Esiste una spiritualità omosessuale?
Riflessioni di Carlos Osma* tratto da Lupa Protestante, revista cristiana de teología y opinión (Spagna) del 28 settembre 2009, liberamente tradotte da Dino
Esiste una spiritualità omosessuale? O, detto in altro modo: noi omosessuali viviamo una spiritualità diversa da quella degli eterosessuali? Alcuni sostengono di sì, così come esiste una spiritualità femminile diversa da quella maschile, ne esiste una omosessuale contrapposta a quella eterosessuale. Le ragioni che vengono addotte sono numerose, tra esse il fatto che la spiritualità è qualcosa di così intimo che viene vissuto in modo diverso secondo le caratteristiche personali. Soprattutto quando queste caratteristiche si sono trasformate in un rilevante segno di identità nella nostra società.
Ed è qui che sta la maggior difficoltà, dato che il testo biblico è chiaramente eteronormativo. E così dovremmo anche riconoscere che l’eteronormatività non è l’unica difficoltà per il credente di oggi nell’avvicinarsi alla Bibbia, ma ne esistono altre, come l’androcentrismo.
Cosa che non ha impedito alle donne di sviluppare la loro particolare visione di Dio in una forma chiara e comprensibile, a vantaggio dell’insieme dei credenti. Riusciremo anche noi a fare lo stesso?
E poi, un altro grande problema in tutto questo, è che andiamo a cozzare contro una struttura religiosa che oppone resistenza ad essere interrogata e che ci ricorda che l’esistenza di una spiritualità cristiana omosessuale forza in modo eccessivo i principi della Scrittura.
Davanti a questa opinione sarebbe bene ricordare che nessuno è libero da ideologie, e che l’unico modo di criticare una di esse, è di collocarsi in un’altra. Solo la teologia che nasce da un’esperienza omosessuale è influenzata dal suo contesto?
Così poco rilevante è quella eterosessuale? Qualcuno potrebbe affermare con sicurezza che alcuni principi cristiani che egli considera inamovobili non siano stati influenzati dal suo genere o dal suo orientamento sessuale? Faccio fatica a credere che soltanto le persone eterosessuali abbiano la capacità di leggere in modo neutro e puro il testo biblico.
Nel parlare di omosessualità e cristianesimo vengono subito in evidenza testi come: “Se qualcuno si unisce ad un uomo come si fa con una donna, entrambi commetteranno un abominio; tutti e due dovranno essere messi a morte”.
Un’interpretazione che prendesse origine da un’esperienza omosessuale certo non aggiungerebbe anche la condanna alla sofferenza già presente. Ma sicuramente denuncerebbe l’utilizzo del nome di Dio da parte della religione per esercitare un controllo sociale a favore degli interessi della maggioranza.
Per passare poi a ridare dignità a tutte le persone assassinate, torturate o rifiutate a causa dell’influenza nel corso della storia di testi come questo. Dio è sempre al fianco della vittima, questa è la profonda convinzione del cristianesimo, questo è il messaggio del Cristo crocifisso. Non si può dare maggior credito alla parola del Dio che opprime rispetto a quella del Dio degli oppressi.
Le varie voci che negli ultimi anni hanno sostenuto l’omosessualità di Gesù hanno causato molte controversie. Benchè al primo colpo d’occhio possa sembrare un’affermazione bizzarra, che come molte altre applica a Gesù definizioni moderne, la sua forza consiste nel mettere allo scoperto l’utilizzo di Gesù per difendere il sistema eteronormativo.
Qualcosa di simile a ciò che in precedenza aveva già rimarcato tanto giustamente la teologia femminista: “Quando Dio è visto come un uomo, gli uomini vengono presentati come Dio”. E a questo evidentemente noi ci opponiamo.
Di fronte questa illegittima appropriazione, non credo che la persona omosessuale debba avere incertezze, e nel leggere testi come: “E uno dei suoi discepoli, quello che Gesù amava, stava appoggiato al petto di Gesù”, può rallegrarsi vedendo come Gesù non ha rinunciato ad amare le persone del suo stesso sesso, e anche come uno di questi discepoli Egli lo ha amato in un modo diverso.
Questo è ciò che sembrano dire i seguaci di Gesù quando chiamano uno di loro “il discepolo amato”. Si dovrebbe anche osservare senza censure l’immagine che ci presenta questo testo, quella di un Gesù che permette che un altro uomo gli dimostri il suo amore e che nell’affettività tra persone dello stesso sesso non ci vede nessuna minaccia. Gesù vive l’amore con persone del suo stesso sesso in forma aperta e disinibita.
In ogni caso non dovremmo imporre nessuna lettura (di questi testi, ndr) in senso omosessuale dandola per corretta. In primo luogo perchè noi persone omosessuali siamo diversi gli uni dagli altri, e non condividiamo un unico modo di essere, di sentire o di rapportarci a Dio e al mondo.
Perciò la diversità deve essere una caratteristica irrinunciabile della spiritualità omosessuale intesa in modo corretto. E in secondo luogo èperchè non dobbiamo mai dimenticare che anche la nostra interpretazione è di parte, condizionata, e si presta a ricevere correzioni. Nessuno può proporre un’interpretazione definitiva della Bibbia. Quindi dovremmo conformarci ad una che ci illumini giorno per giorno.
Ma, essendo a conoscenza di tutti questi limiti, dobbiamo riaffermarci nel principale significato che una spiritualità omosessuale attualmente ha, e che non è altro che quello di mettere in evidenza l’esperienza di liberazione di fronte a quelli che pretendono che noi viviamo nell’oppressione. Lavorando, secondo le nostre possibilità, per ampliare all’infinito i luoghi in cui si possa vivere più liberamente.
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* Carlos Osma è membro della Chiesa evangelica spagnola di Barcellona
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Testo originale: En busca de una espiritualidad homosexual