Nostro figlio è gay e lo amiamo così. Due genitori cattolici scrivono al loro Vescovo
Lettera ad un Vescovo scritta da Len e Molly Szumiloski il 30 ottobre 1997, tratta dal libro di Lopata Mary Ellen, Fortunate families: Catholic families with lesbian daughters and gay sons, Trafford Publishing (Canada) 2003, libera tradozione di Ventmauvais
Len e Molly Szumiloski hanno cresciuto i loro tre figli nella migliore tradizione Cattolica: Messa domenicale (o anche più frequentemente), osservanza infallibile di tutte le festività, gruppi giovanili cattolici e scuole religiose per i ragazzi, l’intera famiglia coinvolta nella vita parrocchiale. Conoscevano le stagioni dell’anno attraverso il calendario liturgico, non per il tempo. La loro non era la famiglia perfetta – erano abbastanza intelligenti per capire che questa perfezione è un mito. Avevano affrontato le stesse sfide di molti genitori, e ne hanno affrontata una in più quando hanno scoperto che uno dei loro figli era gay.
La lettera che segue, scritta ad un Vescovo che Len aveva conosciuto come parroco, articola chiaramente la lotta che strazia l’anima di alcuni genitori cattolici quando scoprono che uno dei loro figli è gay o lesbica. Comunque, la ragione della lettera non è legata ad una litania di sofferenze, ma porta un messaggio di gratitudine.
Il testo della lettera:
Buon giorno Eccellenza, spero che lei si ricordi di me, di quando (anni fa) lei era il nostro parroco a St Joseph e io ero il presidente dell’unione di credito locale. Lei ed io abbiano avuto qualche discussione per questa mansione. Congratulazioni sincere, sebbene ritardate, per la sua elezione a Vescovo. Continuerà a ricevere le nostre preghiere continue per la forza e la saggezza nella sua difficile posizione.
Io e mia moglie Molly siamo così pieni di gioia e felicità per la recente azione dei vescovi cattolici americani, che vogliamo esprimere la nostra gratitudine non solo a Dio, ma ad ogni vescovo con cui possiamo, e dal momento che conosciamo lei, vogliamo farlo nella maniera più personale possibile.
Penso che lei possa apprezzare maggiormente la nostra rinnovata gioia cristiana dandole qualche informazione in più su di noi. Io e Molly andiamo a Messa tutti i giorni. Io sono lettore alla Messa quotidiana e una volta al mese la domenica.
Siamo entrambi ministri dell’Eucarestia con un ministero speciale per la casa di cura locale dove guidiamo un servizio eucaristico per i residenti ogni settimana. Siamo anche catechisti presso la nostra parrocchia. Forse potrà ricordare che la mia educazione ha incluso quattro anni presso i Gesuiti dell’Holy Cross College.
Le dico queste cose solo per informarla di quale fosse il livello della nostra spiritualità quando è successo qualcosa che ha cambiato radicalmente, drammaticamente e per sempre le nostre vite: il nostro terzo figlio ci ha detto di essere gay.
Questo ci ha colpiti come una “tonnellata di mattoni”. La nostra fede è stata scossa dalle sue radici. È stato come se la base del nostro mondo fosse caduta. Ci siamo sentiti come in una spirale che ci conduceva senza più controllo nell’abisso più profondo, una sensazione di essere soli e completamente abbandonati.
Abbiamo continuato a chiedere a Dio perché ci aveva fatto questo, perché ci stava punendo, perché ci aveva abbandonati. Sentivamo una grossa colpa, che avevamo fatto qualcosa di sbagliato. Ed eravamo certi che l’insegnamento della Chiesa ci diceva che il nostro figlio buono, amabile, premuroso, sensibile, talentuoso e profondamente spirituale era un peccatore, con un’anima sporca, condannato alla dannazione eterna.
Ci sentivamo come se dovessimo fare una scelta disperata, una scelta fra la nostra chiesa, che amavamo come parte integrale delle nostre vite, e il nostro figlio, che amavamo come un preziosissimo dono di Dio.
Ci sentivamo in colpa nell’amare nostro figlio, pensando che Dio si sarebbe arrabbiato con noi per questo. Questo conflitto ci ha fatto a pezzi per molti anni, aveva reso tesi i rapporti nel nostro matrimonio fino ad allora saldo, e mi aveva condotto in una lunga e profonda depressione.
