La guerra contro Papa Francesco. Quale futuro per il cambiamento nella Chiesa Cattolica
Articolo di Andrew Brown pubblicato sul sito del quotidiano The Guardian (Gran Bretagna) il 27 ottobre 2017, quinta parte, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
Questa battaglia contro Papa Francescco, comunque, è stata messa in ombra, assieme ad altre, dalle lotte interne a proposito della morale sessuale. La lotta su divorzio e secondo matrimonio si basa su due fatti: primo, la dottrina della Chiesa Cattolica è invariata da quasi due millenni – il matrimonio è per la vita ed è indissolubile: questo è assolutamente chiaro. Ma lo è anche il secondo fatto: i cattolici divorziano e si risposano come il resto della popolazione e non vedono nulla di imperdonabile in queste azioni. Le parrocchie del mondo occidentale sono piene di persone divorziate e risposate che ricevono la Comunione come tutte le altre, anche se loro e i loro parroci sanno benissimo che non è permesso.
I ricchi e i potenti hanno sempre saputo sfruttare le scappatoie. Quando vogliono liberarsi di una moglie e risposarsi, trovano un buon avvocato il quale dimostra che il primo matrimonio era un errore, che non corrispondeva allo spirito della Chiesa e che quindi può essere cancellato dai registri: in una parola, annullato.
Questo è vero soprattutto per i conservatori: Steve Bannon è riuscito a divorziare tre volte, ma forse l’esempio contemporaneo più scandaloso è quello di Newt Gingrich, che guidò i repubblicani al Congresso statunitense negli anni ‘90 e che ora si è reinventato come alleato di Trump. Gingrich ruppe con la prima moglie mentre questa stava curando il suo tumore e, mentre era sposato con la seconda moglie, ebbe una relazione lunga otto anni con la devota cattolica Callista Bisek prima di sposarsi con lei in chiesa. Bisek sta per essere nominata da Trump nuove ambasciatrice in Vaticano.
L’insegnamento su divorzio e secondo matrimonio non è l’unico modo in cui la morale sessuale cattolica nega la realtà per come la vivono i laici, ma è senz’altro il più pericoloso. La proibizione dei contraccettivi artificiali è ignorata quasi ovunque; l’ostilità verso i gay è mitigata dal fatto ben noto che una forte percentuale del clero occidentale è omosessuale e che alcuni di questi preti sono sereni nel loro celibato; il rifiuto dell’aborto non costituisce problema lì dove è legale, e in ogni caso non è esclusivo della Chiesa Cattolica; ma il rifiuto di riconoscere i secondi matrimoni, a meno che la coppia non prometta di non avere rapporti sessuali, evidenzia le assurdità di una casta di uomini celibi che pretende di regolare la vita delle donne.
Nel 2015 e nel 2016 Francesco convocò due grandi assemblee (Sinodi) di vescovi provenienti da tutto il mondo per discutere di tali questioni. Sapeva di non poter fare nulla senza un vasto consenso. Lui rimase in silenzio e permise ai vescovi presenti di discutere animatamente, ma fu presto evidente che era a favore di un rilassamento della disciplina riguardo la Comunione ai divorziati. Dato che questo accade comunque nella prassi, è difficile per chi vive al di fuori comprendere il perché di tanta passione.
“A me interessa la teoria” dice il sacerdote inglese che mi ha confessato il suo odio per Francesco: “Nella mia parrocchia ci sono tanti divorziati e risposati, ma quando vengono a sapere che il primo marito o la prima moglie sono morti, si affrettano a celebrare le seconde nozze in chiesa. Conosco tanti omosessuali che fanno ogni sorta di cose sbagliate, ma sanno che non dovrebbero farle. Siamo tutti peccatori, ma dobbiamo mantenere l’integrità intellettuale della fede cattolica”. Alla luce di questa mentalità, il fatto che il mondo rifiuti il tuo insegnamento non fa che dimostrare quanto sia giusto: “La Chiesa Cattolica deve fare controcultura nel bel mezzo della rivoluzione sessuale. La Chiesa Cattolica è l’unico luogo rimasto nel mondo occidentale che dice che il divorzio è male”.
