L’amore dei miei genitori cattolici davanti alle domande di un figlio gay
Lettera di Simone Contini, un figlio del Gruppo Davide di Parma per genitori cattolici con figli LGBT e i loro amici pubblicata su parmaquotidiano.info il 15 maggio 2016
Buongiorno, vi scrivo in merito all’articolo “Le domande dei cristiani omosessuali” del 7 maggio. Innanzitutto vi ringrazio per la sua pubblicazione, grazie a Luciano Mola per l’articolo e al Vescovo Semeraro, so che l’ha fortemente voluto.
Parto da una frase dell’articolo che mi ha colpito (e so che anche altri giornali l’hanno riportata): “Parlando alla mamma di un figlio omosessuale che chiedeva fino a che punto una persona lgbt si possono considerare “dentro” la Chiesa, Semeraro ha ricordato che…”, ebbene questa “madre coraggio” che ha dato voce alla domanda che si pongono migliaia di genitori in Italia è la mia.
Si parla tanto di “orgoglio gay”, ma devo dire che questa volta sono pienamente orgoglioso di mia mamma, Michela o Michi come la chiamiamo affettuosamente noi figli. Vedete, i miei sono impegnati, da sempre, all’interno della Chiesa e della diocesi, quella di Parma. Hanno una ricca agenda di appuntamenti ogni settimana (tra corsi dei fidanzati, consigli pastorali, nipoti, seminari…) da far impallidire la mia che pure lavoro nelle Pubbliche Relazioni. Ma nonostante i mille impegni non hanno mai perso l’entusiasmo e la voglia di affrontare nuove sfide. Una delle ultime penso sia proprio questa, domandarsi e domandare: “sino a che punto un genitore può accettare che la Chiesa in qualche modo escluda i propri figli?”.
Loro hanno deciso di passare all’azione. Forse perchè un genitore, proprio per la propria natura, non può che sostenere e combattere per i figli. Loro dicono che sono stato io, quando anni fa gli chiesi esplicitamente: “e voi cosa farete per i ragazzi e le ragazze omosessuali? Pensate di occuparvi anche di loro?”.
Io questa domanda, direi provocatoria, non la feci per me, ma la feci per gli altri. A quel tempo, come adesso, ero più che soddisfatto di me stesso, non ero in crisi e non lo sono tutt’ora, però ammetto che con Dio c’ho discusso credetemi. Come quando si discute in famiglia a cuore aperto. “perché?” gli chiesi, “perchè ammetti che i tuoi rappresentanti, o coloro che si ritengono tali, vogliono in qualche modo farci sentire in colpa e comunque impedirci di essere quel che siamo? Dov’è la tua grazia, la tua compassione di cui anche il Papa in questi giorni ha parlato? Non vedi quello che dicono e che fanno in tuo nome?”. Ci discussi sul serio, e quando sono infervorato i toni tendono ad accendersi… Poi mi sono accorto che preso dalla mia foga non avevo ascoltato le sue parole. Lui mi stava dicendo che ero esattamente come dovevo essere.
La Chiesa è su questa terra da 2.000 anni ma lui mi aveva pensato, desiderato e plasmato così come sono e come sono i miei fratelli e le mie sorelle da molto prima. Lui ci ha creati da un tempo eterno e la Chiesa ancora giovane e in cammino, ancora oggi, sta cercando di leggere i suoi disegni e i suoi progetti. Così ho fatto pace, prima però ammetto di aver chiuso la porta della chiesa ed essermene andato.
In ogni caso i miei genitori, per rispondere alla mia domanda e per il loro carattere, hanno fondato un gruppo a Parma proprio per coloro che vogliono interrogarsi sui cristiani omosessuali e dare e trovare conforto e risposte, soprattutto per chi ne soffre e vuole confrontarsi per tracciare una via che non sia di chiusura e di esclusione. E poi sono andati ad Albano, sono stati invitati a parlare all’assemblea e a portare la loro testimonianza. Io la loro testimonianza l’ho letta e sono rimasto assolutamente shockato. Non ero assolutamente d’accordo su quanto riportavano e la loro esperienza, mi sembrava che avessero visto il modo con occhiali le cui lenti distorcono la realtà. Ma forse essere genitori è anche questo, vedere il proprio figlio in maniera differente… pur amandolo e supportandolo e lottando per lui.
Tornando al vostro articolo, ringrazio anche padre Piva, per la sua testimonianza, che parte dalla realtà e non dalla teologia o da ragionamenti astratti e al suo invito a far sì che la pastorale sia portatrice di processi di cambiamento, conversione, promozione, liberazione. Apprezzo tanto anche il filosofo Damiano Migliorini, che con la sua preparazione ed erudizione svela verità e messaggi profondi.
Non penso sia corretto dire: io ti accetto come persona ma “ti condanno” a stare da solo perchè i tuoi legami affettivi e sentimentali sono sbagliati. L’essere umano è chiamato alla felicità e la felicità passa anche dal sapersi donare all’altro, dalla scelta di avere al proprio fianco un uomo o una donna che si desidera amare, sostenere e di cui prendersi cura. La chiesa madre non può imporre il “celibato forzato” ai propri figli nè tanto meno condannare l’amore e non penso che dio possa sostenerla come scelta. Non si tratta di discutere se la chiesa possa sopravvivere o meno se “taglia fuori” i propri figli omosessuali. Si tratta di fare una scelta al di là di tutte le analisi dei testi sacri e della dottrina: si sceglie l’amore e l’accettazione oppure no? Nessun genitore, “degno di questo nome”, metterà il proprio figlio al secondo posto e non lotterà per lui, nessuna persona, sicura del proprio essere, sacrificherà la propria felicità, quella vera, neanche se viene minacciato dell’inferno e del tormento, perchè non c’è inferno peggiore che sentirsi traditi dalle persone in cui avevamo riposto la nostra fiducia e voltare le spalle alla nostra natura. Io personalmente vivo tranquillo, e prego che la chiesa si muova in tale senso per i giovani e le nuove generazioni, per i miei nipoti e i miei amici, per quanti non conosco… io sono sicuro del sostegno di dio perchè me l’ha promesso tanto tempo fa.
Per finire ringrazio mons. Solmi, vescovo di Parma, per il pranzo che abbiamo avuto e per la sua disponibilità, per aver dimostrato grande attenzione, perchè la forza non si esprime con toni accesi e parole forti, ma con la capacità di prestare ascolto agli altri e avere il coraggio di mettersi in cammino verso la verità.
Buona giornata,
Simone Contini