Nuove famiglie, coppie gay e divorziati tra le 38 domande per il Sinodo Vaticano
Articolo di Luca Kocci tratto da “Il manifesto” del 2 novembre 2013
Il tema è uno di quelli maggiormente dibattuti all’interno della Chiesa cattolica: la famiglia, con la questione delle convivenze, delle coppie omosessuali e dei divorziati che, se hanno intrapreso una nuova relazione, sono esclusi dai sacramenti, come ha ribadito pochi giorni fa la Congregazione per la dottrina della fede.
Si tratta, insieme al capitolo contraccezione e rapporti sessuali, di un argomento su cui da anni è in atto uno “scisma sommerso”: da un lato il magistero; dall’altro molti cattolici che, vista la «non negoziabilità» dei principi, scelgono di non seguire le direttive ecclesiastiche, talvolta con la condiscendenza dei preti (una minoranza, non però così irrilevante) che in pubblico tacciono – anche per evitare censure e punizioni – ma in privato accompagnano le scelte di “disobbedienza” dei fedeli o semplicemente chiudono gli occhi.
È proprio per questo che, in vista del Sinodo straordinario dei vescovi sulla famiglia, in programma nell’ottobre 2014, dal Vaticano è partita una lettera inviata alle Conferenze episcopali di tutto il mondo (i vertici delle Chiese nazionali) contenente, oltre ad una premessa sulle nuove problematiche della famiglia – dalla fecondazione assistita alle forme di femminismo «ostile alla Chiesa» – e una summa degli insegnamenti della Chiesa, un questionario con 38 domande. Le Conferenze episcopali lo invieranno alle singole diocesi che a loro volta, con un processo partecipativo inevitabilmente a macchia di leopardo – alcune diocesi allargheranno la consultazione anche alle parrocchie, altre lo affideranno a qualche ufficio di curia –, risponderanno ai quesiti.
Le domande, in più di qualche caso, sono retoriche, contengono la risposta già nella premessa. Un esempio per tutti, a proposito dei separati e dei divorziati: «Come vivono la loro irregolarità? Ne sono consapevoli?». Mentre altre toccano temi sensibili in maniera neutra: i divorziati «si sentono emarginati e vivono con sofferenza l’impossibilità di ricevere i sacramenti? Quali richieste rivolgono alla Chiesa?».
Oppure, per quanto riguarda i conviventi, etero ed omosessuali: «Quale attenzione pastorale è possibile avere nei confronti delle persone che hanno scelto di vivere secondo questo tipo di unioni? Nel caso di persone dello stesso sesso che abbiano adottato bambini come comportarsi pastoralmente in vista della trasmissione della fede?». E poi altre domande sulla «famiglia naturale», matrimonio, contraccezione, natalità.
Un’iniziativa inedita, perlomeno nelle intenzioni di dare vita ad una consultazione capillare, in linea con il nuovo corso introdotto da papa Bergoglio di una pastorale più inclusiva e meno rigida, senza modificare la dottrina. Che tuttavia presenta delle “falle” che potrebbero renderla poco efficace.
A cominciare dai tempi stretti, come ammette lo stesso segretario del Sinodo, mons. Baldisseri: entro il 31 dicembre le diocesi devono consegnare le risposte alle Conferenze episcopali, che a loro volta inviano una sintesi alla segreteria del Sinodo entro gennaio. Sulla base di questo materiale verrà preparato l’Instrumentum laboris, la traccia per il Sinodo. Difficile quindi che in due mesi possano essere coinvolte le parrocchie e i fedeli di tutto il mondo. Più facile che a rispondere al questionario siano gli uffici diocesani.
Resta poi il fatto che il Sinodo dei vescovi non ha funzione deliberativa ma è un organo consultivo, le cui conclusioni – come peraltro già accaduto in passato –, se sgradite, possono essere derubricate ad opinioni. Tanto che in molti, soprattutto nella Chiesa di base, chiedono che ai Sinodi siano assegnati poteri decisionali.