Omosessuali in Marocco. Viaggio nella notte omosessuale
Articolo Maria Daif tratto da Tel Quel n.120 dell’ 8 aprile 2004, tradotto da Erica
Obbligati a stare attenti durante il giorno, la maggior parte degli omosessuali marocchini, per forza di cose, sono dei nottambuli inveterati e frequentano luoghi dove non si faranno notare, solo così potranno essere loro stessi. A cosa somiglia la notte omosessuale a Casablanca? Nei locali notturni non accade niente che possa scioccare un omofobo convinto: nessun gesto d’affetto o d’amore tra gli uomini seduti ai tavoli.
“E’ inconcepibile. Gli omosessuali non osano nemmeno i gesti che gli eterosessuali possono avere tra di loro. Prendersi per mano per esempio. Se si lasciano andare, è nel loro modo di vestirsi, di ballare di comportarsi”.
Certo che si può parlare di una comunità omosessuale, perchè “una comunità che frequenta gli stessi posti, che ha lo stesso umore, gli stessi codici”. Ma per sfuggire all’omofobia diffusa nella società, si vive nascosti, solo così è possibile godere di questi frammenti di vita rubata tra le pieghe della notte.
20,30 un caffè che dà su una delle più grandi arterie della città. Un luogo qualunque, posto su due piani. Come la maggior parte dei caffè a Casablanca, la clientela è quasi esclusivamente maschile.
E’ là che ho appuntamento con Yassir, che arriva solo. Nessuno dei suoi amici ha accettato di incontrare una giornalista. Yassir,aveva provato a metterli a loro agio: i loro nomi, i loro impieghi, i loro indirizzi non sarebbero stati citati. Nessun rischio dunque che avrebbero potuto essere riconosciuti una volta pubblicato l’articolo. La loro risposta è senza appello: si rifiutano di concedersi a una giornalista marocchina . Yassir, appena seduto,sbotta malizioso:” Lei si è seduta dalla parte etero.
Gli omosessuali restano al pianterreno.”Niente nel modo di fare degli uomini seduti sembra confermare quello che dice Yassir, quadro in una azienda e militante per i diritti degli omosessuali in molte organizzazioni internazionali. Lui è un habitué e conosce bene i luoghi. Spesso, verso la fine del pomeriggio, è qui che viene a ritrovare i suoi amici.
Questo caffè, già da qualche anno, è uno dei rari posti in cui gli omosessuali hanno investito per farne un luogo di incontro e di rimorchio, una specie di quartiere generale dove possono “trovarsi tra di loro”.
Yassir spiega: ”Questo non vuol dire che qui ci siano solo omosessuali. Ma solo gli omosessuali possono sapere chi lo è e chi non lo è”. Come? Yassir sorride e risponde con la battuta pronta: ”Non si può spiegare!Io saprei, con pochissimo margine di errore, chi è omosessuale e chi è etero”, poi dopo qualche secondo di riflessione, continua: “Lo sguardo è molto importante. Posso sapere da come un uomo guarda un altro uomo seduto ad un tavolo se è omosessuale o no”.
Qui, sia il proprietario che i camerieri sanno che il luogo è molto frequentato da omosessuali. Sono per questo accolti a braccia aperte?”.
Se ci si trova qui, non è perché il proprietario l’ha voluto o l’ha incoraggiato. Chiude gli occhi, perché gli omosessuali sono una buona clientela. Ovunque si vada, si spende molto. E’ una cosa normale perché non abbiamo né moglie né figli.” Guardo intorno a me, degli uomini entrano ed escono dal caffè. Mi sorprendo a pensare all’orientamento sessuale di ciascuno. In vano. Qui tutto si fa con discrezione. Ci si abborda guardandosi negli occhi o sorridendosi. E poi, qui, quasi tutti si conoscono.
Yassir mi spiega:” è certo che si può parlare di una comunità omosessuale. Una comunità che frequenta gli stessi posti, che ha lo stesso umore, gli stessi codici”. E’ così che imparo che per nominare un omosessuale – la parola in darija ha una forte connotazione peggiorativa- si sono dovute trovare espressioni in francese, specifiche per l’ambiente omosessuale. Si dirà allora:” è così”, “cammina” o ancora “è del demanio”.
Verso le 22, Yassir mi propone di fare un giro a Casablanca, di scoprire le strade ed i giardini, altri luoghi di incontro e di rimorchio. Arriviamo ad un grande viale della città. Tutto sembra calmo, normale:” E’ troppo presto, non c’è molta gente. Un uomo che cerca un compagno sa che può venire qui. Gli basta misurare il viale a piedi o in macchina”.
Più lontano, imparo che quella strada è assalita la notte dalle prostitute, un’altra dai travestiti e che la notte, un giardino nasconde bene amori proibiti:” Capita che le prostitute paghino i poliziotti e che loro chiudano gli occhi. Altrimenti , quando ci sono delle retate si fabbricano dei verbali che accusano gli omosessuali di prostituzione, anche se non è proprio il caso.”
Mezzanotte e mezza. Siamo in un locale notturno della città. E’ l’unico, da molti anni, in cui gli omosessuali vengono a far festa tra compagni, ad abbordare o a prostituirsi. Yassir, ironico, mi lancia la sfida di indovinare chi è omosessuale e chi non lo è.
Il compito è difficile e per una ragione:” Qui c’è di tutto. Degli eterosessuali, dei bisessuali e degli omosessuali. Qui sono più a loro agio che da altre parti. Qui possono lasciarsi andare”.Il posto,tuttavia, non ha niente di un locale notturno gay parigino e niente lo distingue da un altro importante luogo della notte di Casablanca. Niente nemmeno che possa scioccare un omofobo convinto: nessun gesto d’affetto o d’amore tra gli uomini seduti ai tavoli.
Yassir precisa:” E’ inconcepibile. Gli omosessuali non osano nemmeno i gesti che gli eterosessuali possono avere tra di loro. Prendersi per mano per esempio. Se si lasciano andare, è nel loro modo di vestirsi, di ballare di comportarsi.”
Osservo la pista. Due uomini ballano insieme, l’uno davanti all’altro. Niente che lasci indovinare la loro identità sessuale. In Marocco basta andare ad un matrimonio per sapere che due uomini o due donne che ballano insieme sono lontani dall’essere una cosa eccezionale.
Verso le due del mattino, il locale notturno non si svuota. Sulla pista da ballo, due giovani uomini in pantaloni e t-shirt che li modellano ancheggiano al ritmo di una musica orientale A un tavolo, un uomo passa discretamente la mano sulla nuca e poi sul corpo del suo vicino. Due asiatici e un giovane marocchino si dirigono verso l’uscita. Yassir mi confida:” So che posso abbordare senza timore uno degli uomini che sono al bar”. Lasciamo il locale notturno.
Dei butta-fuori salutano amichevolmente Yassir. Vegliano sulla sicurezza del posto e che le persone non vengano disturbate dai clienti: ”Qui gli omosessuali sono protetti, il locale non può farne a meno, perché consumano di più e ritornavano più spesso degli eterosessuali”. Mi giro, un poliziotto in divisa da lavoro ha chiuso la porta dietro di noi…
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