Una lettura queer del battesimo e della tentazione di Gesù in Matteo
Riflessioni bibliche di Thomas Bohache pubblicate sul blog Diversidad Cristiana (Uruguay) il 30 giugno 2012, liberamente tradotto da Paola Maiorano
Dopo averci raccontato che Gesù si stabilì a Nazaret in Galilea (2.23), Matteo passa direttamente all’inizio del suo pubblico ministero (3.13). Perché Matteo lascia fuori gli anni della formazione di Gesù? Nessuno lo sa; la risposta migliore potrebbe essere quella di Jhon Shelby Spong, il quale ci ricorda che le origini di una persona non diventano importanti prima che questa faccia qualcosa degno di essere notato nella sua vita posteriore (Spong 1992:52).
Tuttavia, per i lettori “Queer” di Matteo, che desiderino leggerlo in silenzio, l’omissione dell’infanzia e dell’adolescenza di Gesù ci permette di dimenticare i primi anni che non meritano di essere ricordati – traumi familiari, bullismo scolastico, esclusione verbale e fisica, la sensazione di non “appartenere” o che i nostri primi scontri fossero in qualche modo vergognosi.
Gesù proroga il suo pubblico ministero con due eventi che possono dare una lettura “queer” di Matteo – il battesimo e la successiva tentazione nel deserto.
Il mistico gay Andrew Harvey vede Gesù come il figlio divino di Dio, un modello e una guida per ognuno di noi, al fine di convertirci in figli divini; descrivendo Gesù come una sorta di “caso”, Harvey delinea tre livelli attraverso i quali tutti gli esseri umani devono avanzare; i primi due sono il Battesimo e la Tentazione (Harvey 1998:93)
Quando arrivò, andò a vivere nel paese di Nazaret… (Matteo 2.23). Gesù dalla Galilea arrivò al fiume Giordano, dove si trovava Giovanni Battista per battezzarlo… (Matteo 3.13)
Gesù fu battezzato, un evento che ogni vangelo canonico registra a modo proprio (Matteo 3: 13; Marco 1: 9-11; Luca 2: 21-22; Giovanni1: 32-4). Sono d’accordo con Harvey, sul fatto che il battesimo sia il primo scalino che noi cristiani dobbiamo affrontare nel nostro viaggio di fede.
Credo che la novità che il Battesimo rappresenta, possa essere capita da qualunque persona, sia o no cristiana, sia “queer” o non; ma, dato che il “battesimo” è un termine con un simbolismo unicamente cristiano, non presumo di reclamare la sua importanza per coloro che camminano in altri sentieri divini. Secondo me uno dei pericoli della misiologia e della teologia cristiana è il loro richiamo della “Verità”, ciò che qualcuno, con ragione, ha etichettato come “imperialismo cristiano” (Gillis 1998:28)
In un contesto “queer”, credo che il battesimo simbolizzi il “processo di uscita”, attraverso il quale le persone gay e lesbiche arrivano finalmente ad un accordo con se stesse, e cercano di eliminare l’omofobia che fu impressa nella loro psiche durante gli anni della formazione. Il processo di uscita “pulisce” la persona “queer”, in modo che essa possa proclamare le buone notizie senza gli impedimenti del peso passato. Questo processo non si limita alle persone “queer” gay e lesbiche: credo che qualunque persona che sia “queer”, secondo la mia precedente definizione, debba “uscire” ed essere battezzata nella noeteronormativa; mio padre stesso è un bellissimo esempio di un uomo eterosessuale che “uscì” come padre di un figlio gay, ed oggi è un campione dei diritti omosessuali, in chiesa e in società, ma, come la mia stessa “uscita”, il suo non è stato un processo avvenuto dalla mattina alla sera.
Un teologo cattolico romano, Ronald Rolheiser, ha affermato: “l’amore è essere battezzato” (Rolheiser 1996:173). Una lettura queer del battesimo di Gesù, vedrà senza dubbio la persona “queer” come sottomessa all’amore di Dio, nonostante ci racconti la storia, i fatti contemporanei e le chiese di Dio. L’amore di Dio, nei confronti di tutti, non ci lascia mai. Fino a quando lo riconosceremo, se non ci sottomettiamo ad esso, non potremo avere esito come persone autentiche, che sono figlie di Dio. “Uscire dall’armadio”, come un atto d’amore verso uno/una stesso/a, non è solo un sacramento del battesimo, ma anche una soglia che dobbiamo varcare nel nostro viaggio verso l’auto attualizzazione. Ancor più, non possiamo sperare di avvicinarci, di colpire gli altri con una parola o un azione, come fece Gesù (ciò che il teologo medievale MeisterEckhart chiamò “essere altri Cristi”, vedi Fox 1988: 121), fino a quando saremo disposti ad avere troppo amore per noi stessi, per poterlo condividere con gli altri.
