La chiesa presbiteriana americana e la questione omosessuale
Abstract tratto da “The lesbian and gay liberation movement in the Churches of the United States (1989-1993)” di James D. Anderson pubblicato su mlp.org, traduzione Francesco F.
“I presbiteriani per le questioni dei gay e delle lesbiche” fu un gruppo fondato dal reverendo David Bailey Sindt nel 1974. Iniziò scrivendo lettere alle persone che conosceva e di cui aveva saputo, invitandole ad unirsi al “Gruppo presbiteriano omosessuale (PGC)”.
Poco dopo il nome divenne “More Light Presbyterians” (Presbiteriani per la questione omosessuale), per mettere enfasi sul fatto che non era un gruppo per sole persone omosessuali, ma anche per i loro amici e i supporter. Ancora dopo, in un spirito inclusivo, il nome fu espanso in “Presbiteriani per le questioni dei gay e delle lesbiche” (PLGC).
Ora, l’organizzazione sta dibattendo se aggiungere il termine “bisessuale” e possibilmente “transgender”, o se, invece, adottare parole simboliche ed inclusive. Il PGC (Gruppo presbiteriano omosessuale) fece la sua prima apparizione all’Assemblea Generale della Chiesa Presbiteriana Unita degli USA nel 1974 al suo convegno a Louisville, Kentucky. “A.D.”, la rivista della Chiesa Presbiteriana Unita, riportò l’esistenza della nuova organizzazione nel suo numero di Giugno del 1974.
A quel tempo, la Chiesa Presbiteriana Unita aveva una costituzione che richiedeva (secondo il capitolo 8 sulla forma di Governo) che tutte le organizzazione dei presbiteriani avrebbero dovuto inviare una relazione annuale alla presidenza che aveva giurisdizione sui suoi membri.
Da quando la PGC era diventata nazionale, il Segretario dell’Assemblea Generale, William P. Thompson, invitò la PGC a sottomettere un report annuale. Questo report portò al primo dibattito sul PGC all’assemblea. Dopo due ore, l’assemblea si rifiutò di accogliere il report, sebbene esso incontrasse tutti i requisiti della costituzione. Successive assemblee generali si rifiutarono di accogliere i report annuali fino al 1979.
Il dibattito del 1974 fu probabilmente solo la seconda occasione in cui in qualche modo l’omosessualità fu discussa nella storia dell’Assemblea Generale. La prima volta (per quanto ne so) venne in risposta al report “La sessualità e la comunità umana”, presentato alla 182esima Assemblea Generale nel 1970.
Il report contiene una breve sezione sull’omosessualità, piuttosto condiscendente ma abbastanza liberale per il tempo. Mi è stato riferito che solo dopo la mezzanotte questo report ebbe considerazione. Con un voto di 356 a 347, l’Assemblea richiese che la seguente richiesta venisse aggiunta al report: “Noi, la 182esima Assemblea Generale del 1970, riaffirmiamo la nostra aderenza alla legge morale di Dio come rivelato nel Nuovo e Vecchio Testamento, che l’adulterio, la prostituzione, la fornicazione e/o la pratica dell’omosessualità è un peccato…” [7, p. 39].
Allo stesso tempo, l’Assemblea approvò una raccomandazione che “chiama le giurisdizioni e le chiese ad appoggiare e dare leadership a movimenti che tendono ad eliminare le leggi che governano il comportamento sessuale di adulti consenzienti” [7, p. 49].
All’Assemblea Generale del 1975, fu l’inizio dell’abitudine del PLGC a essere presente a queste assemblee, detta “il ministero della presenza”.
Essere lì, visibili, fu un passo significativo, e noi ci siamo stati visibili, e in qualche occasione con discorsi, a tutte le assemblee generali, da allora in poi.
Sponsorizziamo un pranzo annuale che ospita difensori della liberazione gay e lesbica all’interno della Chiesa e affittiamo un appartamento-ostello dove, amici, membri e persone che vogliono farci domande possono incontrarsi per rilassarsi, pregare, conversare e fare progetti.
Dal 1980 abbiamo affittato il nostro personale spazio espositivo nella sala delle esibizioni dell’Assemblea. Prima di allora, ci era stato negato il permesso del nostro spazio, dal momento che l’Assemblea rifiutò di ricevere il nostro report annuale, così ci eravamo “accampati” fuori assieme alla Witherspoon Society, l’organizzazione della Chiesa Presbiteriana che si occupa di esclusività, oltre ad altre questioni riguardanti la pace e la giustizia.
