Una lettera da Meg. Come abbiamo scoperto che nostra figlia è lesbica
Testimonianza di Mary Black* e di Jerry* pubblicata su fortunatefamilies (Stati Uniti), liberamente tradotta da Sara M.
Mia figlia Meg è nata in primavera in un giorno in cui gli alberi di magnolia erano in fiore. Era una bellissima bambina con un carattere molto tranquillo. E’ cresciuta come ogni altra comune ragazza in America. Amava andare a casa dei nonni, mangiare dolci, giocare con i suoi giocattoli e i suoi amici.
La psicologa ci disse che Meg era una ragazzina ben adattata, solo sensibile, e che non dovevamo preoccuparci per lei.Gli anni delle medie alla St. Mary’s di Redford non furono il periodo più felice per Meg. Portava l’apparecchio ai denti ed era alta e magra e goffa. La maggior parte dei suoi compagni di classe le faceva i dispetti o la evitava e lei smise di socializzare a scuola.Sviluppò un senso dell’umorismo pungente, che la aiutava ad affrontare il suo senso di inadeguatezza. Quando arrivò il momento delle superiori, decidemmo tutti che ci voleva un cambiamento e scegliemmo la Bishop Borgess, che era più grande della St. Mary’s.
Meg aveva smesso di crescere in seconda media ed era rimasta 1 metro e 70, aveva tolto l’apparecchio ai denti e quando cominciò le superiori era una giovane ragazza carina e dotata, con una grande fede in Dio e un fantastico senso dell’umorismo.
Alle scuole superiori sbocciò e cominciò a vincere molti premi, compresa una borsa di studio alla Scuola d’Arte Drammatica Goodman dell’Università DePaul di Chicago.
Alla scuola superiore era uscita con dei ragazzi e aveva molti amici di entrambi i sessi. Aveva davanti uno splendido futuro e ci accomiatammo da lei semplicemente con le normali preoccupazioni dei genitori degli anni ’80.
Poco dopo l’inizio della scuola a Chicago, vedemmo dei cambiamenti nella personalità di Meg. Cominciò di nuovo a isolarsi e il suo aspetto cambiò.
Dimagrì, rasò i capelli a zero e cominciò ad indossare abiti neri e deprimenti che comprava al mercatino dell’usato.
All’inizio pensammo che avesse semplicemente dei problemi con tutte le emozioni dell’essere lontana dalla famiglia e dagli amici e del cercare di trovare la propria strada in un posto nuovo.
Le sue visite a casa, che erano poche e distanziate, cominciarono a diventare dei momenti difficili per tutta la famiglia; sapevamo che c’era qualcosa che non andava per Meg, ma lei non si apriva con nessuno di noi. Per quattro anni ci siamo preoccupati e abbiamo pregato sperando che le cose cambiassero.
Dopo un anno senza successi, tornò a casa e rimase con noi per un po’, per guadagnare soldi per trasferirsi a Los Angeles.
Nel periodo in cui visse a casa, sembrava felice e ben adattata, ma c’era un fondo di tristezza che riuscivo a vedere e che mi preoccupava. Avevamo lunghe conversazioni e lei mi rassicurava sempre dicendo che stava bene e che presto avrebbe raggiunto il successo e la felicità.
Partì per la California all’età di 25 anni, piena di speranza e di promesse. Ma quasi immediatamente potemmo sentire la depressione nella sua voce ed era evasiva quando le chiedevamo come procedevano i suoi progetti di carriera.
Faceva lavori bizzarri e stava per conto suo. Diceva di essere troppo impegnata per venire a casa per una visita e trovava scuse quando dicevamo che saremmo andati noi a trovare lei.
Sapevamo che stava combattendo contro qualcosa, ma non ci diceva che cosa fosse che non andava. Pregavamo per lei senza sosta, dicendo novene su novene a Sant’Antonio, il patrono delle cose perdute.
Nella primavera del 1994, nostra figlia Jennifer annunciò il suo matrimonio per il giorno del Ringraziamento e Meg sarebbe stata la damigella d’onore.
Ci ritrovammo tutti in Ohio per il matrimonio e Meg sembrava ancora fare un grosso sforzo per tenere alto il suo spirito. Il giorno dopo il matrimonio, la portammo all’aeroporto e lei ci abbracciò stretti stretti e piangeva apertamente mentre saliva sull’aereo.
Eravamo tutti esausti e pensammo che stesse solo reagendo alle emozioni del matrimonio. Ciò che non sapevamo era che aveva appena mandato un’e-mail ad ogni membro della famiglia, dicendoci che era lesbica e che non poteva più nascondere la sua vera identità.
Il mio mondo cambiò per sempre quando lessi la sua lettera in quel giorno fatidico. Era venerdì 2 dicembre 1994. Mi sentii come se avessi perso entrambe le mie figlie in quella settimana. Era come se Meg fosse morta.
