I gay cristiani francesi si raccontano
Articolo pubblicato sul sito del gionale Le monde (Francia) il 4 marzo 2006, tradotto da Dino M.
Gli viene da sorridere quando gli si dice che l’immagine di Gesù, sul suo blog, ha uno stile da “San Sulpizio” (termine usato in Francia per indicare una particolare forma di “santini” realizzati con immagini oleografiche incollate su una base simile ad un pizzo traforato.
I principali produttori avevano le loro sedi in Rue Saint Sulpice a Parigi. Da qui il nome di questo stile – ndr). “E’ vero, ho dei gusti classici…”.
Questo studente di 20 anni, che frequenta una classe preparatoria a Parigi (le classi preparatorie sono dei corsi di livello universitario tenuti dopo il liceo – ndr), ha scelto lo pseudonimo di Aelred. Come Sant’Aelred di Rielvaux.
Un monaco cistercense inglese che visse nel XII secolo e che provava un “affetto intimo” nei confronti di alcuni suoi compagni, pur attenendosi rigidamente alla castità. In qualche modo il primo santo gay.
Aelred, incontrato in un caffè del quartiere latino, confessa emozionato che desidera “lanciare un messaggio” attraverso il suo blog (abbafather.blogspirit.com): “Voglio dire ai cristiani omofobi che io sono nato così.
Che la mia omosessualità è qualcosa che non ho scelto. Io cerco di poter amare, come qualsiasi ragazzo della mia età, e di vivere come cristiano. Vorrei che la Chiesa cattolica e, insieme a lei tutti i cristiani rivolgano a noi uno sguardo d’amore. Per il momento, non riesco a percepire altro che un rifiuto”.
Aelred è cattolico praticante, originario della provincia, ben inserito nella sua Chiesa locale. Nessuno sa che è omosessuale. Nè i suoi genitori, nè i preti che conosce da quando era bambino. Tramite internet, digitando “cristiani” e “gay” su un motore di ricerca, è entrato in contatto con altre persone omosessuali.
Dapprima ha partecipato al gruppo di preghiera dell’associazione cristiana “David e Jonathan“, che si riunisce tutti i secondi venerdì del mese, alle 19, nella chiesa Saint-Merri a Parigi, di fianco al Centro Georges Pompidou.
“La prima volta ero paralizzato dalla paura: Ma ho capito che era possibile essere gay e cristiano allo stesso tempo”. In seguito ha incontrato il gruppo Lambda, costituito da gay e lesbiche che si ritovano una volta al mese nella cattedrale americana di Parigi, che appartiene alla Chiesa anglicana episcopale.
Doppia vita
Lo studente ha fatto il suo cammino. “Un anno fa, io non vi avrei parlato così… Mi sentivo colpevole. Avevo l’impressione di essere nel peccato. Ero diviso in due parti. Andavo a messa, ma mi sentivo come un estraneo Come se lasciassi una parte di me stesso sulla soglia della chiesa. Oggi voglio poter vivere come cristiano e omosessuale”.
Un tempo Aelred contemplava l’idea di farsi prete. Ma la recente istruzione del Vaticano che vietava il sacerdozio agli omosessuali gli chiude questa via. “Noi ci troviamo in una fase di transizione della storia della Chiesa, cerca di consolarsi tra sè e sè. Credo che essa si evolverà. Io rimango cattolico e cercherò di applicare a una relazione omosessuale ciò che la fede cristiana chiede alle coppie eterosessuali. Il rispetto e la fedeltà”.
Jean-Marc ha fatto un’altra scelta. Questo ragazzone pieno di vita, dal sorriso aperto e dalle larghe spalle ha deciso di lasciare la Chiesa cattolica per diventare anglicano. “La maggior parte dei cattolici fa fatica ad abbandonare la sua Chiesa. Per me l’importante è il mio rapporto con Dio. Il contesto importa poco”.
Jean-Marc ha un lungo passato come cattolico. Ha frequentato assiduamente, negli anni ’80, la comunità carismatica del Cammino Nuovo, a Lione. “Non potevo parlare della mia omosessualità. Sarei subito stato giudicato dai benpensanti che mi avrebbero risposto: “E’ male!”. E così ero un vero schizofrenico. Conducevo una doppia vita: cristiano di giorno e gay di notte… Era una cosa proprio malsana. Molta gente, compreso dei preti, conducono questa doppia vita”.
Non riuscendo più a sopportare la situazione, Jean-Marc ha abbandonato ogni pratica religiosa per dieci anni, e si è rivolto alla New Age. In seguito ha spinto la porta della Chiesa anglicana, proprio quando questa ha nominato, nel 2003, il suo primo vescovo gay.
Jean-Marc è uno dei fondatori del gruppo Lambda. Tiene il diario della sua vita, della sua fede dei suoi amori, sul suo blog (gayanglican.blogspot.com). Secondo lui la grande novità è proprio questa: “Internet è stato liberatore. Gli omosessuali cristiani adesso fanno sentire la loro voce. Prima la parola era monopolizzata dalle Chiese. Ormai gli omo possono dire io”. Ogni giorno riceve un centinaio di visite sul suo blog e mantiene un regolare contatto con una trentina di cristiani omosessuali.
Sono sorte anche altre iniziative. Eric Louis (uno pseudonimo) per molto tempo ha tenuto un blog sul sito dell’associazione cattolica “Devenir un en Christ“, che si rivolge agli omosessuali, ma in un’ottica più conservatrice rispetto a “David et Jonathan”. Ne ha tratto un libro pubblicato a spese dell’autore con il titolo “Au matin de ma vie” (Al mattino della mia vita). E prosegue il suo racconto in Rete (auteur.ericlouis.free.fr).
Eric ha cominciato a scrivere la sua storia nel 2002. “Internet rappresenta un palcoscenico formidabile, afferma questo cattolico di 32 anni, unito col PACS. Per molti omosessuali cristiani rappresenta l’unica possibilità di dialogo. Penso ai preti che conducono una doppia vita. Si tende a credere che l’incontro virtuale non sia un vero incontro. Ora invece posso dirvi che alcuni omosessuali mi hanno confidato delle cose che non mi avrebbero mai potuto dire faccia a faccia”.
Questi cristiani non chiedono la creazione di Chiese gay: cercano delle strutture nelle quali essi possano semplicemente essere accolti. “L’essenziale è uscire dall’isolamento e dalla colpevolezza, che sono letali, insiste Eric. Da parte mia ho potuto svincolarmi da una focalizzazione quasi ossessiva sulla sessualità a partire dal momento in cui ho compreso che non ero un appestato, da solo nel suo angolo. Ora esistono dei luoghi di accoglienza. Dietro l’intransigenza dei discorsi ufficiali, alcune parrocchie si mostrano molto aperte”.
Abbazie benedettine come Solesmes (Sarthe) o La Pierre-qui-Vire (Yonne) ospitano dei ritiri organizzati da David et Jonathan o Devenir un (sono associazioni di cattolici gay francesi- ndr).
Gli omosessuali cristiani hanno l’impressione di ricevere un doppio rifiuto. “Negli ambienti gay e lesbici, tutto quello che è cristiano viene assimilato all’inquisizione, lamenta Jacques, dell’associazione David et Jonathan. Quasi è più difficile essere cristiani negli ambienti omo che essere omo nelle comunità cristiane”.
Jean-Marc propone una soluzione radicale per far sì che le istituzioni comincino a muoversi. “Niente potrà cambiare nella Chiesa cattolica finchè una quantità significativa di omosessuali non avrà fatto il suo coming out!”.
Articolo originale: Gay et religieux