I risultati del questionario sulla famiglia nelle diocesi americane
Articolo di Michael O’Loughlin* tratto dal sito del National Catholic Reporter (Stati Uniti) del 11 marzo 2014, liberamente tradotto da Silvia Lanzi
I cattolici laici a cui è stata data l’opportunità di rispondere ad un questionario del Vaticano su alcune questioni famigliari hanno apprezzato con piacere quest’opportunità, ma può essere che tale opportunità venga data anche ai laici in poco più di un terzo delle quasi 200 diocesi cattoliche degli Stati Uniti.
Il National Catholic Reporter (NCR) [un sito di informazione cattolico n.d.t.] e le pubblicazioni delle diocesi statunitensi cercano di capire come le stesse diocesi cattoliche abbiano risposto alla richiesta dell’ottobre 2014 di papa Francesco di distribuire “immediatamente” e “il più ampiamente possibile” un questionario su argomenti quali la contraccezione, il matrimonio omosessuale e il divorzio.
I risultati delle diocesi di tutto il mondo diventeranno un punto di partenza per il Sinodo dei vescovi sulla famiglia che si terrà in ottobre a Roma. L’NCR ha trovato 78 diocesi con informazioni facilmente accessibili su cosa fosse il sondaggio e come vi potessero partecipare i cattolici, sia con questionari online che direttamente (un vescovo, in Alaska, ha ospitato una riunione di questo tipo nel municipio), o su richiesta delle parrocchie.
Alcuni vescovi hanno detto che sarebbero stati consultati commissioni di preti o altre strutture diocesane per raccogliere le risposte del questionario. Di queste, circa una dozzina riportano pubblicamente i risultati dei sondaggi. Il questionario è stato predisposto dall’allora arcivescovo, oggi cardinale, Lorenzo Baldisseri, a capo dell’ufficio vaticano che ha organizzato il sinodo di ottobre, il cui tema ufficiale è “Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione”. È composto da trentanove domande divise per nove argomenti.
Secondo la ricerca dell’NCR, molte delle diocesi statunitensi non hanno dato nessuna informazione sul sinodo o sul questionario sui siti diocesani, ma alcuni hanno mandato una relazione alla Conferenza dei vescovi cattolici statunitensi, che sta raccogliendo le informazioni da mandare a Roma. Un portavoce della conferenza ha detto di non disporre dei dati relativi su come alcuni vescovi spedissero le relazioni. In ottobre monsignor Ronny Jenkins, il segretario generale della conferenza dei vescovi statunitensi, ha chiesto che le diocesi USA mandino i risultati delle loro assemblee all’ufficio di Washington entro il 31 dicembre, perché possano essere mandati all’ufficio di Baldisseri entro febbraio.
A Tucson, in Arizona, il questionario è stato mandato ai responsabili delle parrocchie e reso disponibile online per i laici. Il vescovo Gerald Kicanas ha detto che il laicato era molto felice di parteciparvi. “Penso che ci sia stato un bel po’ di entusiasmo per questo. È un argomento molto importante per la gente, la nostra società e la cultura” ha dichiarato all’NCR.
L’entusiasmo e stato evidente anche a Spokane, Washington. Il vescovo Blase Cupich, ha dichiarato all’NCR che molti laici cattolici hanno incluso dei commenti che esprimevano gratitudine a Francesco per l’opportunità data loro di parteciparvi. “La gente si è sentita incoraggiata dal fatto che le loro opinioni fossero considerate e che gli fossero state fatte quelle domande. È stato un successo anche solo lanciare il questionario. Ha aperto alla gente una nuova porta, ha dato loro la sensazione di partecipare, in un certo qual modo, al sinodo”.
Le informazioni di alcuni siti diocesani sottolineavano che il questionario non era un sondaggio di opinione o un referendum sull’insegnamento della Chiesa, ma uno strumento per chiedere ai cattolici laici cosa fosse comprensibile e cosa no e per chiedere come la Chiesa poteva provvedere meglio alla cura pastorale delle famiglie.
