Come cristiani LGBT con i nostri genitori quale cambiamento vorremmo vedere nella chiesa cattolica?
Riflessioni scaturite dal Laboratorio* n.3, coordinato dai genitori Dea e Stefano dell’AGEDO di Roma con Michela e Corrado del gruppo Davide di Parma, all’incontro 3volteGenitori per genitori cristiani con figli LGBT, operatori pastori e cristiani LGBT (Firenze, 28 aprile 2018)
“Cosa possiamo fare come genitori, figli o operatori pastorali per combattere l’omofobia nella Chiesa?; Che aiuto ci aspettiamo reciprocamente dai nostri genitori, dai nostri figli o dai nostri pastori?”. Sono queste le due domande che sono state poste ai partecipanti dei laboratori di discussione che hanno concluso l’incontro 3volteGenitori (Firenze, 28 aprile 2018) dove genitori cattolici con figli LGBT, operatori pastorali e cristiani LGBT, giunti da tutt’Italia, si sono confrontati reciprocamente. Ecco alcune delle loro risposte.
· Carla e Cesare: a Bologna stiamo coltivando il sogno di aiutare i genitori di persone LGBT che vivono questa loro realtà in modo chiuso, nel nascondimento e magari nella sofferenza. È un cammino assolutamente agli inizi, vedremo come si svilupperà. Auspico per mio figlio un rapporto forte e stabile con un’altra persona e chiedo a lui che sia così tenace e coerente con tutti come lo è stato con noi, che viva questa cosa con orgoglio. Auspico ai genitori che conosco con figli omosessuali di sapersi aprire e anche fare domande a noi che ci siamo già manifestati anni fa.
· Alberto e Laura: ai genitori chiediamo di farsi portatori di una testimonianza attiva nelle comunità perché la conoscenza reciproca genera atteggiamenti di accoglienza. Ai ragazzi chiediamo di vivere in concreto la carità, di fare cose concrete, di essere presenti nelle situazioni di bisogno. Diciamo a loro come gli altri figli ciò che va bene e ciò che va male. Dobbiamo pensare un percorso insieme tra genitori e figli, dobbiamo aiutarci in un momento in cui ci sarà molto bisogno.
· Filippo: noi chiediamo ai pastori della Chiesa di essere accolti così come eravamo accolti prima di fare il nostro coming out, di ritornare ad un rapporto diretto, libero e franco, che non sia intaccato dalla manifestazione della nostra omosessualità. Dai genitori mi aspetterei che continuino a sostenerci come propri figli all’interno della Chiesa magari anche arrabbiandosi e alzando la voce per noi.
· Dea e Stefano: dalle comunità ci aspetteremmo che i nostri figli non vengano emarginati così com’è successo per la nostra comunità di base. Essi hanno lo stesso diritto di accoglienza di tutti. Ai ragazzi chiederemmo di ritrovare fiducia e vincere il risentimento. Sarebbe anche importante per voi ragazzi che accettaste che se i genitori non capiscono, è un problema loro. D’altra parte non sottovalutate i vostri genitori, date loro la possibilità di crescere. Ai genitori chiediamo di prendere coscienza che gestire questa situazione sta proprio a loro in quanto genitori e che la parola non deve toccare sempre e solo ai sacerdoti ma che competa a noi genitori farci carico di questa realtà.
· Roberto e Santina: occorre agire nella formazione/informazione sia dei genitori e dei pastori. Occorre uscire dai circoli chiusi in cui la Chiesa tende ad autocelebrarsi e finalmente pensare ad una Chiesa in uscita. Ai ragazzi chiederemmo di essere sé stessi, di vivere questa loro realtà senza vergognarsi.
· Cristian: credo che di fondo ci sia una deformazione, un pregiudizio che ostacola ogni conoscenza. Auspico un dialogo libero e aperto con i propri pastori e parroci affinché si possa continuare a camminare insieme. Auspico con i genitori un cammino da fare insieme per accogliere e superare le paure.
· Stefano: a questi figli LGBT chiedo che, come per tutti gli altri figli, siano in grado di fare le loro scelte, ne abbiano consapevolezza e convinzione. Chiedo anche che sappiano vedere sempre i genitori alle loro spalle per sostenerli e chiedo ai genitori di esserci: devono essere presenti come per tutti gli altri figli.
· Michela e Corrado: chiediamo ai genitori di aprirsi, di avere il coraggio di uscire dalla solitudine per potersi confrontare con altri genitori: è un balsamo dell’anima. Ai genitori chiediamo anche di crescere nella loro genitorialità, di riflettere che i figli non sono cosa loro, non gli appartengono, ma sono un dono che è stato loro affidato. Chiediamo che facciano cammini e percorsi di crescita alla scoperta di questa genitorialità. Ai figli chiediamo di mettere in contatto i loro genitori con questa rete di genitori affinché possano essere aiutati. Chiediamo anche di vivere una vita buona, fatta di dono, di servizio, di gentilezza, di bellezza, di apertura agli altri, di giustizia, di verità e di misericordia.
Abbiamo bisogno di vedere le vostre opere buone. Abbiamo bisogno di toccarle con mano per poterle raccontare. Ai pastori chiediamo di avere un cuore di padre e di madre; che sappiano essere teneri e forti allo stesso tempo; che sappiano dimenticarsi per farsi carico di chi hanno di fronte e spendersi per loro. Chiediamo che nelle confessioni non siano giudici spietati ma, come il Padre, sappiano unire verità è la misericordia, anzi sappiano dire che la prima verità è la misericordia.
· Matteo: auspico per i figli e per i genitori una testimonianza nella comunità per fare arrivare il messaggio di conoscenza e di accompagnamento a quelli, genitori e figli, che non possono o non vogliono confrontarsi. Auspico anche per i figli LGBT di trovare un gruppo di cristiani LGBT in cui confrontarsi, aprirsi, in cui fare pace con sé stessi e con gli altri, un gruppo che svolga anche una funzione di coscienza e di presenza all’interno della Chiesa.
· Eugenio: auspico una parrocchia aperta a tutte le diversità perché così anche l’accoglienza per noi persone omosessuali sarà più facile. Auspico per il i familiari di non vergognarsi per la omosessualità dei loro cari o di non nasconderla sotto il tappeto, facendo finta che non ci sia questo elefante nella stanza.