La comunità gay cristiana: due velocità e due anime. Il ruolo del progetto Gionata
Relazione di Fabio Regis presentata all’incontro su “Omosessuali cristiani in rete. Quali percorsi, per gli omosessuali credenti, nella rete e nelle chiese?” tenutosi a Milano il 20 settembre 2008
Gionata è un progetto di volontariato finalizzato a diffondere la conoscenza di un fenomeno – l’esperienza dei credenti omosessuali – ampiamente ignorato, che proprio a causa di una diffusa ignoranza viene spesso mistificato e ridotto a caricatura, senza che se ne possa valutare adeguatamente la complessità.
Il progetto Gionata si propone di far conoscere l’esperienza di quanti sono gay «e» cristiani, non rimanendo un mero osservatore ma partecipando con l’impegno di un «osservatore partecipante» al cammino della comunità LGBT cristiana, impegnandosi per la promozione della sua conoscenza in seno alle chiese e alla società nel suo complesso.
Infatti solo da una maggiore conoscenza del fenomeno sarà possibile porre le basi per una effettiva ed appropriata cura pastorale delle persone e delle coppie omosessuali all’interno delle chiese. Il compito che i volontari del progetto Gionata si prefiggono è “dar voce a questa speranza”.
Perchè è nato il progetto Gionata? Questa domanda riguarda un possibile percorso interpretativo del significato del progetto a partire dal suo stesso nome (nomen omen). Gionata è un esempio biblico di amicizia disinteressata.
Appare controversa la lettura della vicenda di Davide e Gionata come di una relazione d’amore romantico, sebbene la «cultura popolare» gay cristiana degli ultimi decenni abbia prodotto alcuni miti come quello di San Sergio e San Bacco, quello del cardinale John Newman e di frate Ambrose, quello di San Sebastiano e dell’imperatore Diocleziano e quello, appunto di Davide e Gionata.
Certamente il bisogno di identificazione, il desiderio di avere dei riferimenti ideali appartiene alla comune esperienza umana, in tutte le epoche e in tutte le culture. Ma il rischio in questo caso è l’abuso di regressione: non si possono trasportare nel passato le categorie del presente. Allo stesso modo, la mancanza di attualizzazione rende abusivo il trasporto al presente di categorie del passato, come quando si voglia leggere nelle Scritture un riferimento all’omosessualità come categoria moderna [28].
Comunque, Gionata, nella decodifica operata da un pubblico colto, potrebbe rimandare non tanto alle derive folkloristiche del «biblismo rosa», quanto piuttosto al tema dell’amicizia disinteressata, amicizia basata sulla trasparenza e sulla condivisione, amicizia che dovrebbe riguardare tutti i cristiani, senza distinzione di orientamento sessuale. Dalla diffusione di conoscenza si possono infatti sviluppare attitudini amichevoli nei confronti delle persone omosessuali:
La ricerca ha evidenziato che le persone che hanno attitudini piú positive verso gay, lesbiche e bisessuali sono quelli che dicono di conoscere bene uno o piú gay, lesbiche o bisessuali –spesso si tratta di un amico o di un collega. Per questa ragione, gli psicologi credono che le attitudini negative verso i gay come gruppo di persone sono pregiudizi che non sono basati su una effettiva esperienza ma sono basati su stereotipi [29].
Gionata nasce proprio con l’obiettivo di promuovere la conoscenza delle persone omosessuali credenti, delle loro esperienze, delle loro vite, del loro percorso di fede, dei loro amori, delle loro relazioni e del cammino all’interno delle loro chiese:
“Scopo del progetto gionata è di far “conoscere il cammino che i credenti omosessuali fanno ogni giorno nelle loro comunità e nelle varie chiese”, perché queste esperienze possano aiutare gli altri credenti e le nostre chiese ad aprirsi alla comprensione e all’accoglienza delle persone omosessuali.
