Veglie 2019. Un video che si fa voce di preghiera per superare la violenza dell’omo-transfobia
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Intervista di Innocenzo Pontillo del Progetto Gionata
“Se Dio ha saputo generare nella natura e in ciascuno di noi suoi Figli questa meravigliosa creazione, perchè continuiamo ostinatamente a discriminare con ogni forma di violenza l’universo LGBT? Dio ci dice “io ti amo”, ma noi siamo capaci di fare altrettanto con il fratello o la sorella che ci sono accanto? Di qualsiasi colore, lingua e orientamento sessuale?”. Si chiude con queste domande il breve video che, anche quest’anno, darà l’inizio al lungo cammino delle Veglie di preghiera per il superamento della violenza dell’omo-transfobia che quest’anno attraverseranno l’Italia, la Spagna, Malta sino a toccare l’Ungheria.
Le immagini e le parole del filmato delle Veglie di quest’anno sono opera di Giacomo, un appassionato videomaker veneto che vogliamo conoscere più da vicino.
Ma cosa spinge un videomaker che lavora in altri ambiti a cimentarsi, per il secondo anno consecutivo, nella realizzazione di un video per le veglie?
Prima di rispondere desidero ringraziare di cuore i gestori ed il PROGETTO GIONATA (ed in particolare Innocenzo) per avermi dato l’opportunità di realizzare il promo video delle Veglie 2019. Cosa mi ha spinto ? Credo anzitutto la consapevolezza che sia un diritto/dovere quello di far conoscere iniziative importanti come le Veglie di preghiera.
Ognuno ci mette del suo: chi le organizza materialmente, chi si preoccupa della scelta di canti, letture e preghiere, chi di promuoverle con articoli foto e grafica nelle rete internet e sui social, chi – nel mio caso – mette a disposizione la propria passione audiovisiva per la realizzazione del promo che spero sia gradito e visto da tante persone; e poi certamente chi prega per tutti costoro e per la buona riuscita dell’iniziativa.
Quale cammino personale ti ha fatto scoprire le veglie di preghiere per il superamento dell’omotransfobia?
Certamente GIONATA.ORG è un prezioso strumento di informazione su eventi, riflessioni, proposte, articoli e discussioni (forum Gabriel in primis) che facilita molto chi vuole ricercare spunti per dare seriamente una risposta ai propri quesiti, anche personali ed intimi.
Per me è certamente fonte di arricchimento, ma ho anche l’opportunità di conoscere e, occasionalmente, di frequentare alcuni gruppi di gay cristiani ben radicati in Veneto. Persone motivate, disponibili, sincere, alla ricerca di una vita serena nella comunità locale, alla scoperta giorno dopo giorno, incontro dopo incontro, del progetto che Dio ha su ciascuno di noi, sempre pronte ad aiutare sia persone come me, sia proponendo incontri, mettendosi a disposizione delle parrocchie che li accolgono e dei sacerdoti che li seguono da vicino.
Ecco, questo fermento mi piace molto, e mi ha fatto comprendere che anche nelle veglie di preghiera può esserci una risposta convinta e per nulla violenta al sentirsi parte di un popolo in cammino, senza alcuna distinzione o discriminazione. Finora non sono ancora andato ad una veglia, ma non sono meno motivato di altri che hanno partecipato. Ecco il motivo del mio essere qui.
La violenza dell’omo-transfobia e il suo superamento attraverso l’impegno dei cristiani, questo è il filo rosso del tuo video. E’ stato difficile rendere per immagini questi temi? Quale idea è alla base del tuo lavoro visuale?
Più che difficile… complicato! Molti sono i fattori che incidono: un’idea di spot che tenga conto del versetto, un messaggio semplice, efficace, coinvolgente e soprattutto… breve, il più corto possibile, perché oggi tutto è velocità, immediatezza; mezzi tecnici dignitosi ma lontani anni luce dalle produzioni di un certo livello, coinvolgimento di altre persone (non necessariamente appartenenti al mondo LGBT). Il tutto con un budget ridotto all’osso, anzi del tutto inesistente perché quello che ha animato me e gli altri è la gratuità e la gioia di donare qualcosa che resti e soprattutto che stimoli chi guarda a partecipare alle veglie.
Passiamo ai contenuti: il versetto scelto quest’anno dice tra l’altro “sei prezioso ai miei occhi…”; ricordavo tempo fa una passeggiata su uno dei tanti boschi del Bassanese, nella quale un caro amico diacono e naturalista, informava i partecipanti come anche nella natura esistano delle creature diciamo così “bizzarre”. E tra queste come molte piante assolutamente diverse nella specie, per uno strano destino, siano germogliate da semi spinti dal vento e caduti vicinissimi uno all’altro. Il terreno fertile, e il succedersi delle stagioni hanno fatto sì che queste due briciole di vita mettessero radici e crescessero le une avvinghiate alle altre per resistere alle bufere e alle intemperie.
