L’ite missa est di Papa Giovanni. La rivoluzione in una carezza
Appunti di Tiziano del Guado di Milano e de La Tenda di Gionata, dopo aver letto il libro di Loris Francesco Capovilla “Mi chiamerò Giovanni” (editore Grafica e Arte, 1998)
Introibo ad altare Dei! “Al Dio che allieta la mia giovinezza“. Con queste parole il 3 Giugno 1963 iniziava, nel tardo pomeriggio, una messa in piazza San Pietro per pregare per il viatico di Papa Roncalli, Giovanni XXIII, il quale dopo una malattia allo stomaco e alcuni brevi anni di pontificato, si avviava a lasciare questo mondo travagliato e diviso al quale aveva dedicato la prima Enciclica rivolta a tutti gli uomini di buona volontà, “pacem in terris”.
Fu definito il Papa Buono. Indelebili le sue parole nel discorso dell’11 Ottobre 1962 all’apertura del concilio ecumenico Vaticano dove aveva la mattina pronunciato il suo famoso “Gaudet Mater Ecclesiae”, prendendo posizione contro i profeti di sventura.
Alla sera dalla finestra di Piazza San Pietro a braccio nel suo discorso detto alla luna disse: «La mia persona conta niente, è un fratello che parla a voi, diventato padre per volontà di Nostro Signore, ma tutti insieme paternità e fraternità è grazia di Dio (..) Facciamo onore alle impressioni di questa sera, che siano sempre i nostri sentimenti, come ora li esprimiamo davanti al cielo, e davanti alla terra: fede, speranza, carità, amore di Dio, amore dei fratelli. E poi tutti insieme, aiutati così, nella santa pace del Signore, alle opere del bene.»
Particolarmente famose sono le frasi finali, improntate sulla linea dell’umiltà:
«Tornando a casa, troverete i bambini. Date una carezza ai vostri bambini e dite: questa è la carezza del Papa. Troverete qualche lacrima da asciugare, dite una parola buona: il Papa è con noi, specialmente nelle ore della tristezza e dell’amarezza.»
Amarezza e pianto che provavano nel vederlo agonizzante la sera del 3 Giugno i suoi collaboratori mentre lui con un filo di voce li ammoniva e confortava dicendo: “perché piangete? È un momento di Gioia“. La piazza San Pietro gremita di fedeli intanto pregava e al termine della messa, probabilmente dal suo capezzale, pronunciando le parole: “Mater Mea Fiducia Mea” santamente spirò.
Mentre risuonava l’ITE MISSA EST in piazza San Pietro. Il Papa Lieto, così come lo chiamava Pasolini, il quale gli aveva dedicato il suo film il Vangelo secondo Matteo, il Papa dei pellegrinaggi al Bambin Gesù, ad Assisi e Loreto, concludeva il suo pellegrinaggio terreno per entrare in quello Celeste, in quella Pace piena da lui descritta. Terminava quel diario dell’anima che aveva pazientemente vissuto e annotato giorno per giorno e cominciava la primavera del Concilio.
ITE MISSA EST! Andate nel mondo e portate l’annuncio di Cristo Risorto e dite che la Chiesa è Madre e Maestra, andate e vivete obbedienza e pace evangelica nella gioia, così come il suo motto episcopale e pontificio diceva. E noi in Cristo e per Gesù Cristo rispondiamo per il grande dono di questo Santo suo Vicario : “Deo Gratias“.