Una giornata insieme con i genitori cristiani di ragazzi e ragazze LGBT
Testimonianza di Dea, una madre di Roma, sull’incontro 3volteGenitori per genitori cristiani con figli LGBT, operatori pastori e cristiani LGBT (Firenze, 28 aprile 2018)
Appuntamento a Firenze sabato 28 aprile 2018, presso i locali di una parrocchia. Arrivano da diverse città d’Italia genitori di ragazzi e ragazze LGBT e alcuni operatori pastorali. Cominciamo a presentarci. Io e mio marito siamo lì per la prima volta, non conosciamo quasi nessuno, ma ci sentiamo subito a nostro agio. Nel pomeriggio si uniscono a noi due gruppi di cristiani LGBT, Kairos e In Cammino, vengono da Firenze e da Bologna. In tutto una novantina di persone.
Iniziamo la giornata con una lettura dal libro della Genesi: Il Signore disse ad Abram: “Vàttene dal tuo paese, dalla tua patria e dalla casa di tuo padre, verso il paese che io ti indicherò. Farò di te un grande popolo e ti benedirò, renderò grande il tuo nome e diventerai una benedizione.” (Genesi 12,1-2)
Ne parliamo in piccoli gruppi, che si riuniscono per il resto della mattinata, e intrecciamo alle parole della Bibbia i racconti delle nostre esperienze e delle nostre vite. Storie diverse e diversi percorsi di fede, ma una cosa ci accomuna fortemente: siamo mamme e papà di ragazzi gay e ragazze lesbiche e siamo lì per camminare insieme.
Quelle parole della Bibbia ci risuonano dentro. Il Signore parla ad Abramo, ma non gli da molte spiegazioni, né sul viaggio, né sulla meta e neanche sulla ricompensa che avrebbe ricevuto. Abramo, sulla parola del Signore, si mette in viaggio, lascia la sua terra, le sue sicurezze e si incammina per una via misteriosa, con un itinerario ed una meta che sono totalmente nelle mani di Dio e di cui lui non sa nulla. Parte verso l’ignoto, verso un paese che Dio gli indicherà.
Il suo viaggio somiglia al nostro – ci diciamo. Ci sentivamo in una terra sicura prima del coming out dei nostri figli, ci sembrava di conoscere la strada da seguire, di poter immaginare il loro e il nostro futuro. Ad un tratto l’ignoto, un salto nel buio, siamo confusi, non conosciamo neanche le parole giuste per parlare di questa realtà, a noi sconosciuta.
Tutto è stato improvviso, inaspettato… ma ci mettiamo in cammino, e, tra passi incerti e parole balbettate, cerchiamo insieme la strada da seguire. E vorremmo che tutta la chiesa si mettesse in cammino con noi su quella strada senza sicurezze, scomoda da percorrere, con una meta incerta, ma, come quella di Abramo, illuminata dalla fede nel Signore.
Nel pomeriggio un momento assembleare e poi di nuovo laboratori, stavolta con i ragazzi e le ragazze dei gruppi Kairos e In Cammino. In assemblea mi colpiscono soprattutto gli interventi delle madri. Nelle loro parole c’è sempre qualcosa che attraversa la pancia, prima di arrivare alla testa. Mi vengono in mente le madri di Plaza de Mayo, le madri dei
desaparecidos, i dissidenti scomparsi durante la dittatura militare in Argentina. Mi da coraggio pensare a loro. Anche loro forse saranno arrivate da strade diverse, da diversi cammini di fede, avranno avuto idee e posizioni politiche diverse, chissà se tra loro c’era anche chi appoggiava la dittatura prima dei fatti che hanno coinvolto i loro figli. Poi il salto. Si uniscono perché hanno qualcosa che le accomuna come madri, forse all’inizio non è ancora coscienza politica, a spingerle è qualcosa di più viscerale: i figli non si toccano!
Tornata a casa, dopo qualche giorno, mi capita di leggere un messaggio di papa Francesco, indirizzato alle madri di Plaza de Mayo, in occasione del 41° anniversario della fondazione del loro movimento. Così ne parla: “Sono lottatrici, lottarono per la giustizia e ci hanno insegnato la strada che bisogna percorrere per andare avanti”.
Caro papa Francesco, nel ricordare i desaparecidos e le madri della tua Argentina, non possiamo però non fermare lo sguardo su coloro che nella nostra società, nella tua e nostra chiesa si sentono spesso costretti a vivere come desaparecidos, specialmente i più fragili tra di loro, a nascondere pezzi della propria identità, a lasciare nell’ombra quella parte di sé che crea imbarazzi, quei ragazzi e quelle ragazze che non possono vivere alla luce del sole i propri sentimenti, i propri amori. E ci sono altre madri, anche loro pronte a lottare – costi quel che costi – per i loro figli e la loro felicità, ed i padri, il cui cammino è spesso ancora più difficile e doloroso.
Altri incontri ci saranno dopo Firenze. Aspettiamo anche te. Insieme risponderemo all’invito di Gesù a Pietro di scendere dalla barca. Egli disse: «Vieni!» E Pietro, sceso dalla barca, camminò sull’acqua e andò verso Gesù. (Mt 14,29). Anche noi la lasceremo quella barca e con essa tutte le nostre sicurezze.
Ci prenderemo per mano per vincere la paura e cominceremo insieme il nostro cammino sul mare. Scopriremo allora che a farci strada saranno loro, gli esclusi e le escluse dalle barche dei poteri di tutti i tempi, e troveremo il coraggio di guardarli negli occhi e chiedere perdono per tanta sofferenza.
Come quella di Abramo, la nostra strada sarà illuminata dalla fede e solo dalla fede. In quel Gesù di Nazareth che un giorno camminò sulle acque, per insegnarci a fare lo stesso, e che fu appeso ad una croce da coloro che vedevano minacciata la loro sicura navigazione sulla barca. È lì, nel mare, che il Signore ci invita ad andargli incontro e ci aspetta.