Nel 1975 iniziò anche la modalità di avere coordinatori del sinodo, e molti capitoli cominciarono a formarsi in tutto il paese. David Sindt pubblicò una newsletter per parecchi anni, seguito da “More Light”, una rivista bimestrale, edita e pubblicata da Chris Glaser.
Nel 1980, la newsletter del PLGC nel Sinodo del Nord-Est fu adottata come “aggiornamento” veloce nazionale. Divenne così il More Light Update, che è stato edito e pubblicato ogni mese (eccetto per un numero doppio in estate) dal 1980 da James D. Anderson.
Nel 1993, 5000 copie vennero stampate ogni mese, con più di 4000 che andavano direttamente a persone e gruppi, nella maggior parte dei casi all’interno della Chiesa Presbiteriana, e la rimanenza in pacchetti a capitoli, congregazioni e incontri.
A causa della politica della Chiesa Presbiteriana, che include l’Assemblea Generale annuale, il PLGC si è focalizzato sull’usare il processo politico all’interno della Chiesa per propositi educativi mirante alla fine a mutare le politiche della Chiesa.
Dalla corrente politica di “peccato” adottata nel 1978, il PLGC è riuscito, con molto aiuto da parte di amici, e occasionalmente da avversari, ad ottenere discussioni riguardo le persone omosessuali prima di ogni singola Assemblea Generale. In tempi recenti, è diventato tradizionale per ogni candidato a moderatore dell’Assemblea Generale di essere interrogato sulle sue visioni in merito all’omosessualità.
L’educazione nella Chiesa è stata un altro punto del PLGC, che è stato perseguito attraverso la sponsorizzazione delle sue stesse assemblee regionali, la partecipazione ad eventi congregazionali, del presbiterio, del sinodo e delle assemblee generali, e materiali educativi editi oltre al mensile “More Light Update”. A volte, il nostro materiale riceve molta più attenzione di quella che noi ci saremmo aspettati.
Nel 1988 e nel 1989, abbiamo ristampato e distribuito brochure molto informative per i giovani, “Penso che potrei essere lesbica, cosa fare adesso?” e “Penso che potrei essere gay, cosa fare adesso?”. Questi furono preparati da membri dei gruppi giovanili di gay e lesbiche, editi e pubblicati dalla “Campagna per mettere fine all’omofobia” a Cambridge, Massachusetts.
Queste brochure erano molto utili e furono molto ben accolte fino a che non vennero condannate dal “The Presbyterian Layman” [sic], un giornale molto diffuso ed edito da gente che voleva far tornare la Chiesa Presbiteriana ad una presunta età dell’oro completamente libera da gay, lesbiche, bisessuali e altre persone per loro disgustose. Spinto dal “Presbyterian Layman” e i suoi alleati, circa 15 presbiteri spedirono alla 202esima Assemblea Generale di Salt Lake City dichiarazioni che attaccano queste brochure per i giovani e il PLGC. Quello che disturbava loro non era solo un ritratto positivo e felice dell’omosessualità, ma che il PLGC rese queste brochure disponibili al Triennio Presbiteriano dei Giovani del 1989. Così il PLGC e le questioni omosessuali ricevettero ancora più attenzione del solito – tutto molto educativo per coloro che erano aperti a imparare.
Allo stesso tempo in cui l’Assemblea Generale stava avendo a che fare con le controversie circa l’omosessualità e il PLGC, essa stava avendo anche problemi con il Presbyterian Lay Committee, gli editori del “The Presbyterian Layman”. Il Lay Committee si rifiutò di obbedire alle regole per le “organizzazioni speciali” che annualmente facevano il loro report all’Assemblea Generale secondo il capitolo 9 della costituzione della Chiesa riunita (precedentemente capitolo 28). Queste controversie potrebbero essere state strumentali per condurre questa assemblea ad abolire il capitolo 9, cosicché da allora organizzazioni speciali come il PLGC non avrebbero avuto alcuna relazione “ufficiale” con il corpo dirigente dei presbiteriani.
Una note interessante dal punto di vista storico è che il capitolo 28 fu introdotto nella Costituazione Presbiteriana nel 1902 come mezzo di “controllo” e di supervisione dei gruppi giovanili e delle società di donne all’interno della Chiesa, quando le donne erano completamente escluse dall’ordinazione e da posizioni di leadership nella Chiesa [8].
More Light Churches
Il movimento More Light Churches iniziò subito dopo la chiusura della 190esima Assemblea Generale del 1978. Parecchie congregazioni iniziarono ad adottare politiche che esplicitamente accoglievano membri omosessuali e che garantivano loro piena partecipazione, inclusa l’ordinazione agli offici di diacono e anziano se eletto dalla congregazione e qualificato per la sessione.
