Ogni giorno tutti siamo chiamati alla santità (Lc 6:20-31)
Riflessioni bibliche* di Shively T.J. Smith, Bridgette D. Young e Michael Joseph Brown tratte dal progetto Out in Scripture (Stati Uniti), del gennaio 2008, liberamente tradotte da Giacomo Tessaro
I testi di oggi forse sembreranno inusuali per il giorno di Ognissanti. Questi testi ci vogliono ricordare che non tutti i santi sono morti. Siamo chiamati a vivere una vita di integrità e santità ora, oggi! Quali sono gli eroi della fede, i santi, che voi ricordate e ammirate? In che modo prendete ad esempio la loro vita nelle vostre azioni di ogni giorno?
Il passo evangelico, Luca 6:20-31, è il famoso Discorso in pianura, l’equivalente lucano del Discorso sulla montagna di Matteo 5:3-7:29. Tra i due troviamo un paio di importanti differenze. Qui Gesù si rivolge solo ai discepoli, mentre in Matteo gli ascoltatori sono i discepoli assieme alla folla. Secondariamente, a differenza della versione matteana in Luca troviamo un linguaggio crudo e diretto.
Invece delle nove beatitudini di Matteo, qui ne abbiamo soltanto quattro, che sono indirizzate alle cause di oppressione sociale, politica ed economica: povertà, fame, tristezza e odio. Le sue invettive castigano chi crede di poter mantenere lo status quo (Luca 6:24-26). Il sermone di Luca è una prosecuzione della dichiarazione di Gesù di essere venuto per proclamare la liberazione (4:18-19).
Questo passo ci ricorda che noi, in quanto discepoli, dobbiamo fare lo stesso. La santità non è una cosa riservata a chi è spiritualmente evoluto, a chi è capace di pensare e agire oltre la sfera del quotidiano. No, la santità è una questione di normalità, una cosa vissuta dalle persone che vivono ai margini della società. Molti di noi non hanno difficoltà a occuparsi di chi è povero, affamato e triste.
Il problema sorge quando arriviamo a Luca 6:22: “Beati voi quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e v’insulteranno e respingeranno il vostro nome come scellerato…”; il versetto ci disturba perché troppo spesso noi stessi ci rendiamo colpevoli di queste azioni, tanto da averle rese socialmente accettabili.
– C’è qualcuno che tendete a escludere o perfino a odiare? C’è un modo creativo con cui potete invece rivalutarlo e amarlo a prescindere dalle vostre differenze?
Nessuno nella comunità LGBT potrà dimenticare la recente ondata di leggi miranti a proteggere la santità del matrimonio. Stato dopo stato, l’odio viene ratificato come legge. La buona novella di oggi è che agli occhi di Dio i bersagli di tale odio sono benedetti. Ricordiamoci che gli oppressi non dovranno mai diventare oppressori.
Dobbiamo estendere il nostro amore a chi ci odia e il nostro aiuto a tutti. Sebbene sia forse un’esperienza rara, la santità è un qualcosa che un discepolo deve mettere in campo ogni giorno.
Efesini 1:11-23 ci ricorda dell’eredità che ci spetta in quanto credenti che vivono la loro santità. È una visione cosmica di redenzione. L’autore prega perché riceviamo “uno spirito di sapienza e di rivelazione” così che possiamo riconoscere l’incredibile ricchezza della nostra eredità in Cristo (versetto 17). Ma questa non è la fine. Qui veniamo introdotti all’idea che la nostra fede in Gesù Cristo ci “segna” con il suggello dello Spirito Santo e ci identifica per la nostra eredità spirituale della redenzione e del potere di Dio.
I membri della comunità LGBT sono talmente abituati a essere segnati dalla cultura dominante e dalla società da facilitare la loro esclusione. Ma leggere Efesini assieme al Discorso in pianura vuol dire vedere quanto vivere la propria fede ci segni in un modo che trascende le etichette e le limitazioni umane. La santità qui sulla terra richiede di capovolgere i sistemi di valori utilitaristici per assicurare che l’eredità divina sia accessibile a tutti.
I membri della comunità LGBT in questo giorno di festa devono ricordarsi dei santi noti e sconosciuti, morti e viventi, gay ed etero che ci incoraggiano a lottare per affermare la nostra umanità. Questa eredità non è riservata a pochi: è per tutti noi. Daniele 7:1-3, 15-18 unisce i due passi quando dice “ma i santi dell’Altissimo riceveranno il regno e lo possederanno per secoli e secoli” (versetto 18).
– Quali diversi gruppi di persone condividono il vostro intento di valorizzare l’intera umanità? Come vi collegate con questi gruppi costruendo alleanze invece di seminare discordia all’interno della vostra comunità?
La nostra preghiera
Dio fedele, nostro solo testimone
dacci la forza e la saggezza per vivere
una vita di amore, pace e accettazione
in un mondo pieno di odio, discordia ed esclusione.
Aiutaci a raggiungere e amare
sia gli oppressi che gli oppressori.
Guida il nostro viaggio
perché possiamo vivere come santi
in memoria dei santi vissuti prima di noi,
dei santi che vivono tra noi e di quelli che verranno.
Nel nome di Gesù
Amen
* I passi biblici sono tratti dalla Bibbia di Gerusalemme/CEI
Testo originale: Human Rights Campaign