Sono Mary, sono lesbica e ho tutte le carte in regola per la mia Chiesa
Testimonianza di Mary e Jane tratta da Share your Story: Gay and Lesbian Experiences of Church, pubblicato da Changing Attitude Ireland* (Éire e Irlanda del Nord), pp. 8-10, liberamente tradotta da Silvia Lanzi
Sono un’anglicana evangelica. Nel 2000 mi sono trasferita in una grande città nell’Irlanda del Nord e dopo un po’ di tempo ho iniziato a frequentate la locale parrocchia della Chiesa d’Irlanda. Quell’anno sono stata nominata People’s warden [carica laica della Chiesa d’Irlanda, con il compito di aiutare i sacerdoti nel loro ministero n.d.t.] e aiutante del rettore l’anno seguente, carica che mantenni nei tre anni successivi. Scrivevo regolarmente articoli per il bollettino parrocchiale e non ho mancato un numero per quattro anni. Partecipavo allo studio biblico settimanale. Come warden, andavo in chiesa due volte ogni domenica. Ero sulla lista per le letture e a volte aiutavo durante la Comunione.
La Chiesa era una specie di seconda casa: io amavo la gente e anche loro mi volevano bene. Verso la fine del 2001 mi sono unita alla Fellowship of Vocation [Compagnia della vocazione; riunioni regolari per chi sente una vocazione a servire nella Chiesa n.d.c.] e ho iniziato a studiare part-time per una laurea in teologia all’università locale. Ho partecipato alla Conferenza per la Selezione [riunione annuale di membri della Chiesa che devono valutare i candidati al ministero ordinato n.d.c.] nel 2004 e sono stata scelta per essere formata per il ministero.
Ero single quando ho iniziato ad andare in chiesa e lo sono rimasta fino a che ho incontrato qualcuno nel 2003. Non avevo mai avuto una relazione lesbica prima d’allora ma mi ero certamente interrogata sulla mia sessualità prima di incontrare la mia compagna. Veniva occasionalmente con me in chiesa, sebbene per svariati motivi non fosse facile per lei farlo spesso. Nell’estate del 2004 andai a consegnare il mio articolo per il bollettino al rettore. Non lo prese e mi disse che non lo avrebbe usato. “Nel mio ufficio alle 3.” Ero spaventata e mi sentii male per il resto della giornata. Era come se qualcuno avesse preso qualcosa da me, come se fossi stata un’agente di Satana o qualcosa di simile. Andai dal rettore alle 3: iniziò dicendo che le avevo mentito. Si mise a farmi domande sulla relazione con la mia compagna. Tutta la faccenda era alquanto nuova per me e non ero pronta ad ammetterlo, così negai tutto e il rettore si ammorbidì un po’, ma mi ricordò il suo punto di vista sull’argomento.
Diverse settimane più tardi mi affrontò in sacrestia, chiedendo cosa ci facesse “lì” la mia fidanzata. “È lì per prendere in giro o scandalizzare?”. Quasi sputò le parole. Io continuavo a negare. Pensavo che sarei uscita allo scoperto quando fossi stata pronta, non prima. A quel tempo stavo scrivendo la mia tesi: “Una risposta pastorale e teologica all’omosessualità”. Speravo, per il momento, di riuscire a parlare su basi teologiche più solide e magari approntare l’ardua strada che mi stava davanti.
Quando finii la mia dissertazione ne mandai una copia al vescovo, con una lettera di dimissioni dalla Fellowship of Vocation. Pensavo che il vescovo fosse una scommessa più semplice da vincere del mio direttore spirituale, così gli raccontai tutto. Una settimana più tardi ammisi la situazione con il mio rettore, che mi aveva già rimosso dalle lista per le letture e mi aveva impedito di fare intercessioni: “Lei mi ha detto che avrei dovuto dare le dimissioni: su quali basi?”. Sebbene non mi avesse bandito da nessun’altra cosa a quel tempo, non molto tempo prima ero ad una preghiera di guarigione e lei stava pregando di fare uscire dalla Chiesa tutte le cose oscure “tutto ciò che non è tuo” e ho considerato che avrei potuto essere io una di quelle cose oscure.
Quella sera mi chiese di andare in chiesa il lunedì sera visto che “qualcuno di noi avrebbe avuto piacere a parlare con te”. Credevo che “qualcuno di noi” fossero tre o quattro dei suoi parrocchiani più vicini, ma venne fuori che erano otto, più lei, e ci sarebbero dovuti essere altri due che però avevano altri impegni (uno era un ragazzo di diciassette anni). Penso sia stato ciò che fece Gesù quando andò a Gerusalemme, che è il motivo, penso, per cui andai lì quella sera. La gente era in lacrime e anch’io ero sottosopra. Io li amavo e loro amavano me, dopotutto. Lei, poco tempo dopo, mi disse quanto fosse stato sbagliato quello che era successo: “Mi hai messo in una posizione terribile”.
La gente mi disse che Satana aveva velato i miei occhi, che la Scrittura era bianco e nero, che la Bibbia diceva… che era un affronto vedermi adorare Dio. Ed era chiaro che non sarei stata più la benvenuta all’altare di Dio. Cercai di dire qualcosa, di raccontare un poco della mia storia, ma venni tagliata fuori abbastanza velocemente. Quando mi fu detto che non ero più ben accetta alla Comunione, chiesi loro di smettere di parlare e me ne andai. Il rettore mi abbracciò e mi benedisse. Non sono tornata indietro, anche se ho incontrato un po’ di quella gente che è stata contenta di vedermi e una persona mi ha detto anche che alcuni di loro hanno confidato di aver partecipato a quell’incontro di lunedì notte senza aver avuto tempo per pensarci bene.
Sono delusa e comunque penso che una persona omosessuale abbia tutte le carte in regola per essere un membro laico attivo della Chiesa. Il vescovo mi ha indicato una Chiesa più aperta e accomodante ma perdere la “comunione” con la Chiesa che era la mia casa, che era proprio lungo la strada di casa mia, è stato penoso e ha scosso la mia fede alle radici. La guarigione è stata molto lenta. Non sono la stessa cristiana che ero prima – molto più cinica e diffidente, ma essere accolta nell’altra Chiesa mi è stato d’aiuto.
Domande
1. Cosa possiamo imparare da questa esperienza?
2. Conoscete altre esperienze simili e se sì, qual è stato il risultato in quella situazione?
3. Le persone omosessuali sono ben accette nella Comunione anglicana?
4. Si può rifiutare di ordinare una persona gay?
* Changing Attitude Ireland è un network di persone etero, gay, lesbiche, bisessuali e transgender, laiche e ordinate, legato alla Chiesa d’Irlanda, espressione della Comunione Anglicana nella Repubblica d’Irlanda e nell’Ulster, che opera per la piena affermazione delle persone LGBT all’interno delle Chiese d’Irlanda.
Testo originale (PDF): Share your Story: Gay and Lesbian Experiences of Church