Putin dichiara guerra all’omosessualità
Articolo di Gabriel Bertinetto tratto da “l’Unità” del 7 dicembre 2012
Con il pretesto di proteggere la moralità infantile e combattere la pedofilia, la Russia si appresta a varare una legge contro i gay. Le norme sono congegnate in modo da confondere abilmente le acque, collegando se non equiparando le libere scelte omosessuali alla violenza sui minori.
Il testo che sarà presentato il 19 dicembre alla Duma, la Camera bassa del Parlamento, ricalca il provvedimento già in vigore nella regione di San Pietroburgo, che vieta le «azioni pubbliche mirate a promuovere sodomia, lesbismo, bisessualità e transessualità fra i minori».
La formula è talmente vaga da includere qualunque manifestazione, raduno, conferenza, dibattito radiofonico o televisivo di argomento omosessuale, nel presupposto che possano anche assistervi persone non adulte.
Il meccanismo giuridico avviato a San Pietroburgo è talmente discriminatorio che il Comune di Milano qualche giorno fa ha deciso di sospendere il gemellaggio che la lega all’ex-Leningrado. Oltre alla città bagnata dalla Neva, altri otto grandi centri della Federazione russa hanno introdotto recentemente norme anti-gay. Ma è tempo di «non nascondersi più dietro le spalle dei deputati regionali» ha dichiarato ieri Yelena Mizulina, presidente della Commissione «Famiglia, Donne, Bambini» della Duma, il Parlamento federale.
Dunque occorre estendere la legislazione omofoba all’intero territorio nazionale. Secondo Mizulina, bisogna anzi fare in fretta, e approvare il provvedimento sin dalla prima seduta senza attendere la primavera, come prevederebbe il calendario dei lavori. Perché perdere tempo, visto che «non esistono motivi per votare contro»? Così ha sentenziato Mizulina, aggiungendo che «in una società democratica è necessario un certo controllo sui comportamenti omosessuali».
La Russia di Putin non si spinge sino a ripristinare le leggi che nell’Unione sovietica punivano i gay con il carcere. Leggi abolite nel 1993. Ma con il sostegno della parte più retrograda della Chiesa ortodossa i partiti filogovernativi alimentano un clima di crociata pseudomoralista che tende all’emarginazione degli omosessuali. Il testo che la Duma si accinge a licenziare punisce la «propaganda omosessuale» con multe che arrivano sino a un massimo di cinquemila rubli (oltre 200 euro) per gli individui e di cinquecentomila per aziende o istituti legalmente riconosciuti. Non a fini liberticidi, assicurano i promotori, ma per consentire ai «bambini di crescere in un ambiente normale e adeguato».
Grazie alla martellante pressione dei media statali e del clero conservatore, l’orientamento generale sembra piuttosto favorevole alla crociata omofoba. Secondo un sondaggio compiuto un mese fa dall’agenzia demoscopica Levada in 45 regioni della federazione, i gay sono definiti «ripugnanti» dal 66% degli interpellati, tra cui il 71% degli uomini e il 61 % delle donne. Solo l’1% degli intervistati dice di avere «rispetto» nei loro confronti.
Si spiega in quel clima la sentenza del tribunale di Mosca che in agosto proibì per i prossimi cent’anni lo svolgimento del Gay-Pride nella capitale. I giudici motivarono la decisione con la volontà di evitare «disordini». Curioso che fossero in grado di prevedere come sia la situazione dell’ordine pubblico da qui ad un secolo.