Un progetto curato da volontari sparsi in giro per l’Italia, uomini e donne (poche donne in verità), omosessuali e non, con storie, cammini e confessioni differenti (vi sono cattolici, valdesi, battisti, veterocattolici, etc…) e con diversi cammini di formazione (movimenti, gruppi di credenti omosessuali, esperienze di vita consacrata) che hanno deciso di dedicare un po’ del loro tempo per realizzare questo spazio virtuale su fede e omosessualità.
“Abbiamo scelto di parlarne attraverso le testimonianze di vita, raccontando le varie esperienze pastorali in corso nelle varie chiese ed il cammino – poco conosciuto – dei gruppi di credenti omosessuali, perchè crediamo fermamente che i tempi siano maturi per avviare una discussione seria e serena su queste tematiche scomode” [30]
Gionata è un progetto di volontariato [31] finalizzato a diffondere la conoscenza di un fenomeno ampiamente ignorato, e che proprio a causa di una diffusa ignoranza, viene spesso mistificato nei fatti che lo riguardano e ridotto a caricatura, senza che se ne possa valutare adeguatamente la complessità.
Questo fenomeno si inserisce con mille sfaccettature nell’ambito dell’esperienza dei credenti omosessuali. Se da una parte nessuno nega che le persone omosessuali possano essere credenti, dall’altro appare non immediato il modo in cui le persone omosessuali credenti possano far convivere la loro vita sentimentale con prescrizioni religiose non sempre applicabili dalla loro coscienza morale.
La comunicazione sociale offerta da Gionata e i suoi destinatari
Gionata raccoglie e offre tre fonti di informazione:
a) testimonianze ed esperienze dei cristiani omosessuali;
b) segnalazione di notizie di cronaca e commenti (es. GMG, conferenza di Lambeth, sviluppi nelle varie chiese sul tema della sessualità umana);
c) documenti, saggi, ricerche e tesi di laurea.
Gionata, a un anno dall’inaugurazione (ndr era il settembre 2007), ha una media di 300 visite al giorno (ndr dati Google Analitics del settembre 2008). Per ciò che riguarda i destinatari, possiamo distinguere tra gli appartenenti alla comunità LGBT cristiana e tutti coloro che usufruiscono, per qualsiasi motivo, delle informazioni.
Partendo da una analisi dell’headline di Gionata, che si presenta come «portale su fede e omosessualità», si può già da qui cogliere l’intento divulgativo di sfidare un presupposto ancora diffuso, cioè che si possa scegliere di essere gay «oppure» rinunciare ad esserlo, per essere veri cristiani. Gionata si propone di far conoscere l’esperienza di quanti sono, appunto, gay «e» cristiani.
Quali visitatori possono essere interessati ad accedere a questi contenuti? Gionata non si rivolge esclusivamente alla comunità LGBT cristiana: una comunicazione puramente autoreferenziale rischierebbe di escludere e rendere disinteressati gli altri cristiani, ricadendo nello stesso errore che talvolta viene attribuito alle chiese: cioè l’esclusione di alcune categorie di persone. Dunque, la comunicazione dovrebbe essere aperta, dovrebbe essere tale da poter raggiungere chiunque, indipendentemente dall’orientamento sessuale e dalle attitudini sulla diversità sessuale.
Gionata non si limita a raggiungere il solo cristianesimo gay-friendly ma si rivolge all’intera chiesa e all’intera società, mostrando le aree di integrazione e le area di differenza tra culture gay «non cristiane» e culture gay «cristiane».
La comunità LGBT cristiana tra «catacombalismo» e «visibilismo»
La comunità LGBT cristiana svolge un ruolo di «fraternità di fatto» o «fraternità ad interim» per le persone omosessuali credenti e per le coppie omosessuali di persone credenti che sentono di appartenervi.
L’equilibrio della comunità si gioca su due tendenze: «catacombalismo» [32] (comunitarismo chiuso e nascosto) e «visibilismo» [33] (comunitarismo aperto al resto della Chiesa e della società). La tendenza al comunitarismo catacombale è centripeta, tende cioè ad aggregare più facilmente nuovi membri che all’inizio possono temere i rischi della visibilità, specie in contesti in cui l’omofobia ambientale è più virulenta. Al contrario, la tendenza al comunitarismo visibile è centrifuga, tende cioè ad allontanarli.