Avevamo trascinato questo pesante fardello per così tanto tempo, che eravamo incapaci di parlarne con qualcuno, mantenendo la pesantezza di questo segreto chiusa dentro di noi.
Sapevamo alla prefezione quello che il Catechismo diceva, così pensavamo che fosse inutile andare da un prete, che eravamo sicuri ci avrebbe citato quello che già conoscevamo – a memoria!
Allora scoprimmo la PFLAG (Parents, Families, and Friends of Lesbians and Gays – Genitori, Famiglie e Amici di Lesbiche e Gay, NdT), l’apprezzatissimo gruppo nazionale laico di supporto per i genitori di figli gay/lesbiche.
Abbiamo partecipato a diversi incontri, e sebbene avessimo trovato aiuto, ci aveva seccato il fatto che la preghiera o la sola menzione di Dio non fossero consentiti!
Volevamo, avevamo bisogno di qualcosa di più. Ci auguravamo e speravamo che in qualche modo, prima o poi, potessimo trovare consolazione e aiuto nella nostra stessa fede.
Così, come un faro nella notte, abbiamo letto che i vescovi cattolici statunitensi avevano mandato una lettera pastorale, “Always Our Children” (“Always Our Children: A Pastoral Message to Parents of Homosexual Children and Suggestion for Pastoral Ministers”, “Sempre nostri figli: messaggio pastorale ai genitori di figli omosessuali e suggerimenti per i ministri pastorali”, lettera scritta dal Comitato sul Matrimonio e la Famiglia della Conferenza nazionale dei Vescovi cattolici statunitensi, pubblicata nell’autunno del 1997, NdT).
Eccellenza, lei non ha idea dell’effetto che quella vostra lettera ha avuto su di noi! Non potevamo credere che la nostra Chiesa, che credevamo ci avesse abbandonato a nuotare nella solitudine del peccato, si stava invece allungando verso di noi, per darci consolazione, sollievo dalla profondità della depressione nella quale eravamo affondati. La vostra lettera ha “rotto il ghiaccio” per noi.
Ci sentivamo così di poter andare dal nostro pastore, con il quale abbiamo discusso la lettera. È stato allora che abbiamo scoperto che uno dei vostri suggerimenti nella lettera, quello di iniziare gruppi locali di supporto cattolici… era già stato messo in atto nella nostra Diocesi. Il gruppo di supporto si chiama “Ministero per le famiglie cattoliche di gay e lesbiche”.
Quanto eravamo spiritualmente rallegrati per aver trovato un gruppo di supporto dove ci era permesso pregare, chiedere a Dio l’aiuto!
Che bello sapere che tutti i genitori cattolici che andavano alla PFLAG ora potevano tornare ad un gruppo di supporto cattolico, che la Chiesa non ci stava mandando via verso un gruppo di supporto laico!
Questo gruppo stava pubblicizzando un ritiro per genitori cattolici di figli gay e figlie lesbiche. Io e Molly ci iscrivemmo immediatamente per questo ritiro, di nuovo così contenti di poter trovare queste cose nella nostra Chiesa!
Sua Eccellenza, non posso spiegarle quanto la combinazione della vostra lettera pastorale e di quel ritiro abbia cambiato le nostre vite. Ha ristorato la nostra fede, ha riacceso la luce, ha riempito di amore i nostri cuori, ci ha portato pace, e ha rinnovato la nostra convinzione che la nostra Chiesta è l’unico posto dove andare quando la vita sembra che ci abbia giocato un brutto scherzo.
Al ritiro abbiamo scoperto che molti altri genitori sinceri e devoti avevano attraversato un periodo doloroso. Ogni coppia di genitori si era alzata e aveva raccontato di un percorso di fede leggermente diverso attraverso la loro particolare esperienza di vita.
Sentire come lo Spirito Santo aveva lavorato attraverso ciascuna di quelle coppie, ci aveva fatto realizzare che eravamo ben lontani dall’essere soli e che Dio in verità non ci aveva abbandonato.
Che grande sostegno avevamo ricevuto a quel ritiro, sostenuti dal tremendo amore che avevate mostrato nella vostra lettera pastorale per noi e per gli altri cattolici spiritualmente affamati, così bisognosi dell’aiuto della Chiesa.
