Qualcosa è cambiato. E’ tempo per gay e lesbiche di trovare il loro posto dentro e fuori la chiesa cattolica
Riflessioni di Kate Childs Graham tratte dal The National Catholic Reporter (Stati Uniti) del 19 ottobre 2010, liberamente tradotte da Silvia Lanzi
Alla fine del colloquio di ammissione per l’Università Cattolica d’America (CUA) ho chiesto: “La gente omosessuale è benvenuta in questa scuola?”. L’intervistatore ha risposto semplicemente “Sì”.
Quando ho passeggiato da studentessa nel campus dell’Università Cattolica d’America, per la prima volta, ho pensato che stavo camminando in un campus sicuro in cui ero la benvenuta. Sfortunatamente mi sbagliavo.
Nei miei anni alla CUA, sono stato chiamata “lesbicona” in classe. Mi si ricordavano costantemente le regole contro l’ “attività omosessuale” nel campus. I sacerdoti del campus mi incoraggiavano ad una vita casta.
Mi venne chiesto di rassegnare le mie dimissioni da guida di un gruppo di preghiera femminile. Venni ostracizzata dall’attività religiosa del campus. Venni derisa quando cominciai un gruppo di supporto per studenti LGBT al campus. La lista continua.
E ho combattuto. Andavo alla messa quotidiana in modo automatico – una cosa ripetuta ogni giorno – negandomi, alla fine, la santa comunione per mesi. Mi confessavo settimana dopo settimana, confessando un solo peccato – quello di essere come Dio mi aveva fatto. Ho messo in dubbio la mia fede. Ho dubitato di Dio. Mi chiedevo se valesse la pena vivere. Ho toccato il fondo.
Ed è andata meglio. Ho lasciato la CUA con un diploma in mano e cicatrici sul cuore solo per trovare un mondo pieno accoglienza e amore. Ho capito che le persone a cui importava di più di me erano quelle che mi amavano e mi appoggiavano per come ero. Ho riconciliato la mia sessualità e la mia fede con l’aiuti di pochi, incredibili, amici.
Ho trovato la mia compagna e i nostri amici e le nostre famiglie erano con noi quando ci siamo scambiate le promesse (matrimoniali) due anni fa. Ho trovato il mio posto nella chiesa e nel mondo.
È andata meglio anche alla CUA, dal momento che un gruppo di studenti ha iniziato un gruppo gay ufficioso al campus chiamato CUAllies. Stanno lavorando per rendere il campus un luogo sicuro ed accogliente.
Dico alla gerarchia ecclesiastica e agli altri leader della chiesa: per piacere non lasciate che voi o la vostra chiesa siate etichettati come fonte di bullismo. Aiutate a creare e promuovere scuole che siano accoglienti e inclusive, chiese e case che siano libere da ogni pregiudizio e prepotenza. I giovani vi cercano come guida morale e aiuto. Per piacere, non deludeteli.
Non siate il motivo del loro sentirsi insicuri, non amati e respinti. Siate il motivo per cui sanno di essere figli di Dio e per questo amati e degni di rispetto.
Dico ai commentatori e ai blogger: Sappiate che l’impatto degli atti di bullismo non si ferma alla porta della chiesa o della scuola. L’impatto degli atti di bullismo traspare anche dalle parole di odio e di giudizio sottointese. Vi sfido a trovare dei modi creativi con cui dibattere e criticare le idee senza attaccare il carattere, la dignità e il valore delle persone.
So che insieme possiamo far diventare la rete un posto sicuro per tutti coloro che raccontano la loro storia o esprimono le loro idee, senza che siano soggetti al ridicolo o ad attacchi personali.
Alla gioventù cattolica dico: Va’ davvero meglio. Una volta pensavo che, per vivere apertamente la mia vita di persona omosessuale, avrei dovuto lasciar perdere la fede. Ora so che si può essere contemporaneamente orgogliosamente gay e devotamente cattolici.
Per tutte quelle persone nella chiesa che affermano che sia sbagliato essere omosessuali o che i diritti delle persone lesbiche, gay, bisex e trans (LGTB) non siano affatto tali, so che ci sono molti altri cattolici che vi ameranno e vi sosterranno per ciò che siete.
Ho trovato il mio posto (nella chiesa cattolica) grazie a organizzazioni come Call To Action e Dignity USA che offrono un luogo sicuro e accogliente per i gay cattolici – e per ogni cattolico – per esprimere la nostra fede. So che troverete il vostro posto, dentro e fuori la chiesa.
A tutti i cattolici: Sì, va’ davvero meglio per la gioventù cattolica lesbiche, gay, bisex e trans (LGTB), ma sappiate che tutti noi abbiamo il potere di fare qualcosa di grande. Gli insegnamenti della gerarchia della chiesa non riflettono i valori e il credo della maggior parte dei cattolici.
Stando insieme, possiamo creare una chiesa che sia davvero accogliente per ogni persona. Possiamo creare uno spazio sicuro in cui i giovani cattolici possano scoprire la loro fede e la loro sessualità.
Possiamo creare un cambiamento duraturo in un mondo e in una chiesa che ne hanno disperatamente bisogno. Possiamo rendere la vita qualcosa di bello.
* Kate Childs Graham scrive per ReligionDispatches.org e YoungAdultCatholics-Blog.com. Collabora anche con il comitato Women’s Ordination Conference board e il Call to Action Next Generation Leadership Team
Testo originale: A letter to LGBT Catholics: It gets better