L’amore non fa vittime. I migranti e gli omosessuali sono nostri fratelli
Testo tratto dal libretto Love doesn’t make victims, edito da Faith, Family, Equality: The Latino/a Roundtable* (Stati Uniti), liberamente tradotto da Silvia Lanzi
Un esempio di oggi. Perché dovremmo mettere i lavoratori senza documenti (i cosiddetti “immigrati”) e gli omosessuali nella stessa categoria? Perché sì. Perché, in ultima analisi, è un’interpretazione umana (spesso espressione del pregiudizio sociale) che “giudica” questi due gruppi come occupati in comportamenti moralmente inaccettabili. E perché, a causa di questo giudizio, entrambi i gruppi sono perseguitati, repressi e resi profondamente non-uguali rispetto agli altri membri della nostra società.
Pensate per un momento agli argomenti usati contro i lavoratori illegali e vedrete quanto questi giudizi siano paralleli a quelli usati contro gli omosessuali.
Si dice che l’essere senza documenti violi le leggi per cui la maggior parte degli Americani ha votato. Si dice che le persone senza documenti abbiano cambiato la natura della nostra società, “scurendo” la sua composizione etnica e razziale. Si dice che essi non capiscono la storia del Paese o lo stile di vita americano e che stanno abusando delle nostre istituzioni democratiche.
Si dice anche che stiano portando il Paese alla bancarotta finanziaria perché ricevono servizi per i quali non pagano, visto che non pagano le tasse. Si dice che le persone senza documenti stiano corrompendo la società, perché sono criminali che sono venuti per rubare e fare violenza. Si dice che siano soprattutto immorali e socialmente indesiderabili.
Si dice che non vogliono studiare per migliorarsi in questo Paese perché sono persone inclini a vivere male e al lassismo. Si dice che gli illegali prendano il lavoro dei cittadini che quel lavoro lo vorrebbero fare e che vengano per avere qui i loro figli per ottenere visti per i quali dovrebbero essere qualificati, se li ottenessero per vie legali. Si dice che se Dio avesse voluto degli illegali qui, li avrebbe fatti nascere qui.
In altre parole, queste accuse contro le persone prive di documenti dipingono il quadro di un gruppo che è contro il volere di Dio, contro la legge, contro la società, contro la condotta morale, che sono un cancro per la società e che non hanno diritto di stare qui.
Se credete che queste accuse siano vere, allora smettete di leggere questo libretto! Perché prima avreste bisogno di andare a incontrare personalmente coloro che avete così voglia di giudicare – per vedere se davvero sono come i vostri pregiudizi le hanno dipinte. Smettete di leggere questo libretto, perché avete bisogno di aprirvi all’amore prima di poterci capire qualcosa. Ma, prima di ogni altra cosa, avete bisogno di lasciare che Dio vi aiuti a capire perché avete bisogno del suo amore.
Ma se, al contrario, capite che tutte queste accuse contro gli illegali sono esagerate e/o bugie, allora continuate a leggere. Perché vi sta dicendo qualcosa a proposito di verità e giustizia piuttosto che di falsità, pregiudizi o accuse.
I fatti non supportano coloro che accusano gli illegali – a parte fatti “aggiustati”. Comunque, molti di quelli che si oppongono agli illegali e alle loro famiglie (e che non esitano ad essere a favore di chi li arresta e li perseguita) credono di fare ciò che è buono e giusto.
Vanno in chiesa la domenica e probabilmente credono di essere buoni cristiani, ma a causa loro ci sono bambini senza genitori e madri senza i loro bambini, gente in prigione colpevole del “crimine” di aver bisogno di un lavoro per aiutare la sua famiglia, giovani che non possono studiare, senza futuro, perché provengono da famiglie che hanno osato sognare un futuro migliore.
Coloro che sono contro i lavoratori illegali e le loro famiglie non li vedono come prossimo. Li vedono “semplicemente” come dei casi di illegalità, come individui che violano le leggi fatte per difendere il Paese. Coloro che sono contro i lavoratori illegali non vedono o non capiscono che la responsabilità di un genitore per suo figlio è moralmente molto più importante di ogni legge umana, di ogni confine o di ogni pericolo (12).
