Ha senso chiedersi se “l’omosessualità è naturale?”
Riflessioni di Devenir un en Christ, gruppo di cattolici omosessuali francese, liberamente tradotte da Giacomo Tessaro
La Genesi riporta come Dio, nella sua opera di creazione, a creato l’essere umano maschio e femmina. L’antropologia cristiana si appoggia su questi capitoli per definire la sua visione della sessualità: “L’uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne” (Genesi 2,24).
Se la complementarità dell’uomo e della donna è il fondamento della sessualità, l’omosessualità può quindi considerarsi naturale?
Tuttavia, molte persone omosessuali – o forse sarebbe meglio parlare di persone omoaffettive – affermano di essere tali per natura, che non hanno scelto il loro orientamento sessuale, che non può essere cambiato.
Senza dubbio l’omosessualità non corrisponde alla norma della sessualità che, secondo la legge naturale, mira alla procreazione (cfr. Genesi 1, 28); non di meno essa è uno stato di fatto, un dato della vita che ci interroga, in mezzo a questa creazione definita, in maniera generale, “molto buona” (Genesi 1,31).
Se i fattori che concorrono alla genesi dell’omosessualità sono numerosi e talvolta difficili da determinare, ciò che soprattutto importa è tracciare e inventare un cammino di fecondità e di felicità a partire da questo dato della vita, secondo la chiamata di Dio stesso: “Siate fecondi” (Genesi 1,28).
L’omosessualità non è nemmeno primaria nella persona umana, che si definisce prima di tutto come figlia di Dio piuttosto che come etero- o omosessuale. In definitiva, non è questione di domandarsi prima di tutto se l’omosessualità è naturale, ma piuttosto di domandarsi come ogni persona, quale che sia la sua situazione, possa rispondere nel miglior modo possibile, con le sue difficoltà ma anche con i suoi talenti, alla chiamata d’amore del Padre.
Testo originale: L’homosexualité est-elle naturelle?