Il nostro cammino d’amore. Essere genitori cattolici di una persona transgender
Articolo di Emilie Ng pubblicato sul sito del Catholic Leader, periodico dell’arcidiocesi cattolica di Brisbane (Australia) il 17 febbraio 2017, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
Teresa e Bill*, una coppia di genitori cattolici, hanno scoperto di nutrire un amore incondizionato per i propri figli quando il loro figlio, diciassette anni fa, ha annunciato di non poter più vivere come un uomo.
Sei mesi prima Bill, un medico di base in pensione che assieme alla moglie praticava la pianificazione famigliare naturale detta Billings, stava frequentando un corso di etica medica e bioetica con l’esperto cattolico di etica padre Kevin McGovern, e uno dei temi su cui si discuteva erano le terapie riservate alle persone transgender e la riassegnazione chirurgica del sesso: “Leggevo quelle cose da un punto di vista medico, consideravo i diversi punti di vista sui vari aspetti di queste terapie e sulla riassegnazione chirurgica, e pensavo che stessimo andando troppo in là. Poi venne un giorno in cui ero con mio figlio, che era tornato a casa a trovarci, e gli stavo parlando di queste cose. Io parlavo, ma lui non diceva molto”.
Era un giorno apparentemente normale, in cui il figlio era tornato a casa dei suoi genitori cattolici nel Queensland: “Io stavo seduto dove ora c’è lei, lui era seduto nel mezzo e disse che doveva dirci qualcosa d’importante”.
Teresa si preparò mentalmente all’annuncio di un tumore, invece il figlio, con apprensione, tirò fuori un breve articolo intitolato “I ragazzi saranno ragazze”. “Disse ‘Ho deciso di vivere come una donna’” ricorda Teresa. Bill si alzò dal divano, guardò suo figlio negli occhi e se lo strinse forte tra le braccia.
La scienza ha dimostrato come le persone transgender sperimentino una condizione nota come disforia di genere, una condizione psicologica in cui si vive dolorosamente l’incongruenza tra il sesso biologico e come ci si esprime normalmente. Secondo l’esperto australiano di bioetica padre Joseph Parkinson solamente un adulto su 10.000 (lo 0,01%) è transgender.
La cura raccomandata per la disforia di genere è il sostegno psicologico e dell’ambiente in cui la persona vive, ma l’opzione chirurgica è sempre più diffusa, sebbene non tutte le persone transgender si sottopongano alla riassegnazione chirurgica del sesso.
Dopo diciotto mesi di intensa terapia psicologica e una valutazione psichiatrica, al figlio di Bill e Teresa venne data una diagnosi di disforia di genere e venne operato per rimuovere i genitali maschili e impiantare quelli femminili. All’epoca aveva 32 anni, e alla sua famiglia si presentò come Grace: “Grace perché cercava la grazia di diventare una donna” ricorda Bill. Su tutti i suoi documenti d’identità Grace è identificata come donna: anche il sesso sul suo certificato di nascita è stato cambiato.
Teresa era “totalmente all’oscuro” del fatto che fosse possibile per un uomo diventare una donna e vivere da persona transgender. Non aveva notato nessun segno evidente che suo figlio si sentisse a disagio nell’essere un uomo. La sua infanzia era stata quella di qualsiasi altro bambino: giocava con i suoi giocattoli, si azzuffava con i fratelli, a volte giocava a vestirsi elegante con le sorelle. Aveva frequentato una scuola cattolica maschile, eccelleva in ginnastica e nel rugby, per poi trovare un normalissimo posto di impiegato in una multinazionale tecnologica, con colleghi perlopiù uomini. Per un periodo pensò anche di entrare in una congregazione religiosa.
Ripensandoci, Bill ricorda come Grace da ragazzo fosse sensibile alle esigenze del prossimo, specialmente di chi era in difficoltà: “La prima volta in cui pensò di essere una bambina fu ai tempi delle elementari, quando dovette interpretare la parte di una ragazza in una recita. Lì decise che l’idea le piaceva”.
