Sono musulmano e gay. Io, la mia vita e Dio
Articolo tratto dal mensile Têtu n.198 (Francia) dell’aprile 2014, pag.49, liberamente tradotto da Marco Galvagno
Autore del libro Le Coran et la Chair e fondatore dell’associazione Homosexuels musulmans 2 France, Ludovic Mohamed Zahed ha deciso di Lasciare la Francia.
Ha deciso di raccontare le ragioni politiche e personali di questa scelta: “All’età di 17 anni, quando ho scoperto la mia omosessualità, ho perso tutti i miei punti di riferimento. Ho dovuto reinventarmi una vita. Ho dovuto rifondare anche la mia visione di Dio.
Ero ben lungi dall’immaginare che queste prove avrebbero contribuito, anni dopo, ad aprirmi le porte di un impegno cittadino al quale sono enormemente debitore. E inoltre allora non ero in grado di capire che vi erano persone ben più infelici di me.
Oggi, nonostante l’approvazione della legge sul matrimonio per tutti, mio marito ed io abbiamo deciso di tornare a vivere in Africa, più precisamente abiteremo in Sud Africa, il paese di mio marito Quiham, in cui abbiamo più diritti come coppia gay.
Mio marito ha ripreso il suo vecchio lavoro; quanto a me, lontano dai sommovimenti politici che scuotono la Francia, finirò il mio dottorato all’università di Stellenbosch, vicino a Città del Capo.
In Francia ho avuto la fortuna di partecipare alla fondazione di associazioni meravigliose come Jhs+, MMES, MPF, Calem. Metterò anche in Sud Africa la mia esperienza associativa al servizio delle persone che sono molto più infelici o sfortunate di quanto io sia mai stato. Il nostro progetto è di costruire il primo centro inclusivo musulmano, una moschea inclusiva, un centro per i rifugiati provenienti sia dall’Africa sia dal mondo arabo musulmano, un centro di formazione per gli imam progressisti.
Questo centro di formazione si chiamerà Calem Rumi Isiphelo. L’obiettivo di questo centro è promuovere l’autonomia, l’apprendimento, la condivisione, la libertà di pensiero. Sarà un luogo che fornirà rifugio e uno spazio per la guarigione interiore, contro la persecuzione e i traumi che le persone hanno subito, sarà un luogo di accoglienza e per la formazione di persone vulnerabili in modo da aiutarle nel loro cammino di emancipazione.
Accoglieremo in modo particolare gay e lesbiche musulmani, in modo particolare quelli del Medio Oriente o Africani cacciati dalle loro famiglie o in fuga dal loro paese a causa del loro orientamento sessuale. Accoglieremo anche le persone sieropositive, le donne musulmane sieropositive o maltrattate dai propri mariti.
Si tratta di un progetto ambizioso, che sarebbe stato difficilmente realizzabile in Francia, un paese che al momento attuale sembra interessato solo alle sue specialità gastronomiche. Penso che sia più saggio per me proseguire i miei obiettivi fuori dalla Francia come hanno già fatto altri prima di me, preferisco recarmi altrove piuttosto che condurre battaglie politiche dogmatiche…
C’è un tempo per scuotere la società e un tempo per ricostruire sul campo in tutta serenità. Sono queste le ragioni per le quali per me stesso, per i miei futuri figli e per mio marito è meglio vivere in Sud Africa, sulla terra rossa dei miei antenati, piuttosto che in Francia, il paese in cui sono cresciuto”.
Titolo originale: L’autre Cap