complesso, perciò apprezzo moltissimo l’idea e l’iniziativa per genitori cristiani e i cristiani LGBT che il 2 Marzo 2019 si terrà a Firenze, su quelle che ci piace chiamare le “Famiglie Fortunate”, per creare un dialogo costruttivo ed un clima di condivisione riguardo a tutte le domande che l’omosessualità di un figlio o figlia apre in un contesto familiare cristiano.
Vorrei che ogni giovane ragazzo e ragazza che si trovi in questa situazione potesse parteciparvi, perciò vi invito tutti! “Dio infatti non ci ha dato uno spirito di paura, ma di forza”.
Carlo Felice