Questo è l’amore che caccia via ogni timore (1 Giovanni 4-18)
Dove c’è amore, non c’è paura. Al contrario l’amore scaccia via la paura, poiché la paura suppone il castigo. Per questo, se qualcuno ha paura, è perché non è riuscito ad amare completamente. La paura del rifiuto, della emarginazione, del dolore fisico. È un amore radicato nella fede di Dio, che ci amò tanto per crearci come siamo, perciò dovremmo amare Dio tanto da sottometterci al suo amore per noi.
Una seconda soglia “queer” che dobbiamo varcare man mano che impariamo qualcosa della vita di Gesù, è la tentazione (Matteo 4: 1-11)
“Poi, lo spirito portò Gesù nel deserto, affinché il diavolo lo mettesse alla prova. Stette quaranta giorni e quaranta notti senza mangiare, e dopo ebbe fame. Allora il diavolo si avvicinò a Gesù per metterlo alla prova e gli disse: – Se sei veramente il figlio di Dio, trasforma queste pietre in pane.
Ma Gesù gli rispose: – La Scrittura dice: “L’uomo non vivrà solo di pane, ma anche di ogni parola che uscirà dalle labbra di Dio”.
Poi, il diavolo lo portò nella Terra Santa di Gerusalemme, lo fece salire sulla parte più alta del tempio, e gli disse: – Se sei davvero il figlio di Dio, buttati giù; perché la Scrittura dice: “Dio ordinerà ai suoi angeli di prendersi cura di te. Ti solleveranno con le loro mani / perché non ti imbatta in nessuna pietra.”
Gesù gli rispose: -La Scrittura dice anche: “Non mettere alla prova il Signore Dio tuo.
Alla fine, il diavolo lo portò su un colle molto alto, e mostrandogli tutti i paesi del mondo e la loro grandezza, gli disse: – Io ti darò tutto questo, se ti inginocchi e mi adori. Gesù gli rispose: – Vattene Satana, perché la Scrittura dice: “Adora il Signore Dio tuo, e servi solo lui”. Allora il diavolo si allontanò da Gesù, e degli angeli accorsero a servirlo”.
Matteo ci racconta che non appena fu battezzato, Gesù fu portato dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Appena accettò l’amore di Dio e fu chiamato “Figlio Amato” (3.17), Gesù fu afferrato da forze che avrebbero cercato di strapparlo da quell’amore. Si sentì allora una voce dal cielo che diceva: – “Questo è il mio figlio amato, colui che ho scelto”.
Ed è lo stesso con i cari figli “queer” di Dio; spesso, quando abbiamo ottenuto un certo successo nel nostro processo di uscita, ci sono forze che ci circondano per debilitare la nostra autostima, per rubarci il nostro diritto divino, che è l’amore incondizionato di Dio, che non giudica, e per frenare qualunque progresso realizzato nel nostro accesso alla libertà. Ciò è esattamente quello che “il diavolo” (una metafora per esprimere il male nel nostro mondo), cerca di fare con Gesù.
Lei/lui gli offre comodità materiale, sicurezza fisica, ricchezza e potere, se volta le spalle a Dio e adora il maligno. Le vite “queer” incontrano queste forze quotidianamente. I politici e anche i nostri stessi lider suggeriscono che forse dovremmo accettare le unioni civili al posto del matrimonio. I capi e i responsabili della chiesa ci incitano ad essere meno sfarzosi o vistosi, per andare avanti, -la famiglia e gli amici ci tentano con piaceri economici ed erotici – se accettiamo di allontanarci in qualche modo dalla conoscenza che l’amore incondizionato di Dio genera in noi.
Il messaggio per tutti, ma specialmente per le persone “queer” di fede, è che non si può godere dell’entrata del battesimo all’amore di Dio, senza l’attrazione di coloro che sono fuori. Con Gesù, possiamo impossessarci del potere dell’amore Divino, delle forze per combattere e vincere le altre forze e continuare ad andare avanti, verso il messaggio e il ministero che Dio ci permetterà di condividere con le altre persone.
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Testo originale: Comentarios Queer a la Biblia – Evangelio de Mateo (tercera entrega)