La più importante differenza tra catacombalismo e visibilismo è il fenomeno comunicativo, sia nel senso di scambio di informazioni, sia per ciò che riguarda l’esplicitazione e la socializzazione di conoscenza. Nell’apertura verso l’esterno, il network comunitario che si rende visibile incontra gli stessi rischi e le stesse opportunità che incontrano i singoli individui nella relazione interpersonale o le culture nella relazione interculturale, cioè l’incontro della diversità.
Da questo incontro si genera sia arricchimento reciproco sia incomprensione, fino al cultural shock nel caso in cui l’incontro tra convinzioni gay-friendly e convinzioni eteronormative produca ostilità e conflitto. In questi casi è necessario faticare nella gravosa e difficoltosa impresa di dialogare, di raccontare, di ascoltare, di spiegare, di negoziare, di tollerare l’ignoranza, di mettersi in gioco, di non poter sottrarre nulla al vaglio della critica altrui, nei limiti di una reciproca ragionevolezza e costruttività.
Gionata si situa al massimo limite possibile del visibilismo in Italia. Attraverso Gionata è possibile raccogliere e dare testimonianza di tutte principali le iniziative all’interno dei gruppi e dei network della comunità LGBT cristiana.
La comunità gay cristiana: due velocità e due anime. Il ruolo di Gionata
La comunità (gay cristiana) ha due velocità – chi è più coinvolto nel processo di esplicitazione e socializzazione dell’esperienza e della conoscenza, chi lo è meno. Accanto alla vita dei gruppi e dei network, c’è infatti un numero non trascurabile di omosessuali credenti che, per svariati motivi, ha contatti sporadici con la comunità o non ne ha affatto, vuoi perché ne ignora l’esistenza, o perché il gruppo più vicino è molto distante, o per mancanza di interesse o per altri motivi ancora.
La comunità non solo ha due velocità, ma ha anche due anime: falchi e colombe. In un sofferto trade-off tra «verità e unità» [34], tra dissenso e comunione nella chiesa, i falchi propendono per l’affermazione della verità (intesa non in senso necessariamente assoluto, ma intesa come fondamento dell’integrità morale soggettiva), mentre le colombe propendono per l’appartenenza e per la più ampia comunione possibile con la propria chiesa (secondo il motto di Lord Acton: “the communion with Rome is dearer than life”).
La metafora della colomba e del falco nell’ambito del cristianesimo gay è la seguente. Le colombe sono tolleranti, pacifiste, dialoganti, credono nei cambiamenti fatti a piccoli passi, si muovono cercando il consenso più ampio possibile. I falchi temono che la mansuetudine diventi arrendevolezza, sono pronti a dissuadere l’intollerante, sottolineano l’urgenza dei problemi, sono saldi e determinati nei propositi, orientati ad anticipare i cambiamenti, tengono nel loro arsenale l’extrema ratio dell’abbandonare a se stesso chi è impreparato o ostile al cambiamento.
Una colomba, senza il falco a proteggerla, rischia di essere catturata e di finire nella gabbia dell’omofobia. Un falco, senza la colomba ad ammansirlo, avrebbe già abbandonato la sua chiesa d’origine, lasciandola vieppiù sotto il giogo dell’omofobia.
E’ probabile che ogni gay cristiano sia allo stesso tempo falco e colomba, chi più in un senso, chi più nell’altro, in un precario equilibrio tra integrità morale soggettiva e desiderio di appartenenza avvalorante alla propria chiesa.
Gionata, in questo contesto, si configura come un progetto «ad alta velocità». Data la compresenza dei falchi e delle colombe, Gionata si fa carico di una neutralità attiva tra le parti, dando voce a tutte le istanze esperienziali, culturali, teoriche, esegetiche, dottrinali, di coscienza, sia dei falchi, sia delle colombe, impedendo la prevaricazione degli uni sugli altri.