Tutte le mie speranze e i miei sogni erano svaniti in un istante e per un attimo riuscii solo a pensare a ME. Cosa avevo fatto di sbagliato perché lei rifiutasse la mia vita e me? Perché mi stava facendo questo?
Il silenzio e la condanna che circondano l’omosessualità facevano sì che io non avessi un modello da seguire per sapere come reagire a questa notizia o come essere una buona madre per una lesbica.
Piangevo fino ad addormentarmi notte dopo notte e mi isolai dalla famiglia e dagli amici. Cominciai un lungo periodo di intensa preghiera, chiedendo a Dio ogni giorno di cambiare le cose.
Oltre a pregare, leggevo ogni cosa che trovavo sull’argomento e mi unii al PFLAG [Parents, Families and Friends of Lesbians and Gays (Genitori, Famiglie e Amici di Lesbiche e Gay) un’organizzazione nazionale americana di sostegno].
Da qualche parte lungo il percorso del mio viaggio, ho capito attraverso cosa era passata mia figlia nel suo viaggio, senza nessuno che la confortasse.
Come così tante persone gay e lesbiche, non sapeva dove rivolgersi. Ho imparato che non era una cosa che avesse a che fare con me – non ero io ad averla causata – non ho questo genere di potere.
Ho anche imparato molto sull’amore, l’accettazione, la compassione e, spero, ad essere una persona migliore.
Il giorno del compleanno di Meg alcuni anni fa, guardavo il nostro bellissimo albero di magnolia nel cortile sul retro e ho capito che in effetti Dio aveva cambiato le cose – solo, in un modo che non mi sarei mai aspettata.
Io adesso sperimento la gioia di essere la madre di una lesbica.
* * *
(Nella sua storia, il padre di Meg, Jerry, racconta dell’aiuto che lui e Mary hanno ricevuto dall’organizzazione Genitori, Famiglie e Amici di Lesbiche e Gay, raccomandata loro da una coppia della stessa parrocchia che era passata attraverso un’esperienza simile.
Ascoltiamo una parte della sua storia, dove descrive i sentimenti che lui e Mary provavano quando hanno cominciato il loro viaggio e dove sono adesso).
Quando ricevemmo la lettera di Meg (in cui ci diceva di aver finalmente ammesso con se stessa di essere lesbica), ne rimanemmo totalmente devastati. Piangemmo e ci stringemmo l’uno all’altra sperando che fosse tutto uno sbaglio e che presto Meg sarebbe tornata in sé.
Anche se conoscevamo persone che avevano relazioni omosessuali e che accettavamo come amici, avevamo gravi problemi di moralità.
Siamo cattolici praticanti e siamo stati per sedici anni in scuole cattoliche. Abbiamo cresciuto ed educato le nostre bambine nella stessa maniera. Inoltre, eravamo terribilmente preoccupati per il benessere di Meg. Sapevamo che avrebbe dovuto affrontare la discriminazione ed avevamo paura per la sua salute fisica e mentale.
Dovevamo anche affrontare la perdita dei nostri sogni su come sarebbe stata la sua vita: una carriera di successo, matrimonio e figli. L’unica cosa che non cambiava era l’amore che avevamo per lei e il rispetto che sentivamo per lei come persona…
Sono passati più di nove anni da quando arrivò quella prima lettera e sia io che mia moglie siamo passati attraverso importanti cambiamenti nei nostri sentimenti verso l’orientamento lesbico di Meg.
Lungo la strada, abbiamo raggiunto delle pietre miliari quando abbiamo ammesso con gli amici e la famiglia che Meg era lesbica, quando abbiamo incontrato la sua compagna, quando siamo riusciti a stare sotto lo stesso tetto con lei e la sua compagna, quando siamo arrivati alla convinzione personale che le religioni sbaglino nella loro condanna degli atti sessuali all’interno di una relazione stabile e quando siamo diventati attivisti per i diritti dei gay nelle chiese, nelle scuole e nella comunità.
E’ stato un cambiamento che ha richiesto molte letture, preghiere, meditazioni e l’aiuto degli altri membri del PFLAG. Qualche volta sembrava che facessimo due passi avanti e un passo indietro.
Si sono verificate molte situazioni cariche di emotività e di tanto in tanto sono ancora sopraffatto dalla tristezza – ma adesso deriva dall’intolleranza delle chiese, dei governi, delle organizzazioni e di singoli individui.
Sentiamo che adesso siamo persone migliori a causa di questa esperienza, perché siamo molto più tolleranti verso le diversità di ogni tipo.
* Mary Black e suo marito Jerry hanno una figlia lesbica. Sono co-fondatori e dirigenti di un progetto, nell’area di Detroit (USA), chiamato “Diamo un Volto Umano all’Omosessualità”. Questa è la loro storia di Mary.
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Testo originale: A Letter from Meg (file pdf)