Non sempre chi attacca l’omosessualità sa di cosa parla
Intervento di John Shelby Spong tratto dal sito della FELGBT (Spagna), del 26 ottobre 2012, liberamente tradotto da Dino
John Shelby Spong, vescovo americano in pensione, sposato e padre di cinque figli, afferma che il clero “non sempre ha un’adeguata conoscenza delle cose che condanna”.
John Shelby Spong (Nord Carolina, Stati Uniti, 1931) indossa una giacca nera, una maglia lilla, un colletto clericale e un pendente con la croce cristiana. Quando vede comparire sua moglie Christine, la saluta con un bacio sulle labbra.
Padre, nonno, vescovo in pensione e professore dell’Università di Harvard, è in visita in Spagna per partecipare ad una conferenza in occasione della V Giornata di Filosofia Classica organizzata dall’Ateneo di Madrid, ma prima è passato dalla sede della Federazione Spagnola di Lesbiche, Gay, Transessuali e Bisessuali (FELGBT).
“Il regno di Dio si identifica con la vita, cosicché metterà in discussione il razzismo che sottovaluta la vita della gente di colore. Metterà in discussione il patriarcato che sottovaluta la vita delle donne. Metterà in discussione l’omofobia cosciente e inconscia che sottovaluta la vita degli omosessuali, delle lesbiche e dei transessuali”. Questo estratto dal suo libro ‘Un nuovo cristianesimo per un nuovo mondo’ riassume l’essenza del suo messaggio, dopo quasi vent’anni di esperienza come vescovo in varie parrocchie statunitensi.
“Quando venni eletto vescovo, ero omofobo. Avevo 44 anni”, riconosce Spong prima di esporre la sua teoria. Questo vescovo, che oggi è favorevole al matrimonio tra persone dello stesso sesso, confessa di aver sempre avuto una posizione liberale nei confronti dell’omosessualità: “Benché non conoscessi nessun omosessuale, pensavo che l’omosessualità fosse una malattia o una maledizione e che, pertanto, gli omosessuali dovessero curarsi o convertirsi”. Quando si trasferì in una parrocchia di una zona “di ampie vedute” di New York, alcuni dei sacerdoti più rappresentativi della sua diocesi gli confessarono di essere omosessuali. “E non li vedevo malati né depravati. Mi sono reso conto che non combaciavano con i miei stereotipi e che non sarei stato un buon vescovo se non avessi affrontato i miei pregiudizi”.
Spong ricevette 16 minacce di morte perché consentiva a persone omosessuali di essere sacerdoti.
In quel momento si mise in contatto con un gruppo di medici e volle sapere tutto sull’orientamento sessuale. “Imparai così che l’omosessualità e l’eterosessualità sono moralmente neutrali e che non è possibile decidere il proprio orientamento sessuale, proprio come non fui io a decidere, all’età di 12 anni, che cominciavano a piacermi le ragazze della mia classe. Ho scoperto che gli omosessuali non erano dei malati né dei pervertiti, ma semplicemente una minoranza. Le mie idee sono cambiate e quando le idee cambiano, il cuore deve seguire queste idee”, ha spiegato.
Spong mise in pratica quello che aveva imparato e stabilì che nella sua diocesi gli omosessuali potevano essere sacerdoti. Per questo ricevette 16 minacce di morte. “Non da gente atea, né buddista. Ma da coloro che recitano la Bibbia e credono di essere i migliori cristiani. Molta omofobia proviene da omosessuali repressi che non vogliono essere scoperti”, puntualizza. Nel 1989 ordinò il primo sacerdote omosessuale nella sua diocesi, e per questo buona parte del clero gli voltò le spalle e finì per andarsene.
Spong è convinto che l’omofobia della Chiesa cattolica in Spagna non durerà per sempre: “Arriverà un giorno in cui la Chiesa si pentirà e chiederà perdono per aver maltrattato gli omosessuali. E dovrà passare molto tempo affinché i vescovi siano preparati”, sentenzia. “La Chiesa quando condanna non sempre agisce con le adeguate conoscenze”, spiega Spong, che cita esempi come i mancini, che il clero cercava di convertire in destri poiché non conosceva i motivi per cui non lo erano, o le persone che si suicidano, alle quali negava il funerale poiché non conosceva le malattie mentali o la depressione. “Oggi non farebbero niente di tutto questo, e l’omosessualità seguirà lo stesso percorso”, assicura. “Quando qualcosa viene discusso pubblicamente, il dibattito è vinto, perché il pregiudizio di ciò che è normale è messo sotto attacco”.
Testo originale: La Iglesia católica se arrepentirá de haber atacado a los homosexuales