La galassia plurale dei protestanti e l’omosessualità
Articolo di Luca Baratto tratto da Confronti n.2 del gennaio 2008
Nel mondo protestante le posizioni sull’omosessualità sono molto variegate: c’è chi la considera un peccato e chi al contrario invita ad accogliere le persone omosessuali e a intervenire in favore dei loro diritti civili. Così nel mondo si trovano chiese che praticano la benedizione di coppie dello stesso sesso ed altre che approvano la consacrazione di pastori e pastore legalmente registrati in unioni omosessuali. Ovunque il dibattito è aperto su un tema che è avvertito come urgente e spinoso allo stesso tempo, capace di definire la testimonianza cristiana per l’oggi quanto di determinare fratture tra e all’interno stesso delle Chiese. Evidentemente il cammino non è finito. E in Italia come stanno le cose?
Prima di tutto, informatevi. Questo è il consiglio preliminare riguardo alle Chiese protestanti: prima di lanciarvi in dichiarazioni, su questioni etiche, di cui poi potreste pentirvi amaramente, informatevi bene sul luogo in cui siete.
La galassia protestante, con la molteplicità delle Chiese che la compongono, è da sempre plurale: al suo interno si ritrovano posizioni diverse e talvolta anche divergenti. A maggior ragione questo è vero per quel che riguarda l’omosessualità.
Nel mondo si trovano chiese che praticano la benedizione di coppie dello stesso sesso, come in Svizzera; altre che invece ritengono l’omosessualità un peccato e l’omosessuale un peccatore da redimere, come quelle legate alla cosiddetta area evangelicale; altre ancora che hanno raggiunto decisioni contestate da una minoranza significativa, come la Chiesa luterana svedese che ha appena approvato la consacrazione di pastori e pastore legalmente registrati in unioni omosessuali.
Ovunque il dibattito è aperto ed acceso su un tema che è avvertito come urgente e spinoso allo stesso tempo, capace di definire la testimonianza cristiana per l’oggi quanto di determinare fratture tra e all’interno stesso delle Chiese.
L’ultimo contributo del protestantesimo italiano alla riflessione su fede e omosessualità è recente e viene dalla IV sessione congiunta dell’Assemblea dell’Unione cristiana evangelica battista d’Italia e del Sinodo delle chiese metodiste e valdesi, riunitasi a Ciampino dal 2 al 4 novembre scorso.
In quell’occasione i battisti, i metodisti e i valdesi italiani hanno approvato un ordine del giorno che invita le chiese ad accogliere le persone omosessuali, a confessare il peccato della discriminazione e della mancanza di solidarietà nei loro confronti, a condannare ogni atteggiamento omofobico violento, e a intervenire a favore dei diritti civili delle persone e delle coppie omosessuali.
È il primo documento così esteso sul tema dell’accoglienza delle persone omosessuali prodotto da un’assise ufficiale delle Chiese protestanti storiche – quelle cioè che si rifanno più direttamente alla Riforma del XVI secolo – del nostro paese.
Dietro ad esso vi è però una riflessione che è iniziata da tempo. A cominciare dai luoghi più creativi del protestantesimo italiano, come il Centro ecumenico Agape, a Prali nelle Valli valdesi del Piemonte, che ospita ormai da decenni un campo annuale sull’omosessualità.
Nel 1998 è poi nata la Rete evangelica fede e omosessualità (Refo), un’associazione composta da credenti, omo ed eterosessuali, che si impegna attraverso convegni, prese di posizione e iniziative di vario genere – l’ultima, lo scorso 13 dicembre, una veglia di preghiera in ricordo di Makwan Moloudzadeh, il ragazzo giustiziato in Iran perché gay – per l’accettazione delle persone omosessuali nelle Chiese.
Anche il percorso che ha portato all’approvazione del documento battista, metodista e valdese inizia da lontano, precisamente da quando nel 2000 è stato costituito un Gruppo di lavoro sull’omosessualità (Glom) con il compito di produrre materiale di studio e di organizzare incontri con le chiese locali per promuovere la riflessione. «Al termine di questo percorso, il documento che l’assemblea ha approvato rappresenta bene l’atteggiamento della maggioranza delle nostre chiese», spiega Giorgio Rainelli, segretario della Refo e membro del Glom. Un testo che ha almeno tre punti di forza, una questione problematica e un’omissione.
I punti di forza. Primo, inserisce l’omosessualità nel contesto delle relazioni d’amore che, se vissute nella reciprocità e libertà, sono sostenute dalla promessa di Dio.
Un’affermazione tutt’altro che scontata visto che da altri pulpiti cristiani si è spesso dichiarato che quello omosessuale non è vero amore. In secondo luogo, battisti, metodisti e valdesi hanno voluto affermare l’impegno per i diritti civili delle persone e delle coppie omosessuali.
Si tratta di un’affermazione che esprime bene la convinzione dei protestanti italiani sull’importanza di uno Stato laico le cui leggi debbono rispecchiare i diritti dei cittadini piuttosto che le convinzioni di fede di questa o quella confessione religiosa. Infine, il documento contiene una chiara condanna dell’omofobia, contro la quale si era già esplicitamente espresso nell’estate scorsa il Sinodo metodista e valdese.
Naturalmente, nell’approvazione del documento, non tutto è andato liscio come l’olio. La discussione ha evidenziato pareri discordanti, poi tramutatisi in voti contrari alla mozione, su questioni non secondarie.
«Esistono ancora settori delle nostre chiese che considerano l’omosessualità un peccato e pur condividendo l’idea di accogliere le persone omosessuali si aspettano da loro una conversione o almeno una vita di astinenza sessuale», ci dice Rainelli.
Questo dipende dal permanere di una interpretazione letteralista della Bibbia che porta alcuni a leggere i brani che condannano l’omosessualità senza porli nel loro contesto storico e culturale originario. Questi pareri discordi non hanno impedito l’approvazione del documento, ma è chiaro che sul tema dell’esegesi biblica c’è ancora bisogno di proseguire un confronto interno e per questo, ci dice ancora Rainelli, «ritengo che il cammino per una reale accettazione dell’omosessualità in alcune nostre chiese locali sarà ancora lungo».
Infine, veniamo all’omissione: nel testo non si parla di benedizioni di coppie dello stesso sesso. Durante l’Assemblea sono, in effetti, circolate delle mozioni più avanzate che contenevano un chiaro riferimento alle benedizioni di coppie omosessuali, ma anche la richiesta di inserire nei percorsi catechetici uno spazio adeguato ai temi della sessualità, o la condanna della transfobia, cioè della violenza contro i transessuali.
Evidentemente il cammino non è finito. D’altra parte è inutile riempirsi di bei principi se poi questi non corrispondono al reale vissuto delle comunità.
Per le benedizioni di coppie omosessuali le chiese – e quando si dice «chiese» in un contesto protestante si indica l’intero popolo di Dio, pastori e fedeli allo stesso modo – non sono forse ancora pronte: devono ancora riflettere e vivere le esperienze necessarie per formarsi un convincimento radicato nell’evangelo e nella fraternità.