Gionata come strumento di partecipazione del popolo di Dio
Molto spesso, nelle chiese ci si pone il problema dell’accoglienza delle persone omosessuali. Ma questo non dovrebbe essere un «problema», dal momento che quello dell’accoglienza è un principio cristiano applicabile erga omnes. Non sarebbe infatti cristiano chi si rifiutasse di accogliere una persona solo per il fatto di essere nera, ebrea, mussulmana, omosessuale o appartenente ad una qualsiasi altra minoranza.
Inoltre, «accoglienza» è un termine ambiguo perché rimanda ad un rapporto intrinsecamente asimettrico tra una parte forte, che la facoltà, la possibilità di accogliere, e una parte debole che chiede accoglienza. Il problema non è l’accoglienza delle persone omosessuali nella chiesa, ma la loro partecipazione al cammino del popolo di Dio.
La partecipazione, secondo Wenger, consiste in un «coinvolgimento attivo nei processi sociali ed è fondamentale per la negoziazione dei significati»[35], cioè per la creazione di nuova conoscenza. Chi «partecipa» non si limita soltanto a tradurre norme in esperienza pratica, ma la facoltà di ricontestualizzare costantemente il significato delle norme stesse.
Scrive Stefano Ventura a questo proposito: Vogliamo mettere in evidenza la continua relazione dinamica tra comunità di pratica ed organizzazione: la prima lega informalmente membri all’interno della seconda, che si situa come interlocutore continuo e privilegiato delle azioni della comunità stessa. Pensiamo ad esempio ad un gruppo di lavoro all’interno di una azienda, tenuto a riferire a responsabili appartenenti all’azienda stessa ma esterni al gruppo o […] all’associazioni di gay cattolici Nuova Proposta che si situa all’interno della più ampia e più formale organizzazione che è la Chiesa cattolica.
Questa articolazione tra comunità di pratica e organizzazione è la causa prima della continua negoziazione tra le modalità di azione e di interpretazione della realtà, della comunità e dell’organizzazione formale di cui questa è parte. Così, un gruppo di lavoro all’interno di un’azienda condivide ma continuamente modifica modalità di azione ed interpretazioni proprie di ogni altro dipendente, rinegoziandone i significati con il contesto.
Questa tensione dinamica può avere tre esiti, tra cui la vita della comunità oscilla: l’evoluzione dell’organizzazione e del gruppo verso nuove modalità di azione e di interpretazione della realtà, l’immobilismo in forme routinizzate di azione o la rottura con il contesto, che può voler dire la fine della comunità di pratica. [36]
Gionata in questo senso, è uno strumento di partecipazione, un mediatore (broker). Ben se ne possono scorgere limiti e opportunità in questo profilo tracciato da Ventura:
“Il broker è un soggetto che partecipando alla vita di una comunità, non si limita soltando ad interagire esclusivamente con essa, ma ne attraversa i confini e dà origine al collegamento tra le pratiche, incentiva gli incontri fra membri, traduce storie, […], coltiva relazioni con esperti e con nuovi membri.
La flessibilità dell’atteggiamento del broker crea occasioni di apprendimento attraverso il trasferimento di elementi tra pratiche diverse: il suo contributo è quello di proporre qualcosa che ha risonanza nell’una e nell’altra pratica, giovando alla comunità con cui è a contatto promuovendo l’innovazione. In questo senso il risultato non è l’omogeneità delle pratiche ma le occasioni di confronto e cambiamento.
La sua particolare condizione gli impone una attività di mediazione tra le diverse visioni dell’organizzazione, come pure tra i diversi livelli gerarchici: la mediazione assume allora una precisa valenza all’interno dei complessi rapporti di potere che si articolano tra comunità e organizzazione, costringendo ad aggiustamenti e reinterpretazioni per superare i conflitti rispetto alla struttura ufficiale e istituzionale.