Per Francesco e i suoi sostenitori, tutto questo è irrilevante. La Chiesa dovrebbe essere un ospedale o un pronto soccorso. Chi ha divorziato non ha nessun bisogno di sentirsi dire che è sbagliato: ha bisogno di curarsi e di rimettere a posto i cocci della sua vita; la Chiesa dovrebbe stare dalla sua parte e mostrare misericordia. Questa era ancora un’opinione di minoranza al primo Sinodo dei vescovi nel 2015. Venne preparato un documento di stampo liberale, ma la maggioranza lo bocciò. Un anno dopo i conservatori erano in netta minoranza, ma molto determinati. Francesco riassunse le deliberazioni del Sinodo nell’Amoris laetitia (Gioia dell’amore), un documento lungo, pensoso e abilmente ambiguo. La dinamite è sepolta nella nota 351 del capitolo 8 ed ha acquistato un’immensa importanza nel terremoto che ne è seguito. La nota a piè di pagina integra un paragrafo [si tratta del n° 305, n.d.t.] che vale la pena citare, sia per quello che dice che per come lo dice. Ciò che dice è chiaro: alcune persone vivono un secondo matrimonio (o un’unione civile) ed è possibile che in questa situazione “si possa vivere in grazia di Dio, si possa amare, e si possa anche crescere nella vita di grazia e di carità, ricevendo a tale scopo l’aiuto della Chiesa”; anche la nota a piè di pagina, la quale dice che tali coppie possono ricevere la Comunione se hanno confessato i loro peccati, si esprime con circospezione: “In certi casi, potrebbe essere anche l’aiuto dei Sacramenti”. Perciò, “ai sacerdoti ricordo che il confessionale non dev’essere una sala di tortura bensì il luogo della misericordia del Signore” e “Ugualmente segnalo che l’Eucaristia «non è un premio per i perfetti, ma un generoso rimedio e un alimento per i deboli»”. “Credendo che tutto sia bianco o nero, a volte chiudiamo la via della grazia e della crescita” aggiunge Francesco.
È stato questo breve passo a unire tutti i ribelli contro la sua autorità. Nessuno di essi ha consultato i laici per scoprire cosa ne pensano, e in ogni caso la loro opinione non è di nessun interesse per il partito introverso. Tra un quarto e un terzo dei vescovi sta passivamente resistendo al cambiamento e una piccola minoranza resiste in maniera attiva.
Il leader di questa fazione è il grande nemico di Francesco, il cardinale Raymond Burke. Dapprima sollevato dal suo incarico al tribunale vaticano, poi anche dalla Commissione Liturgica, è ora patrono dell’Ordine di Malta, un ente di beneficenza gestito dalle vecchie famiglie aristocratiche d’Europa.
Nell’autunno del 2016 Burke ha sollevato il capo dell’ordine perché pare avesse permesso ad alcune suore di distribuire profilattici in Birmania: le suore di vari ordini lo fanno spesso nei Paesi in via di sviluppo per proteggere le donne vulnerabili. L’uomo sollevato dall’incarico ha fatto appello al Papa: il risultato è che questi è stato rimesso al suo posto e un altro uomo è stato nominato per sostituire Burke nella maggior parte delle sue incombenze. Il cardinale americano è stato punito perché ebbe a dire che Francesco era originariamente dalla sua parte, cosa non vera.
Nel frattempo Burke ha aperto un nuovo fronte: cercare di accusare il Papa di eresia. Assieme ad altri tre cardinali, due dei quali sono in seguito morti, Burke ha stilato una lista di quattro domande per stabilire se l’Amoris laetitia contravviene o meno al Magistero pregresso. Le domande sono state fatte pervenire in via ufficiale a Francesco, che le ha ignorate. Dopo la sua rimozione, il cardinale le ha rese pubbliche e ha affermato di essere pronto a stilare una dichiarazione formale di eresia se il Papa non lo soddisferà.
Naturalmente l’Amoris laetitia rappresenta uno strappo con il Magistero precedente ed è un esempio della Chiesa che impara dall’esperienza, cosa difficile da assimilare per i conservatori: storicamente, questi terremoti sono avvenuti di rado, a secoli di distanza. Questo è avvenuto solamente 60 anni dopo l’ultima esplosione di estroversione, il Vaticano II, e solamente 16 anni dopo che Giovanni Paolo II ha restaurato la vecchia linea. “Cosa significa per un Papa contraddire un Papa precedente?” si chiede Douthat: “È degno di nota quanto sia arrivato vicino Francesco a litigare con i suoi immediati predecessori. Appena 30 anni fa Giovanni Paolo II affermava, con la Veritatis splendor, la linea che l’Amoris laetitia sembra contraddire”. Papa Francesco sta deliberatamente contraddicendo un uomo che lui stesso ha proclamato santo. Difficilmente la cosa lo disturberà, ma anche lui è un mortale. Più apporterà cambiamenti rispetto ai suoi predecessori, più facile risulterà, per il suo successore, annullarli.
Il Magistero cattolico ovviamente cambia nel tempo, ma la sua forza riposa sull’illusione che non cambi mai. I piedi possono anche danzare sotto la sottana, ma la sottana non deve mai muoversi. In ogni caso, i cambiamenti possono essere annullati in via ufficiosa, ed è così che Giovanni Paolo II ha reagito al Vaticano II.
Perché i cambiamenti di Francesco possano durare, la Chiesa deve accettarli. È un interrogativo a cui non si può rispondere lui vivente. Francesco è ottuagenario e ha solo un polmone. I suoi oppositori possono anche pregare perché muoia presto, ma nessuno può sapere se il suo successore cercherà di contraddirlo ed è a questo interrogativo che è appeso il futuro della Chiesa Cattolica.
Testo originale: The war against Pope Francis