Sono moralmente nel giusto quelli che mettono le leggi umane al di sopra degli obblighi che Dio ha posto nei nostri cuori perché siamo immagine di Dio? Sono moralmente nel giusto quelli che hanno la volontà di uccidere, di perseguitare o di incarcerare il proprio prossimo (o si complimentano con quelli che lo fanno a nome loro) così come di difendere un confine che non è altro che una decisione politica fatta tra i potenti? Quelli che si oppongono agli illegali pensano di essere moralmente nel giusto e si comportano come se avessero la coscienza pulita: vanno nelle loro chiese e ringraziano Dio per averli resi ottimi cristiani (13).
Fortunatamente, sono in errore.
Come fa qualcuno a definirsi cristiano ed essere moralmente nel giusto quando perseguita i poveri e/o aiuta quelli che lo fanno? Come fa a essere moralmente nel giusto quando giudica duramente gli “illegali” senza prima assicurarsi che le sue accuse non siano il risultato di ciechi pregiudizi? Come fa a essere moralmente nel giusto quando non si cura di conoscere personalmente l’“illegale” e sentire da lui della sua povertà, della sua vita e della sua famiglia, perché crede che non abbia nulla da insegnargli? Come fa a essere moralmente nel giusto quando pensa sia possibile essere un buon cristiano mentre – in suo nome, con il suo voto e con il suo aiuto – si perseguitano questi nostri vicini per il “crimine” di volere un’opportunità lavorativa o di studio per aiutare onestamente le loro famiglie? Si può essere un buon cristiano e voler sacrificare le vite degli altri (che sono pure loro ad immagine di Dio) per aiutare a far passare leggi umane che potrebbero cambiare domani (14)?
Come può qualcuno credere davvero che sia possibile essere un buon cristiano – un immagine di Dio che È amore – e pensarla così? Alcune persone pensano di agire in un modo che non contraddice il cristianesimo. Per credere così, devono aver dimenticato o minimizzato che Dio È amore. Hanno anche bisogno di dimenticare o minimizzare significativamente che sia gli “illegali” che coloro che li perseguitano sono entrambi figli dello stesso Dio che È amore, che sono immagini di Dio. Quelli che perseguitano gli “illegittimi” o che aiutano quelli che lo fanno, dimenticano o si fanno scorrere addosso ciò che Gesù ci ha insegnato come motivo del primo comandamento – che Dio È amore, e perciò ama tutti senza limiti, senza condizioni e senza eccezioni.
In altre parole, Dio ama i lavoratori “illegittimi” e le loro famiglie, perché l’amore di Dio non si preoccupa di documenti e visti e non segue le leggi e i pregiudizi umani.
È davvero triste vedere come molte persone che si definiscono cristiane debbano ancora rendersi conto che Dio non ha pregiudizi, che Dio non ha figli “illegittimi”, che Dio ama ognuno incondizionatamente – non perché le persone siano “sante”, ma perché Dio È amore. Dio È amore! Non c’è descrizione più profonda o migliore definizione cristiana per Lui (15).
Se solo ci fermassimo a capire, comprenderemmo che il solo comportamento moralmente accettabile per un cristiano è imitare Dio – e amare come Lui ama. Certamente non perseguitare, esiliare o offendere. Esiliando i poveri senza documenti, esiliamo Cristo, anche se non lo capiamo (16).
L’amore che Gesù ci ha insegnato è quello di Dio, non il nostro. L’amore di Dio è quello che noi abbiamo bisogno di imitare. Questo è l’amore a cui Gesù si riferisce quando ci ha chiesto di amare tutti. Noi dobbiamo amare tutti non perché siano moralmente buoni, perché ci assomigliano o agiscono come noi, parlano la nostra lingua, professano la nostra religione, hanno la nostra stessa nazionalità e cittadinanza, o perché ci amano; siamo chiamati ad amarli perché, facendolo senza limiti, condizioni o eccezioni, stiamo imitando l’amore con il quale Dio ci ha amato e sempre ci amerà.
(12) Luca 10:25-37.
(13) Luca 18:9-14.
(14) Luca 11:37-52.
(15) I Giovanni 4:8, 10-11.
(16) Matteo 25:31-46.
*Faith, Family, Equality: The Latino/a Roundtable mira a promuovere la comprensione, l’accettazione e la promozione degli Ispanici (Latinos) e delle loro famiglie trasformando le loro comunità di fede e la comunità ispanica nel suo insieme.
Testo originale (PDF): Love doesn’t make victims