Questo movimento stimolò simili movimenti nella Chiesa Unita Metodista (Congregazioni Riconcilianti), la Chiesa Unita di Cristo (Congregazioni aperte e affermative) e la Chiesa Evangelica Luterana (Congregazioni riconciliate in Cristo), la Chiesa Battista Americana, le Chiese di Bethren e Mennonita, e l’Associzione Unitariana Universalista.
Ma c’è una grande differenza tra More Light Churches nella Chiesa Presbiteriana USA e le loro controparti in altre denominazioni. In nessuna di queste altre denominazioni è illegale, secondo la legge della Chiesa, permettere la piena partecipazione da parte di gay e lesbiche Cristiane a livello di congregazione in ruoli come membro del consiglio governativo o in ministeri speciali per coloro che ne hanno bisogno. Ma è illegale secondo la legge presbiteriana, che proibisce l’ordinazione di gay che si dichiarano omosessuali e che non si pentono di esserlo, come diaconi o anziani nella sessione della locale congregazione.
A differenza della maggior parte delle altre denominazioni, leader locali della Chiesa Presbiteriana – i nostri diaconi e anziani – sono ordinati secondo gli stessi standard (a parte che per l’educazione e l’allenamento). Ciò che rende le politiche di apartheid della Chiesa Presbiteriana USA le più restrittive di qualunque grande denominazione.
Qui parlo di leggi, e la Chiesa Presbiteriana è molto “legalistica”, con un sistema ben sviluppato della legge e di corti che trattano denunce e lamentele dal punto di vista legale. Senza dubbio, membri apertamente omosessuali sarebbero non benvenuti in molti consigli congregazionali e parrocchie in altre denominazioni, ma in nessun altra grande demoninazione è esplicitamente illegale – certamente non in quelle denominazioni che hanno movimenti congregazionali accoglienti.
Il 1984 e il 1985 hanno visto il primo caso nazionale alla corte ecclesiastica di una Chiesa Presbiteriana contro More Light Church. Parecchie congregazioni nel presbitero di New York Ovest portarono la Westminster Church di Buffalo al processo riguardo la loro dichiarazione “More light”, che prometteva piena partecipazione, che includeva l’ordinazione come diaconi e anziani per membri omosessuali. Westminster non aveva che fatto una dichiarazione!
Le chiese che si lamentarono non furono soddisfatte dalla “disciplina” offerta dal presbiterio, così si appellarono al Sinodo del Nord-Est. La Commissione Guidiziaria Permanente del Sinodo (PJC) legiferò che il divieto di ordinazione per donne e uomini cristiani ed omosessuali era chiaramente incostituzionale: “Con questa azione del 1978, l’Assemblea Generale violò il potere costituzionale di ogni conghegrazione di controllare la selezione dei suoi stessi officiali per l’ordinazione. La Chiesa è impegnata nell’inclusività, e segmenti dei propri membri non possono essere esclusi eccetto che per un emendamento costituzionale” [9, riferimenti al Book of Order omessi].
Nel Febbraio del 1985, il PJC dell’Assemblea Generale rivoltò questa decisione, dichiarando che “le defintive linee guida” del 1978 erano la legge della Chiesa ed esse legavano ogni sessione e ogni presbiterio.
Tutti i commissari maschi eccetto che uno votarono per strappare ai gay e alle lesbiche i diritti garantiti loro dalla costituzione. Tutti i membri femminili della commissione, eccetto uno, votarono per mantenere i diritti dei gay e delle lesbiche.
Dato che la commissione era pesantemente dominata da maschi, la tradizionale paura maschile, l’ignoranza e l’odio per le persone omosessuali prevalse facilmente.
Un documento della minoranza di cinque membri dissenzienti diceva: “Questo è il tipo di trattamento discriminatorio che ci hanno insegnato ad aborrire”. “La decisione … contravviene alle garanzie costituzionali collegate al principio di esclusività…: ‘A nessuna persona potrà essere negato la facoltà di essere membro a causa della razza, origini etniche, condizioni economiche, o ogni altra ragione che non è connessa alla professione o la fede”. “Tale diniego all’accesso all’officio della Chiesa è in diretta opposizione ad una provvisione inequivocabile del corrente Book of Order, che dichiara: ‘Un membro attivo è portatore di tutti i diritti e privilegi della Chiesa, incluso il diritto… a votare ed avere un officio’’.