I risultati del sondaggio
Un esame dei risultati del sondaggio, resi disponibili on-line, suggerisce che i cattolici americani hanno domande sull’insegnamento della Chiesa rispetto a una gamma di argomenti riguardanti la famiglia.
Il vescovo Stephen Blaire di Stockton, in California, ha affermato al NCR di non essere sorpreso dai risultati, un sunto dei quali è disponibile sul sito della diocesi. “Se si tasta il polso della situazione, si deve sapere anche cosa la pensa gente. Molte persone sentono che l’insegnamento della Chiesa su matrimonio e sessualità, non è stato accettato nella sua totalità. Credo che lo sappiamo tutti”.
Mentre la maggior parte degli intervistati a Stockton guardano negativamente al matrimonio omosessuale, parecchi si sono espressi in questo modo, e cioè “che non c’è nessuna sensibilizzazione parrocchiale per le persone [che vivono una relazione omosessuale] che li faccia sentire a proprio agio in chiesa” secondo il rapporto diocesano. In più, i responsabili pastorali “sono incoraggiati a trattare le coppie dello stesso sesso che hanno adottato bambini, nello stesso modo di qualsiasi altra coppia eterosessuale con figli”, dice il rapporto.
“Pena e avvilimento sono i temi dominanti” per i cattolici divorziati e risposati, afferma il rapporto, e gli intervistati hanno lamentato le condizioni “difficili e ingombranti” per l’annullamento. Di più “il controllo della gravidanza è un valore accettabile” nella società, secondo il questionario.
La diocesi di Honolulu afferma che l’insegnamento ecclesiastico sul celibato del clero, il sesso prematrimoniale, la contraccezione, il divorzio, l’aborto, il matrimonio omosessuale sono “quasi universalmente rifiutati” generalmente e dai cattolici e dalla società.
Più dell’80% degli intervistati ad Honolulu è d’accordo che “una semplificazione nella pratica canonica” circa gli annullamenti gioverebbe alla Chiesa. Gli intervistati riportano difficoltà nell’accettare l’insegnamento ecclesiastico sulla contraccezione non naturale; il rapporto cita un laico che afferma che questo insegnamento è “irrealistico e male informato”
Il rapporto citava il divorzio, le pressioni finanziarie, l’abuso sui minori, l’uso di droghe e i “valori secolari” come le maggiori minacce alla famiglia oggigiorno. Un sacerdote, citando le pressioni economiche sui genitori, ha affermato che la Chiesa ha bisogno “di guardare ai modi per permettere alle famiglie di avere più tempo per stare insieme in armonia”. Il vescovo Robert Lynch di St. Petersburg, riferisce che più di 6.800 persone hanno risposto a quest’inchiesta (NCR, Feb. 28-Marzo 13). Lynch ha affermato che c’è stato un “forte appoggio “ per il matrimonio classico – ovvero tra uomo e donna.
Gli intervistati ritenevano anche che “la Chiesa, comunque, ha bisogno di essere meglio preparata per rispondere a quella che ora è una realtà: il matrimonio omosessuale” e ha bisogno di “essere più gentile e generosa verso chi si identifica come gay o lesbica – meno giudicatrice e più accogliente”.
Gli intervistati “sentono in maniera molto forte” che “deve essere fatto qualcosa per riconciliare e accogliere di nuovo” i cattolici divorziati e risposati in seno alla Chiesa. In Iowa, il vescovo Martin Amos di Davenport ha compilato una relazione sulla base delle risposte al questionario. Ha notato che “i media secolari continuano nel loro sforzo di promuovere una ‘nuova normalità’ in contrasto all’insegnamento della Chiesa.
Amos afferma anche che la legge naturale non è discussa nella società moderna e che il matrimonio viene visto “solamente in termini secolari”. Amos ha scritto che, mentre molti divorziati e risposati cattolici non sono consci che la loro situazione “irregolare” li esclude dai sacramenti, quelli che si astengono dal ricevere l’eucarestia “spesso si sentono tristi e isolati”.
