Sesso e morale nella Bibbia secondo William Countryman
Recensione di Gianni Geraci
Il libro è opera L. William Countryman, professore di Nuovo Testamento alla Church Divinity School del Pacifico, a Berkeley, in California.
Purtroppo, il titolo dell’edizione italiana (Sesso e morale nella Bibbia) non riesce a rendere lo sforzo che l’autore fa di rapportare il testo sacro al nostro vissuto di uomini e di donne del duemila (il titolo dell’opera originale inglese è infatti: Dirt, Greed & Sex. Sexual Ethics in the New Testament and their implications for Today, che, letteralmente, può tradursi in Impurità, Cupidigia e Sesso. Etica sessuale nel Nuovo Testamento e sue implicazioni odierne).
L’idea di fondo da cui parte il professor Countryman nella sua analisi del testo biblico è quella che i modelli che ne hanno condizionato l’etica sessuale (da lui ricondotti a due paradigmi principali: quello della “purità” e quello della “cupidigia”) si collocano fuori dal nostro presente e possono, di conseguenza, essere recuperati per fondare un’etica sessuale solo dopo averne attualizzato, da un punto di vista ermeneutico, il significato.
Numerosi, nel libro, i riferimenti all’esperienza omosessuale. Per dare ai nostri lettori un’idea del taglio con cui l’autore affronta l’argomento ecco, di seguito, un brano tratto dal dodicesimo capitolo (quello in cui si cerca di arrivare a una sintesi delle numerose informazioni raccolte nei capitoli precedenti).
«L’orientamento omosessuale è sempre più riconosciuto, nel nostro tempo, come un dato della sessualità umana. Mentre la maggior parte delle persone prova un’attrazione sessuale per i membri sia del proprio sesso sia del sesso opposto e, nella maggioranza dei casi, predomina l’attrazione per il sesso opposto, vi è una significativa minoranza per la quale l’attrazione sessuale per le persone del proprio sesso è un fattore decisivo nel determinare la propria vita sessuale.
Sembra che questo orientamento sia di norma immodificabile, e che non vi siano forti ragioni interne per cui la persona omosessuale desideri modificarlo. Negare a un’intera classe di esseri umani il diritto di perseguire tranquillamente, e senza danneggiare altri, il tipo di sessualità che corrisponde alla propria natura, è una perversione dell’evangelo.
Come l’insistenza di alcuni sulla circoncisione dei gentili questa pretesa fa delle norme di purità una condizione della grazia. Si pensa talvolta che si debba suggerire alle persone omosessuali di rimanere celibi. Benché il celibato sia una venerabile tradizione cristiana e possa anche, come suggeriva Paolo, essere oggetto di vocazione in talune circostanze, esso è anche un charisma (un dono) e non può mai essere preteso da coloro ai quali tale dono non è stato dato.
Paolo asseriva che la presenza di questo dono è riconoscibile nella capacità della persona celibe di affrontare desideri sessuali non soddisfatti senza essere dominata da essi.
Per coloro che non hanno questo dono, Paolo considerava del tutto accettabile la soddisfazione dei loro desideri, nella misura in cui ciò rimaneva entro i confini dell’etica di proprietà. Ogni insistenza sul celibato per gli omosessuali in quanto tali è quindi contraria alla testimonianza del Nuovo Testamento». (cfr. pp. 278-279).
Countryman L. William, Sesso e morale nella Bibbia, Editrice Claudiana , 1998, pp.326
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