Alla chiesa cattolica serve un concilio universale dell’ascolto
Riflessioni di Luca Crippa e Arnoldo Mosca Mondadori pubblicate sul quotidiano Corriere della Sera il 25 Giugno 2021, pag.30
L’opinione pubblica italiana (e in parte quella internazionale) si dice oggi sinceramente turbata a causa della recente iniziativa diplomatica della Santa Sede in merito alla discussione in Parlamento di un Disegno di Legge.
Nell’intenzione dichiarata dei suoi sostenitori, questo progetto è volto a garantire a tutti i cittadini adeguata protezione da attacchi alla loro identità, alla loro dignità e alla libertà dell’espressione del proprio pensiero. Di conseguenza, appare evidente — appare evidente — che la Chiesa, al livello della sua più autorevole rappresentanza, si riveli qui nemica dell’identità, della dignità e della libertà di una parte dei cittadini di questo Paese (e, una volta considerato certo il messaggio, di una parte dei cittadini del mondo).
Così considerato, il danno all’immagine della Chiesa, madre e amorevole maestra di tutta l’umana famiglia, sembrerebbe quasi irreparabile. Cosa possiamo pensare di una simile drammatica circostanza?
Certamente la coscienza degli «uomini di Chiesa» coinvolti in decisioni importanti circa i passi giusti da fare in questa situazione è salda. Essi sono sinceramente convinti di agire in (legittima) difesa non di chissà quale interesse «di parte», ma nell’interesse del Vangelo e della possibilità che possa essere annunciato e testimoniato in piena libertà nella società di oggi.
Questa la posta in gioco: poter agire – assumendosi le proprie responsabilità e assumendo i giusti toni della convivenza civile – per far valere un punto di vista motivato da sincera preoccupazione antropologica a proposito di questioni delicate e non scontate (identità sessuale, relazioni omosessuali, rapporto tra cultura e identità sessuale…).
Tutta questa premessa non è solo doverosa, per chi come noi appartiene con sincero impegno e umiltà alla tradizione di fede, speranza e carità della Chiesa di Cristo, ma è anche utile a garantire lo spazio per una riflessione che, sempre in quanto credenti, ci deve toccare e non va sfuggita.
Il tema è questo: il legittimo atto compiuto, e l’argomento che sta al centro del momento, rappresentano davvero la «questione fondamentale» della Chiesa nel mondo (come purtroppo è inevitabile che appaia)?
Per essere espliciti. La nostra impressione è che proprio casi come questo evidenzino una debolezza identitaria della Chiesa di Gesù di cui si percepiscono ogni giorno che passa segni sempre più gravi e sempre più tristi conseguenze.
Chi è la Chiesa? È la custode del patrimonio antropologico, filosofico, morale, civile della società (in primo luogo, anche se non esclusivamente, della società occidentale)?
Se questa fosse la sua identità, e quindi la sua missione, essenzialmente di questo essa avrebbe vissuto nei secoli della sua storia. Ma è proprio così? La risposta è no. Ma non si vede.
La Chiesa è la società umana di coloro che godono i frutti (e cercano di condividerli) della salvezza e del rinnovamento dell’umanità operati da Cristo attraverso la sua incarnazione, passione, morte e risurrezione e attraverso il dono dello Spirito Santo al mondo. Uno Spirito di cui vivere.
Eccola, la questione fondamentale, che quando il tema «Chiesa» viene alla ribalta non appare quasi per nulla in evidenza: la Chiesa è figlia, discepola e umile serva di una verità «troppo bella per essere vera» (cioè talmente interessante e promettente, da suscitare, se ben annunciata, desiderio e sospetto nello stesso tempo: inquietudine profonda e unica porta davvero aperta verso l’assoluto) che si chiama Vangelo.
Ma può dire, la Chiesa di oggi, di apparire al mondo, se possibile, esclusivamente figlia, discepola e umile serva del Vangelo? No.
E il motivo è molto semplice: l’ignoranza del Vangelo di Cristo è la principale «piaga» della Chiesa di oggi. Se essa fosse quel che deve es- sere (e se, quantomeno, apparisse evidente il suo sforzo di essere questo e solo questo), tutti accoglierebbero con ben altro spirito la voce di una parte di umanità che parteciperebbe al dibattito comune con la sua vera identità.
Essa apparirebbe probabilmente ancora più «estranea» al mondo di quanto non sembri quando dice «no» al matrimonio tra persone dello stesso sesso, ma ciò accadrebbe (finalmente!) per il motivo principale!
Proposta. Un Concilio universale dell’ascolto. La Chiesa tutta (oggi, con i mezzi di comunicazione di massa al massimo del loro sviluppo, sarebbe tutta davvero: tutti i credenti, se lo vogliono, presenti in quell’aula…) radunata per fare una cosa sola, la più essenziale, dalla quale (sempre) ripartire: ascoltare e meditare insieme un vangelo e discutere approfonditamente delle implicazioni (si chiamano «doni») spirituali, psicologiche, culturali, motivazionali, pastorali, disciplinari, sociali, economiche del Vangelo.
Quando (ormai è urgente) ci dedicheremo, Chiesa di Gesù Cristo, a perfezionare questa santa intuizione perché diventi cosa reale e magnifico evento storico di conversione?