Don Gallo sulle unioni gay: “Così uno stato democratico conferma i diritti”
Articolo di Delia Vaccarello tratto da L’Unità, 6 novembre 2011, p.33
«Sono prete da 52 anni. Nella Chiesa cattolica sono a casa mia. La sessualità è un dono di Dio, il sesso come punto di partenza non è immorale. L’immoralità è nel calpestare il piacere, cioè la pratica di non amore, quindi la violenza, la mercificazione».
A parlare è don Andrea Gallo, fondatore della comunità di San Benedetto al Porto di Genova, in merito alle unioni civili da celebrarsi nelle chiese (ndr Inglesi): «Mi sembra che così uno Stato democratico e civile confermi i diritti e che così Gesù può solo sorridere».
Gli omosessuali si può soltanto «accoglierli con amore e tenerezza. Se c’è un ostacolo, uno scoglio, questo è la sessuofobia che ci colpisce e ci impedisce di riflettere e pensare».
Se fossero riconosciute unioni simili in Italia don Gallo sarebbe «contento. Una domanda che andrebbe fatta è: chi fa l’educazione sessuale? La scuola? La Chiesa? È meglio se sta zitta…».
Don Gallo, poi, ricorda un’esperienza che lo riguarda da vicino: «C’è stato un ragazzo che mi ha chiesto: ho 30 anni, sono plurilaureato, ma non mi basta per vivere felicemente, preghi con me affinché io possa trovare un compagno. Io gli ho risposto di sì, che avrei pregato con lui. L’importante è il rispetto».
Il tema sarà tra quelli discussi al meeting dei gruppi di credenti omosessuali italiani che si terrà a Firenze domenica 13 novembre ( info su www.gionata.org) .
Nettamente fuori fuoco il commento di Carlo Giovanardi che ribadisce «Il matrimonio per noi resta quello tra un uomo e una donna».
Arcigay sottolinea la forza di una posizione che viene da destra: «In Inghilterra continua la riflessione sull’uguaglianza.
E questo, in una fase di crisi economica, è significativo – dichiara Paolo Patané – . Esiste una dimensione europea di approccio ai diritti civili che vede una destra più avanzata della nostra più avanzata sinistra».