Cara chiesa il coming out di nostro figlio ci ha reso due volte genitori
Testimonianza di Carlo e Cristina del Gruppo Davide di Parma per genitori cattolici con figli LGBT e i loro amici
Siamo Carlo e Cristina, genitori di due figli, Stefano e Isabella: guardando a ritroso il nostro vissuto familiare possiamo dire che se all’inizio avevamo l’intenzione o la “pretesa” di essere noi ad educare i figli, dobbiamo prendere atto del fatto che a nostra volta siamo stati plasmati, trasformati e anche cresciuti attraverso l’esperienza genitoriale.
Come genitori di un figlio omosessuale nel periodo in cui eravamo ancora lontani dal capirlo e dal saperlo, abbiamo sofferto per alcuni anni condividendo il suo malessere e la sua sofferenza senza che lui trovasse ancora la forza di aprirsi pienamente a noi, anche se lo imploravamo di farlo.
Adesso sappiamo che doveva lui per primo riuscire a capire se stesso, a combattere con i propri “mostri” interiori e imparare ad amarsi ed accogliersi per quello che la sua natura premeva che fosse e che la volontà divina aveva pensato e voluto per lui.
Stefano risiedeva per lavoro all’estero, prima a Mosca e poi a Nuova Delhi e quindi tornava a casa solo poche volte l’anno: la distanza acuiva maggiormente la nostra preoccupazione e ci faceva sentire ancora più impotenti ad aiutarlo anche perchè il suo disagio diventava sempre più evidente e lui continuava a non confidarsi con noi e a non seguire il nostro consiglio di farsi aiutare da uno psicologo.
Ci chiedevamo se la causa del suo malessere fosse lo stress dato dal lavoro sempre più impegnativo anche se sempre più gratificante oppure dalla lontanaza da casa e dagli amici o dalla solitudine sentimentale.
Quanti rosari abbiamo detto insieme; quanto volte volte abbiamo aperto il Vangelo chiedendo al Signore una risposta ai nostri perchè e quante discussioni tra noi due causate dalla frustazione del non sapere e della nostra impossibilità ad aiutarlo!
Poi venne il trasferimento,a 30 anni, nella sede di Londra ma il malessere permaneva e diventava anzi via via più forte.
Sei anni fa ha finalmente avuto la forza di confidarsi prima con la sorella, trovando in lei ed in ns. genero un grande aiuto e sostegno, chiedendo però loro un completo riserbo in particolare nei nostri confronti in quanto voleva essere lui direttamente a comunicarcelo.
Dopo alcuni mesi, quando si è finalmente aperto con noi, siamo stati sbalzati di colpo in una realtà virtuale provando però anche un grande sollievo perchè finalmente potevamo dare una risposta a tutti i nostri perchè.
Abbiamo pianto di commozione insieme a lui, lo abbiamo abbracciato e ……amato, se possibile, ancor più di prima.
La sera prima di andare a letto ci siamo guardati in faccia, Cristina ed io, e ci siamo detti: “è come se avessimo attraversato un fiume”, convinti che la nostra vita non sarebbe stata mai più quella di prima.
Dopo il coming out abbiamo attraversato una fase di grande riflessione e di rielaborazione sia personale che di coppia ritrovandoci ancora più affiatati e uniti non solo tra noi due ma anche nei confronti di entrambi i nostri figli.
Adesso possiamo dire che in cambio abbiamo avuto una vita ancora più ricca ed è per questo che affermiamo “ SIAMO GENITORI FORTUNATI” in quanto questa esperienza genitoriale ha portato in noi maggior comprensione, amore, apertura e inclusività.
Se prima pensavamo che TUTTO E’ UNO a livello razionale, adesso lo sentiamo anche a livello emotivo, con il cuore: ed è bellissimo!
Nel suo coming out, Stefano, ci aveva anche confidato di avere trovato da alcuni mesi la sua anima gemella, Daniel, e quattro anni fa a Londra si sono sposati: quindi adesso la nostra situazione come genitori è serena vedendolo finalmente tranquillo e felice.
Essere passati attraverso questa esperienza ci porta a prendere atto della complessità dei rapporti umani anche all’interno della famiglia stessa e a fare anche alcune considerazioni: sappiamo capire così poco dei nostri figli e loro sanno così poco di noi genitori!
Riescono a vedere nei nostri occhi quelli del bambino/a che siamo stati, quegli adolescenti o giovani che sono ancora racchiusi dentro di noi con quel bagaglio di emozioni che fanno parte di ciò che siamo adesso e del nostro conseguente modo di rapportarci a loro?
E noi genitori cosa sappiamo “veramente” di quel mondo complesso che è contenuto in ciascuno dei nostri ragazzi e che costituisce la loro più intima essenza al di là delle facciate difensive che spesso indossano?
Grazie ad una copia di amici siamo entrati a far parte del gruppo Davide, gruppo con valori profondamenti cristiani e che si prefigge di aiutare la Chiesa a camminare e diventare maggiormente inclusiva.
Il gruppo in questo momento sta cercando di definire l’atto costitutivo (a noi piace chiamarlo carta dei valori) e in relazione a ciò sono emerse alcune diversità di idee sulle quali stiamo confrontandoci con chiarezza e sincerità di intenti.
Da parte nostra abbiamo alcuni desideri:
- vedere la nostra Chiesa maggiormente accogliente verso l’amore omosessuale in quanto per noi esiste un solo tipo di amore: quello in cui due cuori battono all’unisono, due occhi e due mani si cercano per condividere un cammino di vita insieme. Riteniamo anche che una maggiore apertura della Chiesa possa ripercuotersi in modo positivo sulle frange omofobe della società civile.
- desidereremmo inoltre che si arrivasse a realizzare che non esiste un solo modello di famiglia (quello per così dire tradizionale): la nostra convinzione deriva dalla gioia e dalla bellezza che proviamo nel vedere la reciprocità di amore, la corresponsabilità, il rispetto e la cura tra Stefano e Daniel e tra altre coppie di amici omosessuali che stimiamo e apprezziamo molto.
- forti della nostra esperienza sentiamo il bisogno di spenderci per tendere una mano a chi come genitore o figlio, trovandosi a vivere una situazione analoga alla nostra, sente il bisogno di essere aiutato: da soli sappiamo che potremmo fare ben poco ma con la consapevolezza che “se il tralcio rimane unito alla Vite tutto è possibile” allora troviamo la forza di metterci in gioco.