A Milano i cristiani LGBT pregheranno in una Chiesa senza pareti
Articolo tratto da Il Guado, bollettino del Gruppo di ricerca su Fede e Omosessualità Il Guado di Milano, Terza Serie, n.3, 5 marzo 2022, pp.1-2
Un articolo in cui raccontiamo come è nata l’idea di organizzare degli incontri di preghiera nella chiesa di San Carlo in Via Lecco. Lo pubblichiamo nella speranza di farvi venire la voglia di partecipare.
Nella seconda metà del XV secolo Milano stava vivendo uno dei suo periodi di massimo splendore e, da città all’avanguardia qual era, decise di affrontare il problema dell’isolamento e della cura di quanti venivano colpiti da una delle tante epidemie che, con una certa frequenza, si presentavano alle porte della città.
Si decise così di circondare un’area quadrata di sedici ettari con quattro lunghissimi porticati e con un fossato che accentuasse l’isolamento di quanto potevano essere fonte di contagio per la città. Nei Promessi Sposi, Alessandro Manzoni, la descrive così: « «S’immagini il lettore il recinto del lazzeretto, popolato di sedici mila appestati; quello spazio tutt’ingombro, dove di capanne e di baracche, dove di carri, dove di gente; quelle due interminate fughe di portici, a destra e a sinistra, piene, gremite di languenti o di cadaveri confusi, sopra sacconi, o sulla paglia; […] e qua e là, un andare e venire, un fermarsi, un correre, un chinarsi, un alzarsi, di convalescenti, di frenetici, di serventi».
Probabilmente, a causa dell’enorme numero degli appestati, durante la peste manzoniana era saltata quella che, invece, sembrava essere un’organizzazione molto efficiente che prevedeva, intorno a un grade spazio sgombro, il ricovero dei malati in 280 camere areate poste sotto i portici. Rigida era anche la divisione per quadrante: in uno stavano i malati, in un altro le persone in quarantena perché sospette, in un terzo quadrante stavano i guariti e nel quarto stava il personale che doveva gestire l’enorme struttura. Al centro c’era un altare su cui si celebravano delle messe che potevano essere seguite da tutte le persone presenti.
Fu San Carlo Borromeo che, nel 1576, incaricò Pellegrino Tibaldi, di progettare una chiesa che avesse però le stesse caratteristiche dell’altare preesistente. Nacque così Santa Maria della Sanità, una chiesa “senza pareti”, perché era circondata interamente da portici aperte che permettevano a tutta la comunità presente nel grande recinto del lazzaretto, di partecipare ai riti che venivano officiati.
Con la rivoluzione francese la chiesa venne sconsacrata e gli spazi aperti che c’erano sotto i portici furono riempiti con delle pareti di mattoni che posero fine a quella «struttura aperta sui quattro lati» che San Carlo aveva voluto. La scelta di optare per un edificio tradizionale fu confermata anche alla fine del XIX secolo, quando la chiesa venne consacrata di nuovo. D’altra parte il recinto del lazzaretto non c’era più e al posto dei grandi spiazzi che circondavano la chiesa c’era un reticolo di vie.
É curioso osservare come, dal 2015, in concomitanza con l’inizio dei restauri che hanno reso di nuovo agibile la chiesa, ci sia stata la progressiva trasformazione della via che fa da pronao alla chiesa, in una vera e propria Gay Street milanese dove tutti i pomeriggi e tutte le sere il variegato popolo LGBT* si incontra per quelle milanesissime apericene o per quei veloci pranzi serali in cui si fanno i progetti sul resto della notte. Purtroppo, in quegli orari, la chiesa di San Carlo resta ermeticamente chiusa, visto che l’orario di apertura si riduce a tre ore ogni mattina, e che le uniche cerimonie sono due messe celebrate alle 10.00 del martedì e del venerdì.
Non è certo la situazione di una Chiesa che vuole davvero essere una “Chiesa in uscita” ed è per questo che il Guado e i Giovani del Guado hanno proposto al parroco di Santa Francesca Romana Ila parrocchia di cui fa parte la chiesa di San Carlo al Lazzaretto) di aiutarlo nell’organizzazione di alcuni momenti di preghiera da proporre nelle ore serali.
Il primo sarà il prossimo 10 marzo alle 21.00. Le porte della Chiesa di San Carlo si apriranno e chi stara seduto sui tavolini che si affacciano in Via Lecco, sentirà dei canti risuonare dietro a quelle mura che, un tempo, nemmeno c’erano.
Il sogno che abbiamo è quello di abbattere idealmente le mura che sono state costruite durante la Rivoluzione Francese, in maniera di dare la possibilità a chi si trova fuori dalla chiesa di san Carlo al Lazzaretto, la possibilità di entrare e, magari, di ascoltare attraverso le parole che sentirà, la parola specifica che Dio ha da dire a lui in quel momento..
Se questo capiterà anche solo per una persona della comunità LGBT+, allora, dentro gli spazi dell’antico Lazzaretto, si realizzerà ancora una volta il sogno che san Carlo aveva avuto quando aveva deciso di costruire quella chiesa: permettere a chiunque di incontrare Dio senza fermarsi davanti a pareti che non ci dovrebbero nemmeno essere e che ciascuno di noi deve cercare di abbattere una volta per tutte.
> Manifesto degli incontri di preghiera nella Chiesa di S. Carlo di Via Lecco a Milano