Benigni e Dante: Firenze, il sesso e i sodomiti
Riflessioni di Roberto Benigni tratte da “Dante, vi racconto l’uomo che fustigava la Wall Street del Trecento” tratte da Il Venerdì di Repubblica del 17 Ottobre 2008
Su Dante si sa davvero poco. Di lui non è rimasta neanche una firma, un’orma, il numero di scarpe, la taglia del vestito… In ogni caso, non bisogna immaginarselo così come l’hanno raffigurato nelle statue o nei quadri, col cipiglio serio, la palandrana lunga e il cappuccio in testa: era un ragazzo di trentacinque anni quando scrisse la Divina Commedia, uno giovane giovane, che portava perfino dei bei pantaloni allegri e colorati.
Erano tirchi, i fiorentini Avevano inventato le banche: i Pruzzi, gli Spini, i Valdi… Facevano prestiti al sessanta-settanta per cento di interessi, e siccome la Chiesa condannava l’usura, questi banchieri dicevano: Sì, però noi s’è fatta la ditta.., la ditta non ha mica l’anima…
Se volete mandare all’Inferno la ditta è un discorso, ma noi non c’entriamo nulla. E la Chiesa: Mah…forse hanno ragione loro… Comunque applicavano sui prestiti dei tassi così alti che in punto di morte si pentivano di aver praticato l’usura. Oggi è rimasto tutto uguale, eccetto che i banchieri non si pentono più in punto di morte.
Malgrado l’attaccamento ai soldi, i fiorentini avevano un grande amore verso i poveri. Non facevano la beneficenza, che è un termine moderno, ma la carità, che è un termine inventato da Gesù Cristo. E carità a Firenze era vera, vi si raccoglievano tutti i poveri d’Italia, perché la gente se ne prendeva cura e li invitava addirittura nelle proprie case.
Per accoglierli furono costituite le confraternite, e alcune esistono ancora – San Michele, La Misericordia. La vita a Firenze era bellissima. Tutto era pieno di colori, c’erano cavalieri in abiti sgargianti circondati da guardie del corpo che cacciavano via a sputi chi si accostava. Si organizzavano processioni con una coreografia e una regia che nemmeno Federico Fellini. I funerali duravano sette-otto ore: più era importante il morto più la cerimonia era lunga.
Si celebravano matrimoni tutti i giorni. Ovunque era pieno di banditori, di contadini che entravano in città con i buoi e le mercanzie. C’era una gran confusione in ogni via, nelle piazze, nei mercati, un urli continuo. I predicatori giravano per le strade ammonendo: «La fine del mondo è vicina…».
E si praticava il sesso sfrenato. I tantissimi bordelli erano tollerati, solo non dovevano stare nei pressi delle chiese, e alle prostitute era vietato andare con i malati per non diffondere contagi. In compenso ai magnaccia tagliavano le mani e li castravano.
A un certo punto era stato chiamato un certo fra’ Giordano da Pisa, un sant’uomo, il quale raccontò di aver sentito una ragazza in chiesa pregare così: -“bella, tu che sei rimasta incinta senza fare l’amore, fammi fare l’amore senza rimanere incinta!”. Preoccupato, il frate decise di correre ai ripari. Si diceva che Firenze fosse la città delle undicimila vergini, e dal momento che i costumi erano assai licenziosi, fra’ Giordano cominciò a confessarle. In capo a un mese e mezzo le aveva confessate tutte e undicimila.
Arrivato all’ultima, disse: -“Non ce n’è più neanche una… Sopra i diciassette anni, scordatevele… E non solo non c’è più una vergine, ma peccano anche contronatura!”-.
L’omosessualità infatti era molto diffusa, tant’è che, nel mondo, «omosessuale» si diceva florenzen, «fiorentino». Ma era un segno di grande civiltà, di apertura mentale. Pensate che in tempi recenti, quando vennero a Roma, quelli della Lega Nord organizzarono una delle solite manifestazioni: «Romani ladroni! Roma terrona!».I romani, per tutta risposta, un giorno che andarono a Milano per assistere a una partita di calcio, si portarono dietro uno striscione con sopra scritto: «Quando voi eravate ancora sugli alberi, noi eravamo già froci! ». Quanta differenza di civiltà… […]
* Il brano pubblicato dal Venerdì è un estratto tratto dal libro di Roberto Benigni, Il mio Dante, Einaudi, 2008, pp147 (sconto del 10% per i lettori di gionata.org presso la libreria Claudiana di Firenze)