Il muro invisibile. La difficoltà di parlare di preti gay nella chiesa cattolica
Articolo di Bob Shine pubblicato su Bondings 2.0, blog dell’associazione cattolica New Ways Ministry (Stati Uniti) il 2 febbraio 2016, liberamente tradotto da Silvia Lanzi
Michelle Boorstein* nel suo ultimo articolo sul Washington Post (del 31 gennaio 2016) si è occupata del dibattito emergente sugli omosessuali presenti nel clero cattolico. Boorstein afferma che la Chiesa cattolica sta subendo una “fase storica nel dibattito sull’omosessualità” e aggiunge che:
“In un periodo in cui la parola ‘coming-out’ è alquanto abusata, il clero cattolico sembra essere rimasto uno degli ultimi baluardi di nascondimento, anche se piuttosto affollato, per le persone omosessuali. Quanti studiano il clero omosessuale cattolico credono che i gay costituiscano una percentuale significativa dei 40.000 preti ordinati solo negli Stati Uniti, mentre alcuni studiosi pensano che essi siano addirittura la maggioranza del clero. Al contrario il numero di coloro che hanno fatto coming-out nel clero cattolico è piccolissimo”.
Questo significa che i preti gay, come ha dichiarato Boorstein nella suo più ampio discorso sull’omosessualità, sono ancora “invisibili”. Nell’articolo del Washington Post, scritto dopo aver effettuato dozzine d’interviste a “preti e ex-seminaristi gay o ad esperti di preti omosessuali”, troviamo espressi i loro pensieri:
“Molti [degli intervistati] non esprimono l’urgenza che la chiesa li accetti (come omosessuali). Alcuni, comunque, dicono che il sacerdozio rimane sessualmente repressivo; un prete ha affermato che c’è un ‘muro invisibile’ sull’argomento con i suoi confratelli”.
“Molti preti parlano con forza del duro lavoro che devono fare per accettare la propria sessualità e di quanto sia una parte importante di ciò che sono. Ma il loro rimanere nascosti spesso li lascia in uno stadio indefinito”.
Queste interviste includono un prete di Chicago, fra Michael Shanahan, che ha pregato durante i suoi ventitré anni di sacerdozio per decidere se fare o non coming-out, e lo ha fatto nell’intervista con Boorstein. Egli ha ponderato le possibili conseguenze negative, come la diminuzione del rispetto dei parrocchiani o le sanzioni dell’arcidiocesi ma anche i risvolti positivi quali:
“L’impatto che il suo coming-out poteva avere sulle vite dei giovani gay nel trattamento delle dipendenze e nella prevenzione dei suicidi, sui genitori e i nonni che sentono di dover scegliere tra i loro figli gay e la chiesa. Per alcuni, sapere che il proprio prete è gay – e che è in pace con se stesso – potrebbe portare a una sorta di guarigione interiore.
“È una testimonianza che è importante per me dare. La fede cristiana ha molto da dire sui perdenti, sugli emarginati, i lebbrosi, i ciechi, gli zoppi, le prostitute ostracizzate, le vedove e i più piccoli”, dice [fra Shanahan] ‘Voglio essere uno di quei preti che, con grande rispetto per l’insegnamento della chiesa, può dire: sono un essere umano. Sono un figlio – uno di sei – sono gay e sono prete. Punto”.
Boorstein ha intervistato anche fra Fred Daley, il quale ha affermato che i suoi confratelli “sia omosessuali che eterosessuali” rimangono “in silenzio” piuttosto che appoggiarlo nel suo coming-out. Fra Daley, la cui storia ha detto di non aver ricevuto aiuto come prete gay perché con il suo coming out ha “rotto le regole del club clericale”.
Fra’ Warren Hall, che ha fatto coming-out dopo essere stato licenziato dalla Seton Hall University per il suo appoggio alla NOH8 Campaign (una campagna per i diritti dei gay), dice che i preti scelgono di non fare coming out perché credono che abbia un impatto negativo sui loro ministeri. Infatti consiglia ai seminaristi di restare nascosti.
Riguardo il futuro del sacerdozio, di quelli intervistati, solo monsignor Stephan Rossetti crede che oggi ci siano meno preti gay. Uno dei preti gay della Pennsylvania ha detto che i sacerdoti e seminaristi più giovani “sono sicuramente più conservatori, ma non per questo ci sono meno gay”.
Il bisogno di discutere apertamente e aiutare meglio i preti gay è una problematica reale nella chiesa cattolica. Per aiutare questa discussione, New Ways Ministry (Associazione cattolica USA) sta organizzando per questa primavera un ritiro per preti e religiosi omosessualiche sarà tenuto da fra’ Fred Daley. Intitolato “Fan into Flame the Gift of God: Embracing the Gifts of Gay Priests and Brothers,” (“Ravvivare il dono di Dio: Abbracciando i doni dei sacerdoti e dei fratelli omosessuali”), vuol cercare di aiutare la chiesa cattolica ad abbracciare molti dei doni dei suoi operosi ministri gay.
Il ritiro, in programma dal 28 aprile al 1 maggio 2016 vicino a Philadelphia, sarà aperto a sacerdoti e cattolici omosessuali, ma anche a tutto il personale ecclesiastico delle diocesi, così come ai dirigenti e ai formatori delle comunità religiose maschili. Il programma è stato costruito per favorire la comunicazione e la comprensione tra il clero e i religiosi gay e loro superiori. (…)
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* Michelle Boorstein è una giornalista del Washington Post che si occupa di temi religiosi e dell’influenza della religione sulla realtà americana.
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Articolo originale: Conversation on Gay Catholic Priests Expanded by New