Gli omosessuali siriani escono timidamente dall’ombra
Articolo tratto dal sito di Tetu (Francia) del 31 maggio 2009, liberamente tradotto da Dino
All’ONU la Siria è il portavoce dei paesi omofobi. Ma nelle strade di Damasco i gay ci sono e cominciano a rivendicare il diritto di esistere.
In Siria gli omosessuali iniziano ad uscire dall’ombra con l’invito, lanciato su Internet da un piccolo numero di essi, alla tolleranza in una società relativamente conservatrice che li considera come malati o pervertiti. “Sono sempre più visibili in alcuni luoghi di incontro a Damasco”, una via commerciale di un quartiere elegante, un giardino pubblico vicino ad un grande albergo, dei pub nel centro storico dove si incontrano una volta la settimana, afferma all’Agenzia France Presse un giornalista siriano.
Io sono tuo simile
Internet è un mezzo per “aggirare tutte le restrizioni sociali” che consente di liberarsi nell’anonimato o di formare la propria rete di conoscenze, spiega. Sul web, circa 200 omosessuali siriani hanno costituito un gruppo “Io sono tuo simile” ed hanno pubblicato un manifesto alla tolleranza (vedi la pagina Facebook).
“Sono omosessuale, ho il diritto di esprimere la mia opinione. Faccio parte di questa società che mi deve rispetto. Sono omosessuale, ma non vengo da un altro pianeta”, afferma questo richiamo senza precedenti. Il testo mira ad ottenere l’abrogazione di una clausola del codice penale che “sanziona gli individui per il loro orientamento sessuale, orientamento che essi non hanno scelto”.
Relazioni oltraggiose
In Siria, come nella maggior parte dei paesi arabi, l’omosessualità è considerata come “un delitto”. Essa non è menzionata in modo esplicito dalla legge che prevede una pena che va da sei mesi ad un anno di prigione per “relazioni oltraggiose”, spiega Ammar Qorabi, presidente di un’organizzazione dei diritti dell’uomo. Lo scrittore Nabil Fayyad, che si presenta come un difensore dei diritti delle minoranze, denuncia “la commistione” tra omosessualità e prostituzione: Secondo lui “ci sono più omosessuali e lesbiche di quanto non si creda. Il 20% sono omo o bisessuali”, ma la maggioranza dei Siriani rifiuta di riconoscerlo. Cita giardini pubblici o ristoranti a Damasco.
Degli hammams, nei quali in passato le persone venivano per discutere, “sono diventati un tradizionale luogo di incontro” per i gays, assicura. Si ricorda di un Americano, Edward G., originario di San José (California occidentale) che si recava regolarmente in Siria per fare “turismo sessuale”. Era munito di una guida gay e si diceva “sbalordito dall’estensione di questo fenomeno”.
Salvare le apparenze
Souheil, sulla trentina, non dà il suo vero nome. Dice di condurre una doppia vita per “salvare le apparenze”. “Si augura che le mentalità cambino” e che i diritti di tutti “siano rispettati indipendentemente dalla loro identità sessuale”. Bassam, autista, afferma al contrario di “essere disgustato”. Egli vede nell’omosessualità “una malattia” ed aggiunge, “gli omosessuali devono farsi curare”. Nel dicembre 2008 una richiesta di depenalizzazione dell’omosessualità depositata all’assemblea dell’ONU è stata firmata da 66 paesi. Altri 60 paesi hanno firmato una dichiarazione opposta, che è stata letta dalla Siria e sostenuta dai paesi arabi.
Testo originale: Les homos syriens sortent timidement de l’ombre