Libanese, musulmana, velata e lesbica
Ci sono molte cose nella mia vita di cui sono orgogliosa. Sono orgogliosa del fatto che lavoro da quando avevo 17 anni – beh, lavoro per mio padre ma per lo meno non aspetto la paghetta, me la guadagno. Per quanto riguarda la mia istruzione, sono orgogliosa di quello che sono riuscita a fare; anche se non è molto a confronto con qualcun altro, ce la farò anch’io. Sono orgogliosa del modo in cui la gente mi tratta e mi rispetta; ne sono felice.
Sono orgogliosa di essere lesbica. Sono orgogliosa di essere libanese. Sono orgogliosa di essere musulmana. Sono orgogliosa di essere araba.
Nonostante ciò, devo aggiungere che sono particolarmente orgogliosa di una cosa che vorrei poter condividere con gli altri: sono orgogliosa di essere una lesbica velata e libanese.
Mi è piaciuto indossarlo per 12 anni, sebbene ad un certo punto non avrei voluto averlo poiché viviamo in un paese dove ci si aspetta che le donne vestano come prostitute se vogliono ottenere un loavoro.
Sono giunta ad un punto in cui ho detto a me stessa che avrei potuto avere più successo mettendomi alla prova, se non avessi avuto il velo.
Ma col tempo, crescendo, mi sono resa conto che se avessi dovuto ottenere un lavoro solo per il mio look e per il modo in cui mi vesto, allora andate a farvi fottere. Voglio un lavoro per il quale poter usare il cervello.
Quindi sì, sono lesbica e porto il velo. Non sono molto religiosa; amo Dio e rispetto alcune cose della mia religione e, sì, mi piace coprirmi. La gente a volte mi lancia delle strane occhiate, come se fossi un’ orfana o una bambina alla quale hanno portato via la sua bambola. Pensano che io sia oppressa.
Prima stavo male, mi dava fastidio. La cosa che odiavo di più e che mi dava maggiormente fastidio era il modo in cui reagiva la gente quando non ero coperta. Ero stufa e giunsi alla conclusione che potevo evitare di ascoltarli, vederli ed esserne scossa oppure potevo girare le spalle e non importarmene.
Poiché sono orgogliosa della mia identità, potete immaginare quello che feci; non feci più caso a quello che la gente pensava del mio velo. È mio, sono io che lo indosso, mi piace e ne sono orgogliosa perché quando mi vedete, esso vi dice molte cose di me, persino cose sulle quali potreste non essere d’accordo.
Vi direbbe che sono musulmana e, poiché sono sempre in giro ovunque possa trovarmi a mio agio, vi dimostrerà che non sono oppressa. A volte mi illudo di potervi mostrare che sono GAY e VELATA (nota anche come “la ragazzina oppressa alla quale non è concesso mostrare le tette e le gambe né indossare begli abitini corti estivi”).
Non mi importa perché senza tutto ciò, non avrei potuto mettermi alla prova fino ad ora e farmi notare dalla gente senza aggiustare i capelli e mostrare il corpo. Quindi ho tutti i diritti per essere orgogliosa di quello che sono…
Una volta, stavo vedendo con i miei amici all’After Stonewall. Guardare degli attivisti gay sullo schermo mi ha fatto pensare a quanto io sia orgogliosa di quello che stiamo facendo al Meem e dei cambiamenti che stiamo apportando.
Ad un tratto, eccola in un corteo, una donna velata coperta da capo a piedi. Non so se li stesse osservando o se stesse partecipandovi, ma era lì. Mi è passata davanti agli occhi; i miei amici erano affianco a me; spero che sapessero quanto fossi orgogliosa e felice in quel momento. Se ne stava lì, una donna degli anni ’90 ad una parata del gay pride… E forse presto, ci sarei stata anch’ io.
Sono orgogliosa di essere una lesbica velata e sono molto più orgogliosa nel mostrare a tutti che le donne velate hanno il diritto di seguire il proprio orientamento sessuale.
Infine, un ripensamento, voglio solo dire che mentre scrivevo questo pezzo, mi sono resa conto di essere per molti versi fortunata. Perciò vorrei ritrattare ufficialmente quando ho detto di non essere felice in questi giorni, perché lo sono, o per lo meno dovrei. Sono felice e orgogliosa.