Benedetta Carlini, una monaca lesbica nella Toscana del XVII secolo
Articolo di Irantzu Monteano pubblicato sul sito della rivista lesbica MIRALES (Spagna) il 12 giugno 2014, liberamente tradotta da Anna Iaderosa
Nel processo di ricostruzione di una storia (coerente) del lesbismo è comune che sia difficile trovare prove storiche clamorose che permettano di sostenere certe biografie che questa storia rivendica per sé. L’assenza di dati conclusivi che rendano più facile fare affermazioni è sempre un handicap per coloro che cercano di ricostruire questa memoria, ma nel caso di Benedetta Carlini la mancanza di prove prende una piega vertiginosa.
Quando la storica Judith C. Brown venne a conoscenza di lei durante un’indagine sulla storia economica e sociale di Pescia (Italia), non poté non sottolineare questo importante fatto, e dopo aver messo in salvo dall’oblio Benedetta Carlini (1591-1661), elaborò il primo documento sul lesbismo dell’Occidente.
Figlia di una famiglia agiata della Toscana, Benedetta fu una religiosa mistica, piuttosto rivoluzionaria, del Rinascimento italiano. Colta, spontanea, devota e appassionata, si distingueva per il suo carattere particolare e fin dal primo momento ricevette un trattamento speciale da parte delle sue sorelle del convento nel quale fu internata come conseguenza delle sue visioni sulla Vergine Maria e della sua relazione mistica con Dio. Per via della sua peculiare forma di religiosità e il suo peculiare carattere, presto la soprannominarono Badessa.
Il Rinascimento fu già di per sé un’epoca di grandi agitazioni e profondi cambiamenti. In questo contesto di rivoluzione culturale, la storia di Benedetta è il sintomo di una società in via di trasformazione. Queste profonde trasformazioni toccarono tutti gli ambiti e la risposta conservatrice a questi ultimi non si fece attendere.
La Controriforma fu una di queste risposte, che cercò di frenare l’avanzamento della riforma protestante cercando di far tornare gli ordini religiosi alle proprie origini tradizionali, cercando di frenare l’incipiente sviluppo di nuove forme di intendere il cristianesimo e punendo qualunque tentativo creativo di religiosità. In quel momento, quindi, le manifestazioni di spiritualità eretica erano pesantemente punite e l’Inquisizione era molto attenta a qualunque acuta illuminazione.
La popolarità delle visioni di Benedetta, che crebbero di intensità, si estese presto nell’Italia dell’epoca e arrivò rapidamente alle orecchie del Papa. In quanto parte di quella corrente di manifestazioni alternative che si diffuse nei regni cristiani, si decise che tale fama doveva essere sanzionata. La venerazione che le sorelle di Benedetta avevano inizialmente professato verso di lei andò calando e la sua credibilità cominciò ad essere messa in discussione. Dopo vari episodi scandalosi di visioni soprannaturali, le sue sorelle la accusarono di essere posseduta. Presto la sollevarono dal suo incarico.
A partire da questo momento, scoppiò lo scandalo. Nel suo impegno per mettere a tacere i pericolosi mistici, il papato di Roma aprì un’indagine per cercare di chiarire quanto accaduto con suor Benedetta, poiché nei suoi episodi di intensità religiosa risiedeva qualcosa di oscuro. Così, indagando sulla su presunta natura demoniaca, le autorità ecclesiastiche interrogarono più volte le protagoniste, cercando di trovare una spiegazione razionale e una giustificazione teologica ragionevole.
Fu contattando suor Bartolomea che i pezzi del puzzle cominciarono a combaciare. Da lei si venne a sapere degli incontri sessuali che suor Benedetta aveva avuto con diverse residenti del convento. Secondo il racconto di Bartolomea, esse erano amanti: Benedetta la costringeva a fare l’amore con lei mentre era posseduta da un angelo maschio chiamato Splenditello ed entrambe vivevano le epifanie mistiche che suor Benedetta descriveva. L’autorità ecclesiastica, fortemente preoccupata, elaborò un rapporto sul caso, rapporto che ancora oggi è conservato e che costituisce l’essenza del lavoro d’indagine dell’autrice Judith C. Brown. In esso, si raccolgono le dichiarazioni delle persone coinvolte nei fatti e si descrivono situazioni quali:
“Comportandosi come se fosse un uomo, lei [suor Benedetta] si muoveva sopra alla subordinata con tale intensità che entrambe rimanevano corrotte.”
“Benedetta, per ottenere più piacere, metteva il viso tra i seni dell’altra e li baciava, e voleva stare sempre sopra di lei.”
“Durante il giorno, fingendo di essere malata e mostrando di aver bisogno di qualcosa, stringeva forte la mano della sua compagna e, mettendola sotto di te, infilava il dito della compagna nei suoi genitali e lo teneva lì, si eccitava tanto da corrompersi.”
Venuta al corrente di tali fatti, l’Inquisizione condannò suor Benedetta al carcere a vita, dove morì nel 1661, un anno dopo suor Bartolomea.
A partire dal riconoscimento di questi fatti, nell’ultima parte del secolo XX, Benedetta Carlini è diventata una grande icona della ricostruzione della storia del lesbismo, ed è comprensibile. Sono state molte le studiose che si sono interessate alla sua figura. La già citata Judith Brown raccontò la sua vita in Immodest Acts (“Atti impuri”), spiegando gli eventi che la portarono ad essere importante per gli storici della spiritualità femminile e del lesbismo.
La drammaturga e direttrice teatrale canadese Rosemary Rowe ha scritto un’opera teatrale sulla relazione amorosa con suor Bartolomea intitolata Benedetta Carlini: Lesbian Nun of Renaissance Italy (Benedetta Carlini: Una suora lesbica nell’Italia rinascimentale) e E. Ann Matter, una teologa femminsta, ha condotto una profonda indagine sul caso in Discourses of Desire: Sexuality and Christian Women’s Visionary Narratives (Discorsi sul Desiderio: Sessualità e Narrazioni Visionarie delle donne cristiane).
Qualunque fosse la natura della sua passione, e senza discutere la sottile linea tra il sessuale e lo spirituale che suor Benedetta (e anche molte altre mistiche contemporanee) osò trasgredire, è giusto evidenziare che gli eventi che segnarono la sua storia offrono una nuova prospettiva all’indagine teologica e sono oggi un punto di riferimento indiscutibile nella storia della femminilità e del lesbismo.
Testo originale: Benedetta Carlini: la monja lesbiana del siglo XVII