Ha notato anche che la maggior parte degli intervistati, come quelli a Stockton e Honolulu, vorrebbero si semplificasse il processo di annullamento e l’opinione “più forte” è stata quella che “ad una persona divorziata e risposata dovrebbe essere permesso di ricevere il sacramento della riconciliazione e di risposarsi in seno alla Chiesa cattolica”, e quindi ammessa ai sacramenti.
Riguardo al matrimonio omosessuale, legale in Iowa, Amos ha scritto che la chiesa dovrebbe fornire la cura pastorale ai singoli “coniugi” del matrimonio omosessuale e accoglierli nella comunità sebbene “non riconosca le unioni come valide”. Circa la contraccezione, Amos ha scritto che i cattolici rifiutano il divieto per motivi “ideologici e pratici”.
A Bridgeport, in Connecticut, una sintesi delle risposte ha mostrato che I cattolici laici rifiutano la posizione della Chiesa sul controllo delle nascite. Un intervistato ha scritto che “la Chiesa deve capire che il controllo delle nascite chimico (la pillola) è una realtà che non cambierà mai e che ha bisogno di essere accettata” e un altro che sarebbe “utile che la Chiesa riconoscesse che questo insegnamento non è stato fatto proprio dai fedeli cattolici”.
Ancora, alcuni hanno espresso il proprio sostegno alla proibizione della contraccezione artificiale e hanno suggerito che la Chiesa promuova con molta più forza una pianificazione famigliare con metodi naturali. Altre diocesi hanno riferito il numero dei partecipanti ma non hanno offerto dettagli sulle risposte.
Nella diocesi di Scranton, 890 persone hanno completato un sondaggio on-line e a Pittsburgh, dove le persone che hanno risposto al sondaggio sono state 2.811, il vescovo David Zubik ha affermato, sul Pittsburgh Catholic, che le risposte sono state “davvero oneste e persicaci”. Nella diocesi di Springfield, il 75% dei 334 dei partecipanti al sondaggio, non comprende interamente l’insegnamento della Chiesa sulla famiglia.
Dati accurati
Blaire di Stockton ha affermato che ogni consultazione futura dovrà affidarsi a professionisti per raccogliere informazioni. L’arcivescovo William Lori di Baltimora si è detto d’accordo, suggerendo in una email al NCR che si coinvolgano organizzazioni di ricerca professionale che potrebbero “raccogliere dati molto più accurati”. Non di meno ha definito il processo “un passo nella giusta direzione di un dialogo già in corso”.
Il gesuita Thomas Gaunt, direttore esecutivo del “Center for Applied Research in the Apostolate (CARA)” dell’università di Georgetown, ha detto che la procedura di raccogliere risultati scientifici potrebbero richiedere diversi mesi, molto di più rispetto alle otto settimane che sono state concesse agli arcivescovi statunitensi per raccogliere le informazioni. La sfida principale, ha affermato, sarebbe la creazione di “domande a cui ogni cattolico americano potrebbe rispondere”.
Kicanas ha notato che è importante per la Chiesa “conoscere ciò con cui ha a che fare, i comportamenti e le attitudini della gente circa matrimonio, famiglia e sessualità”. Ha affermato che la Chiesa deve “avvicinarsi a questi complessi argomenti, affrontarli in un modo che sia fedele ai nostri insegnamenti ma che rispondano ai segni dei tempi”.
Blaire fa eco a questo modo di sentire. “ci sono così tante battaglie nella vita di una famiglia, così dare la nostra attenzione pastorale ad essa è estremamente importante”. Recentemente, alcuni vescovi hanno tentato di mettere a freno le aspettative su ciò che il sinodo potrebbe realizzare, ma Cupich ha affermato che la Chiesa “dovrebbe permettere allo Spirito Santo di guidarci”. Citando il cambiamento nei cuori dei capi della Chiesa seguito al Concilio Vaticano II, ha detto che il clero dovrebbe prendere sul serio le “gioie, i dolori, i tormenti e le sfide dei laici”.
* Michael O’Loughlin è un autore freelance e abita a Washington, D.C.
Testo originale: Some US dioceses report results of questionnaire