Pertanto l’identità del broker si differenzia dagli altri membri: la sua competenza fondamentale è la soluzione di discontinuità che da una parte gli permette di apprendere continuamente, dall’altro provoca un senso di esclusione e incompletezza rispetto a una singola comunità di pratica. Il soggetto mediatore dovrebbe mantenere il distacco dell’emotività intrinseca a queste situazioni, per riuscire a valutare la necessità di nuovi interventi e l’efficacia del suo operato” [37].
Il ruolo di Gionata o di qualsiasi mezzo di comunicazione simile, non è quello di un semplice osservatore, né di un puro partecipante, ma il ruolo è quello di «osservatore partecipante» al cammino della comunità LGBT cristiana, all’evoluzione del cristianesimo gay-friendly e alla promozione della conoscenza in seno alle chiese e alla società nel suo complesso.
Un caso concreto di osservazione partecipante condotta da Gionata è stato indubbiamente il contributo dato alla comunità LGBT cristiana nel supporto comunicativo, anche con riflessi organizzativi, relativo alle veglie per le vittime dell’omofobia. Probabilmente, senza la risonanza e lo stimolo di Gionata, ci sarebbero state in questi ultimi due anni meno veglie e meno occasioni di incontro, anche ecumenico, tra i diversi gruppi locali.
Gionata come strumento di evangelizzazione
Il Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali nel documento La Chiesa e Internet ha stabilito: “Internet è importante per molte attività e numerosi programmi ecclesiali quali l’evangelizzazione, la ri-evangelizzazione, la nuova evangelizzazione e la tradizionale opera missionaria ad gentes, la catechesi e altri tipi di educazione, notizie e informazioni, l’apologetica, governo, amministrazione e alcune forme di direzione spirituale e pastorale.
Sebbene la realtà virtuale del ciberspazio non possa sostituire una comunità interpersonale autentica o la realtà dei Sacramenti e della Liturgia o l’annuncio diretto e immediato del Vangelo, può completarli, spingere le persone a vivere più pienamente la fede e arricchire la vita religiosa dei fruitori. Essa è per la Chiesa anche uno strumento per comunicare con gruppi particolari come giovani e giovani adulti, anziani e persone costrette a casa, persone che vivono in aree remote, membri di altri organismi religiosi, che altrimenti non sarebbe possibile raggiungere” [38].
La sfida cristiana è portare il Vangelo nei luoghi, reali e virtuali, dove ce ne è più bisogno. L’evangelizzazione, la rievangelizzazione, la nuova evangelizzazione necessitano oggi di nuovi strumenti per raggiungere, anche attraverso internet, i ragazzi gay e le ragazze lesbiche, intercettando le loro speranze e loro esigenze spirituali, specialmente se si considera che un numero non trascurabile di loro lascia la chiesa:
“Che l’uscita dalla Chiesa cattolica di coloro che sospettano di essere gay o lesbiche assuma dimensioni rilevanti risulta anche dai dati statistici raccolti. Essi mostrano che il 49% degli omosessuali e il 27% della popolazione italiana di età corrispondente non va mai in chiesa e che la differenza fra gli uni e l’altra aumenta con l’età. Mentre fra i primi la quota di chi non va mai in un luogo di culto cresce passando dai diciotto ai quarant’anni, nella seconda decresce” [39]
Il fenomeno dello «sbattezzamento» non è certamente drammatico dalla prospettiva psicologica di chi intende così redimersi dal male subito da anni o decenni di oppressione omofobica, nè certamente per l’efficacia canonica del gesto (il battesimo è sacramentalmente indelebile), ma è drammatico in una prospettiva di fallimento dell’evangelizzazione e della cura pastorale delle persone LGBT, fallimento che rischia di ritorcersi proprio contro chi ha responsabilità pastorali (Lc 17, 1-2; Mt 10, 42).
Si può supporre che l’intento per l’evangelizzazione delle persone LGBT e per la protezione della loro fede siano propositi che dovrebbero trovare concordi tutti i cristiani, inclusi i conservatori che si oppongono al riconoscimento della coppia dello stesso sesso. Certamente l’intento evangelizzatore e l’attitudine da defensor fidei devono essere fra le caratteristiche di Gionata.
