E il parroco sfratta Gesù Bambino perchè “non è Natale”
Articolo di Paolo Colonnello da La Stampa del 28 dicembre 2008
«Venne tra i suoi e i suoi non lo riconobbero…». La lunga pergamena scritta in greco con le parole di San Giovanni, si srotola come un’aurea bianca lungo il grande Presepe privo del suo protagonista, Gesù Bambino. E dovrebbe bastare questo per spiegare il motivo che la notte di Natale ha spinto Monsignor Attilio Bianchi, parroco della Chiesa di Santa Lucia, tempio votivo di Bergamo, a non collocare nella sua culla il Figlio di Dio, suscitando mormorii e polemiche. Ma anche riflessioni profonde.
Qui a Bergamo, nella terra leghista per eccellenza, quella mancata accoglienza del Signore, quel ripudio dei “suoi” all’intrinseca diversità del Divino che si manifesta al mondo povero ed emarginato, assume subito il sapore di una sfida alla politica, di uno scandalo che solo certi uomini di Chiesa talvolta sanno testimoniare.
«Di certo non mi curo di quello che pensano i leghisti…E poi le mie prediche le rivolgo soprattutto a me stesso». Alla fine Monsignore lo ammette: «Si, è stata una provocazione. Ma per interrogare la nostra vita». Per scuotere le coscienze soprattutto dei fedeli e della gente che «non è pronta all’accoglienza». «Credo che nella comunità abbiano capito, perché l’invito è stato quello di collocare Gesù nel proprio cuore».
La statuetta di un Gesù Bambino «bello e paffutello secondo tradizione» comunque è stata collocata sull’altare, come vuole la liturgia. D’altronde, spiega Monsignore, «il presepe è un luogo storico, un luogo didattico nel quale ad ogni epoca viene aggiunto qualcosa. Si è arrivati persino a mettere calciatori o uomini politici… Io ho pensato che quest’anno forse fosse meglio togliere anziché aggiungere».
E tra tutti i personaggi che si potevano scegliere, Monsignore ha deciso di non far partecipare il protagonista assoluto, Gesù Bambino. «Ho lasciato la culla vuota per richiamarci tutti, preti compresi, alla necessità dell’accoglienza continua di quelli che abbiamo accanto. Quando san Giovanni dice che “i suoi non l’accolsero”, non si riferisce ai musulmani o ai leghisti. Ma “ai suoi”, cioè a noi. E dunque che ciascuno accolga Gesù nel suo cuore e lo collochi, se ne è capace, in quella culla lasciata vuota».
All’inizio si era sparsa la voce che Monsignor Bianchi avesse accompagnato la sua decisione a un’omelia assai polemica proprio la notte di Natale: «Questa notte non è Natale – riportavano le agenzie -. Non siete pronti. Se non sapete accogliere lo straniero, il diverso, non potete accogliere il Bambin Gesù».
Ma ieri il parroco ha negato di aver fatto riferimenti agli stranieri: «Non ho mai usato nella mia predica le parole “stranieri” o “emarginati”, anche se è chiaro che ovviamente metto dentro anche loro nell’immagine “dell’altro” cui tutti noi dovremmo pensare e accogliere.
Intendevo parlare dei figli che non accolgono i padri, dei padri con i figli, delle mogli con i mariti… Insomma parlavo del “prossimo” più prossimo a noi». Certo, viviamo in tempi di timori esagerati, di paure che riguardano il colore della pelle prima, le differenze culturali, le “diversità” in generale.
«Posso dire di essere capace di accogliere quel Bambino che viene dentro la povertà di una grotta se non sono capace di accogliere ogni giorno che bussa alla porta del mio cuore? La culla rimane vuota per sottolineare la nostra responsabilità verso il mondo, il mondo che è nella guerra delle armi e il mondo che è nella guerra del benessere sprecone: nessuno può chiamarsi fuori, perché altrimenti, paradossalmente, Dio potrebbe rimanere l’eterno assente della mia vita nonostante le mie parole e i miei gesti siano imbevuti di religiosità».
Così nella sua omelia, Monsignor Bianchi è stato lapalissiano: «L’Amore non lascia mai fuori nessuno, anche se sceglie, non emargina, non rifiuta di accogliere, non dice di non avere tempo, non inventa scuse, non si nasconde dietro la paura del diverso da me.
La culla rimane vuota quest’anno nel nostro presepio, perché ciascuno di noi impari ad amare, perché solo chi ama incontra il Cristo. E allora preghiamo perché questo Natale sia l’occasione per lasciarci cambiare lo sguardo sugli altri, perché possiamo prenderci cura di ogni uomo, di ogni fratello, perché in ogni altro abita il Cristo».