Noi genitori vogliamo dire che le parole del Papa ci hanno aperto il cuore
Riflessioni di Elena ed Enrico del gruppo per persone LGBT e i loro genitori della parrocchia Regina Pacis di Reggio Emilia
Papa Francesco nella sua intervista di ritorno dall’incontro mondiale delle famiglie di Dublino, si è rivolto ai genitori con figli omosessuali o figlie lesbiche. Molti in questi due giorni hanno espresso la loro opinione su quello che il Papa ha detto: giornalisti, preti, lesbiche, gay, amici dei gay ma non ho letto o sentito nessuna impressione o commento da parte dei genitori, proprio le persone a cui il messaggio era rivolto.
Sono tanti i genitori cattolici che vivono questa realtà, la maggior parte di loro in maniera riservata, nascosta, senza parlarne con nessuno o magari solo con il confessore o il parroco. E’ difficile che affrontino questa realtà allo scoperto se non dopo un periodo di solitudine e di dolore.
Noi possiamo dire che le parole del Papa ci hanno aperto il cuore. Ci siamo detti subito : “è finito il tempo dell’invisibilità: finalmente si dice ufficialmente che bisogna parlarne, affrontare la situazione, capire, dialogare. Bisogna accogliere il ragazzo o la ragazza come sono, perché sono belli così, proprio perché sono così, perché sono un dono di Dio esattamente come tutti gli altri nostri figli, senza condannare, senza rifiutare, senza mettere muri di silenzio… senza cacciarli di casa. Il Dialogo è fondamentale, avere l’umiltà di chiedere aiuto è fondamentale, cercare altre famiglie che stanno vivendo la stessa condizione è fondamentale”.
Perché chiedere aiuto è fondamentale per noi genitori? Perché nella maggior parte dei casi non siamo informati, non conosciamo, perché non sappiamo cosa fare, cosa dire, abbiamo paura di sbagliare o invece nell’impeto di aiutare e proteggere agiamo in maniera sbagliata o inopportuna. Perché magari la paura prende il sopravvento e finiamo per dire o fare brutte cose.
Perché siamo tutti omofobi, perché siamo cresciuti in una società omofoba che ci ha plasmato sin dall’infanzia e volente o nolente ci condiziona nel nostro modo di pensare e di vedere le cose, cosi come è omofoba l’istituzione chiesa e come ha una struttura mentale omofoba il Papa. Ed è da questa considerazione che dobbiamo partire per cominciare ad imparare e ad educarci in maniera diversa. Forse è anche per questo che anche altri genitori come noi, con cui ci siamo confrontati, hanno accolto le parole del papa con benevolenza, comprendendo la situazione e non condannandolo per una parola inappropriata o un’altra più infelice ma andando al succo del messaggio che rimane aderente alla situazione in cui ci siamo venuti a trovare, quella di genitori alle prese con una situazione completamente nuova, spesso inaspettata ed estranea ai progetti di vita nostri e dei nostri figli. Da Lui ci siamo sentiti capiti e accolti con i nostri limiti e le nostre paure.
Una cosa importante su cui mi vorrei soffermare è la preghiera. E’ stato il primo consiglio che il Papa ha dato: pregare. Perché pregare? Perché ci veniamo a trovare in un momento di profonda fragilità dove tutte le nostre certezze traballano fortemente, perché ci sentiamo soli, perché abbiamo paura per i nostri figli, per il loro futuro e potrei andare avanti ad elencare motivi all’infinito… perché non siamo perfetti, perché sbagliamo…
Quanto è di conforto la preghiera! Non ci sono schemi nella preghiera: è gioia, è rabbia, è pianto, è ascolto, è comunione, è conforto, è dialogo, è amore dato e ricevuto e se la preghiera è vissuta in coppia quest’amore e questo dialogo si moltiplicano. Nella preghiera trovi quello che nessun altro ti può dire, trovi la forza, trovi il coraggio, trovi le risposte alle mille domande, ai sensi di colpa, la preghiera traccia una strada davanti a te che pian piano percorri per arrivare a capire qual è la volontà di Dio nella tua vita e nella vita della tua famiglia e ad accorgerti che quello che credevi fosse un problema (l’omosessualità di tuo figlio) si rivela invece un dono prezioso che Iddio ha posto all’interno della tua famiglia che ti da l’opportunità di capire meglio che cosa vuole dire amare ed essere amati e quindi di conoscere più in profondità Dio che è l’Amore.
Certamente un giorno, in una società futura e in una chiesa futura dove non esisterà più l’omofobia e tutti gli orientamenti sessuali saranno accettati e trattati nello stesso modo, i genitori accoglieranno il diverso orientamento sessuale dei figli come si può accogliere qualsiasi altra caratteristica di ciascun figlio. Per il momento non è così, la realtà è diversa, siamo in cammino e di strada da fare ce n’è ancora molta, questo però è un passo importante e per noi è stato fonte di gioia e questa gioia la vogliamo condividere con tutti voi perché la strada da percorrere diventi sempre più facile per tutti, magari insieme…