Essere cattolici e omosessuali. Yves e Thérèse, due vite in cammino
Testimonianze di Yves e Thérèse pubblicate sul blog dell’associazione Réflexion et Partage (Francia) il 1 settembre 2015, liberamente tradotte da Francesca Macilletti
Yves: Sono ben accolto nella mia parrocchia, dove molti conoscono la mia identità omosessuale.
Questo non ha mai posto dei problemi, né ai diversi parroci (i quali mi hanno affidato molte responsabilità in parrocchia) né ai membri della “Equipe d’Animation Paroissiale” (EAP; Gruppo d’Animazione Parrocchiale) della quale faccio parte. Al contrario, al momento delle manifestazioni contro i matrimoni gay, numerose sono stati i parrocchiani che mi hanno sostenuto e mi hanno detto che capivano il mio malessere.
Sono felice di partecipare alla vita parrocchiale, in quanto essa ha dato un vero senso alla mia vita. Da più di 15 anni quest’accoglienza benevola mi ha permesso di prendere parte alla liturgia e a diverse formazioni bibliche. È l’EAP che mi ha spinto a perfezionare la mia formazione in teologia nella Facoltà di teologia di Angers. Non ho alcun dubbio del fatto che, proprio come molti amici omosessuali cattolici hanno fatto, anche io avrei abbandonato ogni pratica religiosa se non avessi ricevuto questi calorosi segni di stima.
Sono più discreto per quanto concerne il mio compagno, perché non tutti sono pronti a riconoscere una coppia di uomini come responsabili in una parrocchia. Ma per me è un sostegno inestimabile il poter condividere la mia fede, pregare e vivere i miei impegni col mio fidanzato che, proprio come me, è impegnato nella vita parrocchiale.
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Thérèse: Come il vostro amore vi fa crescere nell’umanità e nell’amore di Dio? Dopo 15 anni di vita di coppia con Sophie (unica esperienza per me), penso:
– Che sia meglio vivere l’alterità fondamentale dell’altro, e quindi cambiare me stessa quando posso (perché non è possibile cambiare l’altro), cioè lasciarmi modellare dallo Spirito Santo (che ci ha guidate l’una nelle braccia dell’altra).
– Che sia meglio perdonare e avere una più grande consapevolezza del Perdono di Dio, che sempre ci viene offerto.
– Di aver trovato la mia radiosità umana e spirituale, che credo sia la vocazione fondamentale di ognuno/a.
In queste righe credo di non fare altro che scrivere qualcosa di molto ordinario. E quest’ordinario è sicuramente condiviso da molte altre coppie, etero e non. Allora, per terminare, oso riprendere il mio sogno dell’anno 2000: nelle nostre chiese, finalmente aperte a tutta l’umanità delle coppie di oggi, ognuno è accolto con le sue ricchezze e carenze, nella gioia e nella fraternità, e nessuna coppia si sente «clandestina».
Testo originale: Deux nouveaux témoignages