USA: ecco i 29 stati dove è legale licenziare un dipendente gay
Articolo del 28 aprile 2013 di Alessandro Rizzo pubblicato su Pianeta Gay
Un’indagine condotta nel 2011 dal Williams Institute ha portato a colorare la mappa degli States di un’intensa macchia rossa, coprendo quegli Stati in cui licenziare un dipendente gay, lesbica, bisessuale è consentito: fatto, questo, che non è tollerabile nella Patria storica del Movimento per i diritti civili e che vede già proposte funzionali a sanzionare tali trattamenti degradanti.
In Italia la legislazione di tutela dei lavoratori contro licenziamenti per motivi discriminatori si è abbassata di efficacia: la riforma Fornero non garantisce più l’obbligo di reintegro come prima soluzione e con una modesta cifra per il risarcimento, qualora si sia assicurata la fondatezza del ricorso della parte lesa, il dipendente discriminato dal datore, tutto finisce e viene archiviato. Omosessuali, transgender e donne sono gli anelli deboli più colpiti da questa revisione dello Statuto dei Lavoratori e il loro status rischia, così, di essere messo sotto assedio e in pericolo, aumentandone precarietà e ricattabilità.
Negli Stati Uniti, patria del libero mercato senza tutele per le fasce sociali più penalizzate dal sistema, si sta cercando di avviare una legislazione che vada a garantire quelle figure, i lavoratori, che si trovano spesso oggetto di esclusione dal mondo occupazionale solamente perchè gay, lesbiche, bisessuali e, spesso, appartenenti al genere femminile. Il Senatore Democratico Jeff Merkley ha presentato una proposta che è volta a immettere una toppa a riguardo nella leggera e flessibile legislazione: l’Employment Non-Discrimination Act, che vorrebbe eliminare ogni possibilità di fattispecie di discriminazione sul posto di lavoro in questo ambito.
Il campanello di allarme che ha portato il rappresentante democratico a trovare subito una soluzione plausibile è giunto da un’indagine che vede in 29 Stati degli USA la possibilità di licenziare lavoratori che abbiano fatto coming out o che si siano da sempre dichiarati omosessuali. La mappa riporta alla memoria, in piccolo, quella che avevamo già elaborato su base planetaria colorata di rosso in quei paesi dove esiste una legislazione persecutoria e repressiva verso le persone a orientamento lgbt: da un colore più intenso per gli stati dove sussiste la pena capitale a un colore più tenue, ma della stessa gamma, per quegli stati dove vi sono pene detentive o amministrative per chi dichiari alla luce del sole il proprio orientamento. Negli USA si sperava che una simile cartina geografica non fosse reale: mai dire mai e notiamo una chiazza color rosso coprire la parte centrale degli States fino a giungere alla Florida e ad alcuni Stati dell’East Coast.
Le discriminazioni non finiscono neanche in quei luoghi che sembrerebbero esenti da simili situazioni spiacevoli e disumane, soprattutto gli Stati Uniti, da sempre patria delle rivendicazioni dei diritti civili per le comunità afro americane, per le donne e, infine, per le persone lgbt.
Nonostante questa nostra idea, negli USA ben il 40% di impiegati che esprimono senza segreto i propri affetti omosessuali o bisessuali sono stati oggetto di discriminazioni e di provvedimenti punitivi e lesivi per la loro dignità, fino a giungere al licenziamento nel 9% dei casi intervistati. A rendere pubbliche queste cifre è il Williams Institute che ha condotto in merito uno studio nel 2011.
Si spera che quel monito del Presidente Barak Obama, pronunciato nel suo discorso fatto per il suo secondo insediamento alla Casa Bianca, in cui diceva di continuare il viaggio intrapreso fino a quando le sorelle lesbiche e i fratelli gay non saranno trattati allo stesso modo degli altri, in quanto amare è naturale ed è un diritto universale e in quanto tutti siamo uguali, possa fare breccia e scolorire progressivamente questa odiosa macchia che contamina gli States, dandone un volto infelice e disumano, che non si confà alla storia di questo Paese.