La Chiesa Cattolica non ha preso una posizione ufficiale e autorevole sull’identità transgender e la disforia di genere; ritiene comunque questa condizione un disturbo psicologico. Inoltre, ritiene la riassegnazione chirurgica del genere sia una mutilazione deliberata del corpo che rimuove degli organi sani, ma nemmeno questa è una posizione ufficiale.
“Ora Grace, dato che nella Chiesa non ha trovato nessun sostegno e nessuna comprensione, ritiene di poterne fare a meno. Non credo tornerà nella Chiesa” dice Teresa, che ha difficoltà a conciliare la posizione ufficiosa della Chiesa con la sua fede cattolica, che non per questo però ha abbandonato, al contrario: “Mi fa molto arrabbiare la loro ignoranza, sembra che non vogliano ascoltare tutte le nuove scoperte della psicologia sulla disforia di genere, continuano a considerare mentalmente instabile chi vuole cambiare sesso. Avrei voluto fare qualcosa, prenderli per il collo e dire ‘Ascoltatele [le persone transgender]! Non capite come la vostra posizione sia antiquata?’. Bill è più paziente, dice che ci vorranno almeno cinquant’anni, ma io voglio che le cose cambino adesso”.
Anche Bill è in disaccordo con la Chiesa quando dice che la disforia di genere è una condizione psicologica, e per tentare una risposta preferisce fare riferimento all’embriologia: “L’errore sta nel fatto che la gente che non sa nulla di embriologia dice che, fin dal concepimento, siamo maschi o femmine, ma non è così: l’embrione diventa maschio o femmina più tardi, durante lo sviluppo; poi c’è l’identità di genere, che è un altro paio di maniche”.
Bill e Teresa respingono le correnti culturali le quali affermano che il genere è una questione di scelta: “Attenzione, può sembrare che l’identità di genere si possa scegliere, ma non è così. Dà quasi l’idea che [la disforia di genere] sia qualcosa di molto comune, [ma] non lo è. A volte vedo delle persone con disforia di genere che tentano in tutti i modi di soffocarla. Il Papa ha detto che non è una questione di scelta, e sono d’accordo con lui: è un fatto. Non è che una persona transgender dice ‘Scelgo di essere questo o quello’, dice piuttosto ‘Sono una donna, sono una donna ma sono nata con un cromosoma XY’, ma è questione di intendersi sulle parole” dice Bill.
Bill mette in guardia i giovani che decidono “troppo presto” di avere la disforia di genere e porta l’esempio di sua figlia, alla quale ci sono voluti trentadue anni e poi diciotto mesi di terapia per confermare la sua decisione. I genitori di adolescenti che vogliono cambiare sesso, per esempio attraverso la cura ormonale, dovrebbero parlare con loro per capire cosa sta dietro il loro disagio: “Siamo preoccupati, perché [la disforia di genere] sta diventando un concetto troppo volgarizzato. Per la maggior parte di loro, il sostegno psicologico è la soluzione giusta” dice Teresa.
Quest’anno [2017] Grace festeggia il suo cinquantesimo compleanno, e Bill e Teresa saranno al suo fianco per spegnere le candeline: “È per me una benedizione, perché quel giorno, quando ricevetti quella notizia, seppi subito che non dovevo pensarci due volte [ad abbracciare suo figlio]. Sapevo che era l’amore che mi aveva spinto a farlo. [Quell’impulso] mi fece capire che, anche se non sempre lo dimostro, amo davvero i miei figli, incondizionatamente, come dovrebbe amarli ogni genitore, a prescindere da ciò che dicono o fanno. Magari posso non essere d’accordo con loro, il che capita, ma questo non mi impedisce di amarli sempre” conclude Bill.
* I nomi sono stati cambiati per tutelare l’anonimato della coppia.
Testo originale: Parents of transgender woman share their emotional journey