Gionata come strumento di cura pastorale
I “Vescovi si premureranno di sostenere con i mezzi a loro disposizione lo sviluppo di forme specializzate di cura pastorale per persone omosessuali” [40]. Purtroppo, i mezzi a disposizione dei vescovi, dei sacerdoti, dei pastori, della comunità teologica, dei catechisti e degli educatori cristiani per conoscere le esperienze delle persone e delle coppie omosessuali credenti sono, ancora oggi, del tutto insufficienti, per lo meno in Italia.
Come ricorda il Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali nella Communio et Progressio: “la Chiesa avanza con la storia umana e deve quindi rendersi idonea all’inserimento nel mondo orientandosi opportunamente secondo le contingenze di tempo e di luogo, sia perché le verità della fede vengano proposte validamente nelle diverse situazioni storiche e culturali sia per aggiornare la sua azione pastorale secondo il ritmo del rinnovamento che si attua nel mondo. […] Ma perché questo colloquio possa alimentarsi e intensificarsi utilmente è sommamente importante che tutti conservino, anche nel dissenso, una carità longanime e si sentano animati dal desiderio di continuare e di rafforzare l’intesa e la collaborazione. E’ necessario infatti agire mossi dalla vera volontà di edificare e non di demolire e nell’ardente desiderio di unione con la Chiesa” [41].
Da una maggiore conoscenza delle esperienze delle persone omosessuali, delle coppie dello stesso sesso e della cultura cristiana di cui esse sono depositarie, sarà forse possibile trarre fonti di apprendimento che possano chiarire e avvalorare la concezione della sessualità umana basata sul paradigma dell’orientamento sessuale, senza rinunciare né alla fede di questa categoria di credenti, né alla loro integrità psicologica e morale, né alla loro piena appartenenza alle loro chiese, né all’autenticità della dottrina cristiana.
Solo da una maggiore conoscenza del fenomeno sarà possibile porre le basi per una effettiva ed appropriata cura pastorale per le persone e le coppie omosessuali all’interno delle chiese.
Il compito che i volontari del progetto Gionata si prefiggono è dar voce a questa speranza.
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28 Cfr. Cavedo R., Bibbia e omosessualità, in Credere Oggi, «Persone omosessuali», n. 116, 2/2000
29 APA, op. cit.
30 Fonte: www.gionata.org/il-progetto.html
31 «In ottemperanza alla legge 7 marzo 2001, n. 62, si dichiara che questo sito non ha carattere commerciale, è realizzato da volontari e non viene aggiornato ad intervalli regolari, pertanto esso non è assimilabile alla categoria dei periodici e dei prodotti editoriali con diffusione pubblica a periodicità regolare». Fonte: https://www.gionata.org/disclaimer.html
32 Cocconi G., Le nuove catacombe, in Communitas, n. 1, 11 febbraio 2005
33 Per limiti e possibilità si veda Pezzini D., Quale visibilità?, in Acqua di Fonte, n. 46, febbraio 2008
34 Per una trattazione del conflitto tra «verità e unità» si veda Shelby Spong J., Sull’omofobia nessun compromesso è possibile, disponibile online
35 Wenger E., op. cit., p. 10
36 Ventura S., Forme di partecipazione alla comunità omosessuale: il gruppo di credenti omosessuali Nuova Proposta di Roma, Tesi di Laurea in Scienze e Tecniche Psicologiche della Valutazione e Consulenza Clinica per l’Orientamento e la Selezione, Università di Roma “La Sapienza” – Facolta di Psicologia 1, Anno accademico 2003/2004, p. 5, disponibile online.
37 Ventura S., op. cit., p. 12
38 Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, La Chiesa e Internet, 2002, par. 5
39 Barbagli M., Colombo A., Omosessuali moderni. Gay e lesbiche in Italia, Bologna, Il Mulino, 2007, p. 105
40 Congregazione per la Dottrina della Fede, op. cit., par. 17
41 Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, Istruzione pastorale Communio et Progressio, 23 maggio 1971, par. 117