Nello spot visualizzo proprio questo esempio concreto di un castagno e un ciliegio. I loro fusti, anno dopo anno, sono cresciuti rigogliosi e sempre uniti, fino ad una certa altezza, per poi esprimere ciascuno le proprie caratteristiche di ciliegio e di castagno, in tempi e modi diversi, ma sempre bisognosi di quella terra che li nutre e di quella unione che li fortifica. Tutto questo crescere è nel silenzio, nel rispetto reciproco e delle altrui piante, accettati dal bosco tutto senza alcuna remora, liberi di esprimersi secondo la propria natura sapendo di contribuire al benessere comune. E così anche ai loro piedi crescono fiori primaverili, si ingegnano le formiche e gli insetti e brulica la stessa armonia di vita che è comune a qualsiasi altra pianta del bosco.
Se quindi per chi cammina nei sentieri boschivi e con gli occhi attenti, tutto questo è meraviglioso; se si considera che chi ha creato tutto questo è lo stesso Dio che ci ha soffiato l’alito di vita e ci ha detto “tu mi appartieni e sei prezioso per me”, come possiamo continuare ad usare violenza prima verbale e poi gestuale nei confronti dell’universo LGBT?
Se è vero come è vero che TUTTI, nessuno escluso, siamo chiamati a vivere pienamente la nostra dimensione nella parità di diritti e doveri di qualunque altro/a, se siamo tutti consapevoli di poter essere utili alle nostre comunità e di capire in tutto questo il meraviglioso progetto di vita che Dio ha pensato per noi… perché non riusciamo a comprendere, ad accettare e a valorizzare il fratello o la sorella che ci tendono la mano? Qualunque sia il suo credo, colore della pelle, lingua o orientamento sessuale! Ecco; la natura insegna, ancora una volta, che la cosiddetta “diversità” è un valore che può arricchire e NON un motivo di odio.
La realizzazione dei video delle veglie ha avuto anche la collaborazione anche di altri volontari? Ti va di parlarne.
Ho purtroppo constatato che c’è moltissima paura da parte di persone omo-affettive nel mettersi a disposizione per iniziative come queste. All’inizio la camminata nel bosco doveva mostrare due persone riprese di spalle, leggermente sfuocate, che si tenevano per mano e si fermavano ai piedi dei due alberi. Lo stesso nei ritratti in primissimo piano degli occhi visibili nel promo.
Massimo rispetto quindi della loro identità. Non ho potuto attuare questa parte del video e me ne dispiace molto. Sono dovuto ricorrere a risorse internet nelle quali i visi completi erano liberi da qualsiasi vincolo e utilizzabili anche modificati per qualsiasi lavoro di grafica o filmati.
Parlando di volontari (sposati e con figli) ringrazio l’amico diacono e naturalista che ha donato la voce per il promo in italiano, l’operatrice sanitaria madre lingua spagnola ed inglese che ha curato le traduzioni e ha donato la sua voce appunto per i promo in spagnolo e inglese, il cameraman che ha girato la scena del cuore e dei fiori, mettendo le sue mani insieme alle mie, l’amico grafico che mi ha messo a disposizione il cartello alla fine del promo e, buon per ultimo (certamente un privilegio la sua collaborazione) la stessa persona che mi ha posto queste domande.
A chi vorresti giungesse il messaggio per immagini del tuo lavoro? E quali riflessioni speri favorisca, soprattutto nelle nostre comunità cristiane?
Vorrei giungesse un messaggio di speranza e al contempo di solidarietà alle persone che nell’anno 2018/2019 sono state fatte oggetto di pubblico scherno e di violenza fisica, a quelle che in famiglia devono sempre mentire o nascondere la propria personalità per paura di insulti, percosse o altro. A quelli che vorrebbero manifestare liberamente la loro affettività con gesti semplici e innocenti fatti di buon senso e nel rispetto della libertà altrui (tenendosi per mano ad esempio) senza scivolare nella colpevole volgarità ed ignoranza che sappiamo sono di casa in chiunque, etero o LGBT che sia.
Mi piacerebbe che il promo fosse considerato come un vero e proprio invito a reagire pacificamente e nella preghiera, alle discriminazioni che ancora oggi subiamo; in un luogo pubblico come le chiese e mettendoci la faccia. E ricordiamoci che: “dove due o più sono riuniti nel mio nome lì ci sono anch’io”. (Mt. 18,20).
Una riflessione per le comunità cristiane? Nella Via Crucis di questo Venerdì Santo 2019 sono state lette le meditazioni di Suor Eugenia Bonetti, presidente dell’Associazione “Slaves no more” di Roma. Mi ha colpito il nome che si sono date che significa “MAI PIU’ SCHIAVE”. Ecco cerchiamo di non essere più schiavi della paura delle “diversità”.
Tale sentimento provoca chiacchiere, pregiudizio, odio, insulti, percosse e morte. In tutta umiltà, se ci professiamo Cristiani dobbiamo esserlo veramente, e prendere esempio in tutto e per tutto dal nostro Gesù…
Buona vita a tutti e grazie per la vostra lettura. Giacomo