Natale: il coming out di Dio portato a compimento
Riflessioni di Stefano* del Guado di Milano
Leggendo le belle riflessioni sul portale Gionata ho pensato anch’io di aprire una piccola rubrica un po’ retrò dal titolo “Il gaio Catechismo”. Non me ne vorranno i lettori seri e devoti se faccio riferimento ad una categoria formativa cattolica che ha avuto in passato i suoi meriti informativi ma che oggi non soddisfa pienamente le esigenze dei credenti in ricerca. In ogni caso è mia intenzione rendere i miei discorsi intorno alla religiosità lgbt quanto più semplici e accessibili a tutti.
La verità fondamentale della fede Cristiana è l’Incarnazione. In essa Dio si mostra nella nostra umanità e condivide con noi una Storia di relazioni autentiche. Se guardiamo la Bibbia, il processo dell’incarnazione non avviene soltanto nell’Annunciazione e nel Natale ma durante tutta la Storia della Rivelazione. Il Dio biblico fa coming out dall’Esodo nel roveto ardente, egli si manifesta soprattutto attraverso la sofferenza ed è presente nelle discriminazioni che il Popolo subisce da parte del faraone o che i profeti subiranno nello stesso Israele.
L’inizio della lettera agli Ebrei, che leggiamo a Messa il giorno di Natale, riassume bene quello che sto dicendo: “Dio, che aveva già parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha costituito erede di tutte le cose e per mezzo del quale ha fatto anche il mondo” (Eb 1,1-2). Il Dio biblico è un continuo coming out, si rivela continuamente, non vuole essere amato per un ruolo da recitare o per come le persone se lo aspettano ma per com’è veramente.
Proprio come una persona lgbt sente l’esigenza di condividere ciò che è perché vuole amare ed essere amato liberamente. Il Dio biblico viene continuamente alla luce e lo fa ogni volta che si rivela, in modo più simbolico nel Natale, dove sceglie di mettersi nelle braccia dell’uomo come un bambino indifeso. Il Credente lgbt che fa esperienza di questo Dio vive il coming out come una professione di fede in lui e nel prossimo ma soprattutto in se stesso.
Il coming out è la rinascita di una persona, il punto centrale della storia di un omosessuale. Il suo Natale più bello. Anche i genitori possono sperimentare la fatica e la gioia di una nuova genitorialità che si allarga nel suo significato più bello. Si viene perciò dal buio alla luce in una maniera nuova e ti accorgi di essere oggetto di doni straordinari come quelli che Gesù ha ricevuto alla sua nascita. Gesù nel Natale ha fatto coming out con i pastori una categoria sociale molto bistrattata e che viveva ai margini, è entrato in sintonia con loro che hanno accolto l’annuncio dell’Angelo.
Quante persone lgbt si sentono così ma, nonostante tutto, continuano ad accogliere l’annuncio di una Parola fatta nella Betlemme di oggi che è la Chiesa con le sue contraddizioni ma dov’è ancora possibile trovare Cristo . Ecco perciò che la liturgia sacra e profana quasi magica del Natale coinvolge tutti, anche i non credenti che preparano gli addobbi con il proprio compagno e impegna i tanti giovani gay nelle loro parrocchie nella catechesi, nella liturgia, nel canto e nel volontariato.
Sono le persone come noi, che sanno cosa vuol dire essere discriminati in una società eteronormata, ad accogliere per primi il messaggio del Natale che è venire alla luce, che è accoglienza principalmente. Le persone lgbt credenti che conosco, soprattutto nel progetto giovani, fanno di tutto per essere luce per i loro coetanei in difficoltà e soprattutto ti accolgono così come Maria e i pastori hanno accolto Gesù Bambino. Le lacrime d’attenzione che Gesù versa nel Natale sono ascoltate da loro nell’ascolto di tanti ragazzi.
I gay cristiani sono animatori delle nostre comunità dove vogliono sentirsi felici e integrati. Per loro il presepe non è un monumento da esporre ma un’esperienza da condividere. Loro sanno cosa significa seguire la Luce, scendere nelle feritoie delle proprie grotte esistenziali e incontrare questo Dio che non hanno mai smesso di amare nelle periferie di Betlemme.
Un gay cristiano è come Maria, capace di una fecondità non necessariamente materiale ma che si apre al mistero dapprima e alla concretezza di un vissuto condiviso. Le persone lgbt visitate dallo Spirito come Maria e Giuseppe sono genitori reali e simbolici di questo Dio che fa suoi i loro coming out o tutti quei silenzi dovuti all’impossibilità di esporsi pienamente. Penso al Natale per tanti che al pranzo di famiglia si sentono porre ogni anno la domanda: “E tu non hai la fidanzata?”.
Un velo di sofferenza e imbarazzo cala sul loro volto. E’ allora che tu ti senti davvero nudo come quel bambino nella mangiatoia, non capito neanche da tuo padre e da tua madre, come Maria che lo rimprovera quando lo ritrovò nel tempio. Non temere, Natale è anche per te. Israele si aspettava un Messia Macho e forte, si ritrova un bambino che manda in crisi Erode e che sarà un Ebreo marginale che nel suo continuo coming out assume le debolezze di tutti per santificarle più che guarirle.
Gesù nel suo Natale inizia a fare coming out insieme a te prenditi i tuoi tempi, mettiti in dialogo con lui. Guardando a Lui non temere per ciò che sarà di te. Vivi profondamente il dialogo con i tuoi genitori, gioisci nella preghiera e nella liturgia, sentiti amato e protetto sotto le coperte con la persona che Ami e nel tuo continuo venire alla luce. Non pensare soltanto al timore di Erode ma goditi la bellezza e il tripudio di un presepe il cui regista è Dio che ti riempie una processione di doni fatti apposta per te.
* Questo testo è stato scritto per “Il gaio Catechismo” una piccola rubrica del Progetto Gionata in cui cercherò di condividere e riflettere intorno alla religiosità lgbt in modo semplice e accessibile a tutti. Tutti i testi li trovate raccolti cliccando qui