La bellezza dell’esperienza del ritiro era che tutto era fatto nell’ambito della nostra fede, piuttosto che in qualche gruppo secolare, e tutto era circondato dal nostro insegnamento cattolico, con preghiere e canti, con una particolare enfasi sui comandamenti di Gesù: “amatevi gli uni gli altri”, “non giudicate per non essere giudicati” e “qualsiasi cosa avrete fatto a uno di questi piccoli, l’avrete fatto a me”.
La fine del ritiro con la Messa, con tutti noi riuniti intorno alla mensa eucaristica, è stata un’esperienza così bella e spiritualmente edificante! Ci era stato chiesto di portare al ritiro una foto del nostro figlio gay o della nostra figlia lesbica; queste erano state piazzate su un cartellone di fronte all’altare durante la Messa, con la devota speranza che la grazia che scorre dal sacrificio eucaristico andasse per tutte quelle intenzioni speciali.
Alzare lo sguardo durante la Messa e vedere la foto del mio bellissimo figlio, che veniva amato dai credenti cattolici piuttosto che condannato, è stata un’esperienza così nuova. Non mi vergogno a dire che non avevo pianto lacrime di gioia per tanti anni, ma quel giorno lo feci. Lasciammo il ritiro con il peso del mondo sollevato dalle nostre spalle e con spirito rinnovato.
La seconda parte della citazione del Catechismo sull’omosessualità, la quale si occupa del peccato degli atti sessuali al di fuori del matrimonio eterosessuale, è stata citata e resa molto chiara al ritiro così come nella vostra lettera pastorale.
Ma l’enfasi di entrambi era sulla prima parte dell’insegnamento cristiano, che ci chiede di dimostrare amore, compassione e comprensione, così come Cristo ci chiede, e non di discriminare o di mostrare pregiudizi. Com’è bella spiritualmente e com’è in sintonia con i comandamenti di Cristo!
E, concludendo, non dovrebbe essere questo il modo di trattare TUTTI quelli che pensiamo possano essere nel peccato, ogni tipo di peccato? Il messaggio di Dio è così semplice: amate tutti quelli che Lui ha creato e lasciate che sia Lui a giudicare!
La vostra lettera pastorale ai genitori cattolici come noi sembra ora riconoscere l’atroce dolore emotivo e mentale che abbiamo attraversato e il bisogno che abbiamo di consolazione spirituale da parte della Chiesa.
Il contenuto della lettera mostra veramente una guida sull’esempio di Gesù e l’amore non solo per noi, ma anche per i nostri figli e figlie gay e lesbiche. Credo fermamente, sono convinto, che sono le azioni come la vostra lettera pastorale ci avvicinano come Chiesa a quei cristiani in lotta per capire il loro orientamento sessuale, presente in loro senza possibilità di scelta, e che si sentono così respinti, soli e certamente ostracizzati per questo.
Sono convinto che lo Spirito Santo vi guiderà in questo lavoro. Grazie, grazie, GRAZIE!
Io e mia moglie continueremo a pregare per lei e per tutti i pastori della Chiesa nelle nostre preghiere quotidiane. Preghiamo perché lei e tutti gli altri continuiate a usare come criteri, tutte le volte che dovete prendere una decisione, “Cosa avrebbe fatto Cristo in questa situazione? Quale risposta rispecchia meglio il Suo Amore?”.
Preghiamo anche che lo Spirito Santo continui a guidarvi nel condurre il vostro gregge, specialmente in questi difficili tempi di cambiamento (o è in realtà crescita, piuttosto che cambiamento???).
Infine, preghiamo che lo Spirito renda chiaro a tutti noi la differenza fra ciò che è un cambiamento inaccettabile nella sostanza, e ciò che accettabile cambiare negli avvenimenti della nostra fede.
Grazie per il tempo che ha speso per leggere la mia lettera e grazie ancora per l’amore che ha dimostrato. Speriamo che i nostri cammini si incrocino ancora da qualche parte, prima o poi. Ma, nel frattempo, Dio la benedica.
Cordialmente, in Cristo, Len e Molly Szumiloski
Titolo originale: Chapter 10, Len’s Letter: “Good morning, Bishop”